La bici di Kabera

lunedì 28 gennaio 2019 - Smile Mission

Questa è la storia di un sogno e del desiderio di Paolo, maturato in Tanzania, di possedere una bici come quella che i ragazzini africani si costruiscono o si fanno regalare da papà e mamma per il loro divertimento.

Già nel 2013 a Mlali avevamo visto da vicino questo tipo di cicli e per Paolo fu subito amore!

In giro per le colline ruandesi abbiamo incontrato diversi ragazzi che si trastullavano col velocipede a spinta e qui la cosa si faceva divertente, perchè il terreno prometteva grande divertimento, nelle lunghe contrapposte discese.

Paolo aveva manifestato pubblicamente il suo desiderio e una promessa dal taciturno Kabera, nostro indispensabile autista e guida, sembrava essere stata suggellata.

Due giorni dopo, davanti alla nostra camera, una fiammante (si fa per dire) bicicletta, faceva bella mostra di sè, nell’entusiasmo fanciullesco del dottor Rebonato.

Restava solo il problema di come trasportarla in Italia, viste le dimensioni! La prima sera fu dedicata 

a recuperare cartoni e a creare l’imballo per poi spedirla come bagaglio speciale. Dopo un paio d’ore di lavoro, ci accorgemmo che le dimensioni extra large e le notizie che ci pervenivano dall’Italia, su quali fossero i limiti di trasporto, non davano alcuna speranza.

La seconda sera, l’idea geniale! Fotografata così come si presentava, si passava a smontare tutti i pezzi, numerandoli e fissandoli fotograficamente, per poi riporli in una valigia dedicata all’uopo.

Ma per la lunghezza, rimaneva esclusa l’asse portante (intesa come legno), che assolutamente non voleva entrare in valigia.

Si passò quindi all’idea di spedirla in stiva, come bagaglio ingombrante. 

A viaggio ultimato, l’abbiamo rirovata, dopo una ricerca di circa un’ora, all’ufficio apposito, all’aeroporto di Malpensa e credo che, dal giorno dopo il nostro rientro, la “creatura”, rimontata e lucidata, faccia bella mostra di sé, nella collezione di bike del felice Paolo.