martedì 28 marzo 2023

Gianni Minà al Trabucchi d’Illasi

domenica 15 luglio 2012 - Sensi e Sensazioni 

Son passati oltre dieci anni e in questa infausta giornata, vorrei ricordarlo così come l’ho ascoltato:

Eravamo: io, Paolo, Luigi e Valerio… tanto per citare il Grande!

… In una cornice di vigne e olivi, all’ombra di bianche ed enormi lenzuola rincorse dal vento come vele spiegate, era la sesta edizione del premio “Trabucchi d’Illasi alla Passione Civile”. 

Un parterre di sinistra come è difficile incontrare anche ai comizi del Pd e un pubblico che supera senz’altro le 500 unità che applaude quasi all’infinito. 

Gli interventi, tutti di ottima levatura, dimostrano che le idee di sinistra come le vorremmo noi, non mancano e vengono presentate con quell’impronta che ti fa sognare veramente un’Italia migliore.

Ed eccolo Gianni Minà, il premiato di questa edizione, accolto con una commovente standing ovation a tributo di una vita e del “suo impegno di scrittore e giornalista a cercare di far conoscere, contro ogni ignoranza e pregiudizio, la realtà di un mondo, quello latinoamericano, che sta cambiando e proponendo novità politiche, a differenza dello stanco e ipocrita mondo occidentale”. 

L’incarico dell’intervista viene lasciato alla dissacrante verve di Massimo Cirri, psicologo e famoso conduttore radiofonico di Caterpillar, che tocca, senza fatica, anche le vette dell’humor tra applausi e risate.

Poi è la volta del genio di Ascanio Celestini che ci fa riflettere con il famoso monologo accusatorio “Cari compagni, care compagne, Gramsci farebbe così”.

E poi gli altri in cronaca, tutti personaggi eccellenti che l’anfitrione è riuscito a radunare a Illasi, in una sola giornata, quanto sarebbe difficile per Colognola in un anno e per Caldiero in ventanni di attività culturale.

Volevano zittirlo, ma non ce l’hanno fatta perché Gianni Minà è uno di quei giornalisti sostenitori della più grande verità etica, secondo cui la relazione dialettica tra il dovere di informare e la necessità di essere informati genera il diritto alla conoscenza. E in questo diritto la neutralità non esiste. (Luis Sepùlveda)

Ci mancherà!!!


 



domenica 19 marzo 2023

Eremo di San Donato del Covolo

domenica 19 marzo 2023 – Sensi e Sensazioni 

Il panorama spazia amplissimo sulla bassa pianura vicentina e sulla Riviera Berica, con un largo corridoio naturale tra i Monti Berici e i Colli Euganei che si profilano all'orizzonte con le loro caratteristiche gobbe. 

Ci si arriva dalla piccola valletta-altopiano del Pozzolo, frazione di Villaga, in territorio vicentino. 

Luogo suggestivo dove un tempo si trovava un antico convento, del quale rimangono tracce delle fondamenta a ridosso della parete rocciosa. L'antica chiesa aveva l'abside che faceva tutt'uno con il covolo (grotta).
Il romitorio è documentato fin dal 1240, poi, nel corso del '200, divenne un monastero benedettino femminile retto da una badessa.

Probabilmente il complesso monastico fu abitato fino alle soppressioni ecclesiastiche volute da Venezia nel XVII secolo e infine del tutto abbandonato e già in rovina con le confische napoleoniche di inizio ottocento.

Tuttavia alcuni antri riparati da muri furono adibiti a case rupestri abitate nel corso dell'ottocento e, forse, anche fino a inizio novecento.

Tutta l'area venne requisita per scopi militari durante la grande guerra. Vi stanziarono truppe italiane e francesi nel 1917 e i reduci delle grandi battaglie sull'altopiano di Asiago. Si trovano ancora tracce di trinceramenti e qualche manufatto, forse realizzati quali ultima linea di difesa del fronte Piave-Grappa-Altopiano, o per scopi di addestramento.
 

L'attuale chiesetta, dalle forme neoclassiche eretta nel corso dell'ottocento, venne anch'essa requisita per scopi militari e utilizzata quale magazzino e cucine.

Nel 1935 l'edificio religioso parzialmente crollò, ma venne recuperato dalla nobile famiglia Chemin-Palma, proprietaria del terreno e della Commenda di San Silvestro di Villaga.

Ancora occupato dai militari tedeschi, nel corso della seconda guerra mondiale, l'intero complesso venne ulteriormente sfregiato, demolendo tutte le vecchie strutture murarie del convento. Di esse rimangono solamente delle tracce di fondamenta nelle rocce del covolo.

Dal 1980 il gruppo Alpini di Pozzolo s'incarica del recupero dell'oratorio, riedificando per buona parte i resti dell'edificio e risistemando tutto il notevole sito del Covolo di San Donato, ora di proprietà della Parrocchia di Pozzolo. 

Leggenda vuole che San Donato di Evorea, stanco e assetato dal suo peregrinare, scavando a mani nude nella terra, scoprisse la vena d’acqua che ancora oggi scorre nei pressi delle cave. Altre leggende raccontano invece che il Santo riuscì a sconfiggere un drago che stava divorando il bestiame di Villaga con il solo potere della sua croce.

Leggende, miti o storia infilarsi in questi antri, si respira ancora un’atmosfera davvero particolare.


 

 

 


sabato 18 marzo 2023

Valle Mulini di Calto

domenica 19 marzo 2023 – Sensi e Sensazioni 

Dal paese di Zovencedo, dopo il percorso che ci ha portato alla Sengia dei Meoni, scendiamo verso la frazione di Calto, località che compare negli atti notarili a partire dal 1400, distribuita su tre contrade, sorte inizialmente in funzione della presenza di un mulino, e sviluppate via via con la costruzione di abitazioni addossate le une alle altre. Gli edifici sono stati costruiti sopra uno dei due rami del torrente Liona, che scorre in questa valle. Era il corso d’acqua a fornire l’energia necessaria a far girare le pale dei mulini.

Ci troviamo in un paesaggio veramente bucolico, l’abbondanza di acqua, tra fontane e lavatoi, lo rende così verde e lussureggiante ed è un piacere percorrere questi prati sino a uscire sul sentiero verso Villaga.

Mulino Ciàche    

Mulino Isetto

Mulino Cattani
Mulino Beta di Sopra
Mulino Rizolina
Fontana Rizolina
 



 



Zovencedo e Cuoléto de Nadal

domenica 19 marzo 2023 – Sensi e Sensazioni 

Lasciato il paese di Zovencedo, prima di arrivare alla frazione di Calto, una freccia segnaletica ci incuriosisce e ci invita a salire lungo il sentiero degli Spiadi, per arrivare all’anfratto, che fu ricovero stabile di una comunità di primitivi. 

Un particolare molto interessante: un gruppo di archeologi, diretti dal prof. Marco Peresani dell’Università di Ferrara, ha ritrovato un dentino da latte, perso da un bambino di otto anni, che ha vissuto nella grotta, ben 72 mila anni fa. Si tratta di un piccolo di Neanderthal, che risulta essere il più antico abitante del vicentino e del Veneto, di cui si abbia prova e data certa della sua esistenza. 


 

 



Zovencedo e la Sengia dei Meoni

domenica 19 marzo 2023 – Sensi e Sensazioni 

È un paese in provincia di Vicenza, adagiato su dolci colline nel cuore dei monti Berici, tra altipiani e dossi, valloni e doline, lavatoi e fontane. Il territorio è ricco di boschi di carpini, roveri, castagni ed è intersecato da numerosi sentieri nei quali si possono incontrare vecchie pietraie dove con fatica si coltivavano nei terrazzamenti, gli orti e le vigne. 

Dal centro paese e seguendo le ben visibili frecce, si arriva alla deviazione per la Casa rupestre e le Cave di pietra. 

Da una cava di pietra esaurita fu ricavata un’abitazione rupestre chiudendo le aperture della cava con delle murature. È conosciuta come la “Sengia dei Meoni” dal nome dell’ultima famiglia che la abitò. Era strutturata con una cucina, una stalla, la cantina, il fienile e la scala che portava al piano di sopra con due stanze. La ristrutturazione avvenuta verso gli anni ’50 la rese più accogliente. Ci andarono a vivere Arduino e Antonia con i loro 11 figli. Dopo la morte dei genitori, ci andò ad abitare la figlia Adelaide, classe 1925, con la sua famiglia. Verso la fine degli anni ’50, era in uno stato di degrado e l’11 agosto 1959, un incendio, provocato da un fulmine, costrinse la famiglia ad abbandonare l’abitazione e a trasferirsi. Nel 2013 il Comune di Zovencedo, all’interno di un progetto di riqualificazione della zona delle “priare”, l’ha sistemato.



 
 


 

 

 

 

domenica 12 marzo 2023

Il sonno della ragione genera mostri

domenica 12 marzo 2023 – Sensi e Sensazioni 

El sueño de la razón produce monstruos è una incisione di Goya, della serie intitolata Los caprichos e rappresenta all’artista i vizi della società spagnola contemporanea. 

Il soggetto dell’immagine è un uomo in abiti da camera del settecento addormentato a una scrivania. L’uomo quindi è colto in un sonno profondo e la sua testa è abbandonata sul piano del tavolo. Sopra di lui aleggiano alcuni grossi pipistrelli. Dietro invece sono appollaiati degli uccelli notturni che arrivano dall’alto. In basso è accucciato anche un felino che osserva in alto a sinistra seduto come una sfinge. Sul fianco dello scrittoio verso l’osservatore infine c’è scritta la frase. 

È lo stesso Goya a indicarci il significato della sua opera in questo scritto detto Commento di Alaya: “La fantasia abbandonata dalla ragione genera mostri impossibili; unita a lei, è madre delle arti e origine delle meraviglie”. 

Secondo Goya, dunque, la fantasia è alla base di tutte le creazioni. Se questa è lasciata delirare in maniera incontrollata, senza il supporto della ragione, condurrà ai mostri e a tanti elementi inesistenti; se, invece, la ragione è sveglia e si unisce alla fantasia, in un intimo connubio tra regola e genio, si dà vita a uno strumento dalla potenza inesauribile. 

I mostri, infatti, simboleggiano proprio quelle forme e quei processi mentali che, relegati negli abissi del subconscio, dopo il sonno della ragione hanno potuto finalmente palesarsi: l'uomo, in questo modo, non è oppresso da forze esterne, bensì è in conflitto con sé stesso, travagliato da queste orribili visioni scaturite dalla sua anima. 

Francisco José de Goya y Lucientes (Fuendetodos, 30 marzo 1746 - Bordeaux, 16 aprile 1828), pittore e incisore spagnolo, è considerato il pioniere dell’arte moderna. I suoi dipinti, i suoi disegni e le sue incisioni riflettevano gli sconvolgimenti storici in corso e influenzarono i più importanti pittori coevi e del secolo successivo. Goya è spesso indicato come l'ultimo degli antichi maestri e il primo dei moderni. 

Per gli interessati: cercate di vedere il film: “L’ombra di Goya”, dove lo sceneggiatore Jean-Claude Carrière (scomparso nel 2021) ci guida attraverso l'opera rivoluzionaria del pittore sette-ottocentesco col suo sguardo narrante, lungo un road movie in Spagna. Con acuta sensibilità Goya ha indagato i temi del vizio, della follia, della rivolta e dell’incubo e il film esplora le infinite sfaccettature dell’artista. Presentato con successo al Festival di Cannes.


 

domenica 5 marzo 2023

Avesa e fiume Lorì

domenica 5 marzo 2023 – Sensi e Sensazioni 

Il paese conserva ancora le caratteristiche del tempo andato. 

Il nome Avesa deriva da "aves", falda d'acqua e il fiume Lorì e la sua sorgente, una specie di piscina racchiusa da mura, ha costituito nel tempo, una primaria importanza per l'economia locale dando vita all'agricoltura, all'attività molitoria, a quella laniera e, più recentemente, dalla fine dell'Ottocento fino alla seconda guerra mondiale, centinaia di lavandare utilizzarono il fiume per pulire i panni di mezza Verona, con la raccolta della biancheria, il lavaggio, la stiratura e la consegna.

Nel 1836 il 40% delle famiglie di Avesa faceva questo mestiere e aumentò al 46% nel 1876. Tutto il paese si concentrava su questa attività.

Il Lorì serpeggia nella vallata passando anche sotto le abitazioni; fornisce acqua alla fontana del Leone che campeggia in centro paese e dopo essere arrivato in piazza Erbe a Verona, si butta nell’Adige.

Il Lorì è stato di grande importanza anche per la storia di Verona: in epoca romana alimentava l'acquedotto di Verona, Cansignorio costruì addirittura una fontana in piazza Erbe alimentata dalle sue acque, che qualche secolo più tardi facevano funzionare una decina di mulini.