domenica 28 novembre 2021

Palazzo Maffei e Casa Museo

domenica 28 novembre 2021 – Sensi e Sensazioni 

Non serve parlare del palazzo, basta affacciarsi su piazza Erbe, cuore della città di Verona e restare affascinati da questo edificio, con la sua facciata barocca, uno dei più scenografici della città, che prende il nome da quel Marcantonio che lo portò all’odierno splendore, nel 1629. 
 
 
Grazie alla volontà della neonata associazione “Quo Vadis” di Colognola ai Colli, abbiamo potuto visitare il gioiello che si annida tra le stanze e i piani del Palazzo: questa neonata Casa Museo che ci ha rivelato una collezione di opere d’arte, non meno importante di quanto possono offrire musei molto più rinomati e conosciuti. Una raccolta eclettica, ricca di opere straordinarie, aperte a tutte le arti. 
 

Con l’aiuto degli studenti dell’Università di Verona, sei accompagnato nella spiegazione e quindi nell’apprendimento di alcune opere della Collezione che svelano quanto la scienza e l’arte siano connesse.

La prima perla che ti viene offerta, porta la firma di Apollonio di Giovanni (1415-1465). Un rosone che mostra l'Arcangelo Raffaele con Tobiolo e San Girolamo.

E poi ti ritrovi a muoverti all’interno di una serie di capolavori e di autori (Erlich, Burri, Balla, De Pisis, Rietveld, Russolo, Leonardi, Van Wittel, De Chirico ecc.) mentre la tua mente riceve sensazioni a dir poco piacevoli e permanenti. 

Umberto Boccioni, Figura Seduta, 1906

Mario Schifano, Futurismo rivisitato a colori, 1979

Marino Marini, Cavallo e cavaliere, 1953

Pablo Picasso, Femme Assìse, 1953

René Magritte, La fenetre ouverte, 1966

Andy Warhol, One multicolored Marilyn, 1979

Mimmo Paladino, Testimone, 1991

Eliseo Mattiacci, Tempo globale, 1991
 

E prima di abbandonare a malincuore questa immersione totale nell’arte, resta da bearsi dell’ultima acquisizione di Daan Roosegaarde, chiamata Lotus Maffei, 2021, e abbandonarsi nell’interpretazione di questo “fiore di loto” che si apre agli occhi di chi tenta di darne motivo! 

Buona visita!!! 

"Non c’è passato né futuro in arte. Se un’opera d’arte non può vivere sempre nel presente, non se ne deve assolutamente tenere conto".       Pablo Picasso 

"L’artista è l’homo humanus per eccellenza perché si attiene a quell’amore che solo assomiglia a ciò che i sapienti chiamavano anima". Carlo Carrà

sabato 27 novembre 2021

Sono Dio di Giacomo Sartori

sabato 27 novembre 2021 - Sensi e sensazioni

Non so se capita anche a voi, ma quando leggo un libro che mi “prende”, nasce immediatamente e profondamente una gran voglia di condividerlo con qualcuno. Allora passo in rassegna tutti, ma proprio tutti gli amici e conoscenti che ho, per scoprire chi potrei coinvolgere in quella lettura per me così appassionante.

Ma il dubbio è sempre dietro l’angolo, perchè un libro, o meglio il suo contenuto ti può entusiasmare per il genere, con la trama, con i personaggi, per le assonanze con la tua vita, per infiniti altri motivi, anche strettamente personali e il desiderio di trovare le “anime gemelle” si può affievolire. 

Ma quando un libro inizia così: 


“NON HO BISOGNO DI PENSARE

Sono Dio. Lo sono sempre stato, lo sarò sempre. Un però con riflessi affilati di diamante, e senza corrispettivi nelle lingue degli umani. Quando un uomo dice ti amerò sempre tutti sanno che quel è una pagliuzza che si libra fragile e inconsistente nell’aria. Un voto velleitario, o che comunque ha pochissime probabilità di essere assolto. In altre parole una menzogna. Se invece sono io a dirlo, sempre è davvero. Va fatto uno sforzo per capirsi.
Sono Dio e non ho bisogno di pensare. Fino a questo momento non ho mai pensato, e non mi è mancato in alcun modo. L’umanità è messa così male perché pensa: il pensiero è per definizione lacunoso e imperfetto, e fuorviante. A un pensiero se ne può opporre un altro di segno opposto, a quest’ultimo un altro ancora, e avanti così: questo inane cicaleccio mentale è quanto di meno divino si possa immaginare. Qualsiasi pensiero è destinato a morire, come la mente che lo ha formulato. Un dio non pensa, ci mancherebbe altro.

Una galassia spirale è una galassia spirale, una nana gialla è una nana gialla, un platelminta turbellare è un platelminta turbellare, io invece sono Dio. È così. Non domandatemi come ho fatto a essere Dio, perché nemmeno io lo so. O meglio lo so come so tutto, ma sarebbe infinitamente lungo da mettere in parole, e detto francamente non mi sembra che il gioco valga la candela. Il mio rango, chiamiamolo così, presuppone che mi si accordi un minimo sindacale di fiducia.
Un dio non guarda, non aspetta, non ascolta. Non digerisce, non agogna, non rutta. Un dio è impegnato in qualcosa che il linguaggio umano non può esprimere, e che comprende tutte le azioni e le non azioni che l’insieme delle lingue può enunciare, ma anche quelle indicibili a parole. E quindi travalica le prime come le seconde. Si potrebbe dire che un dio è, se solo il verbo essere potesse costituire una pallidissima ombra del mio autentico esistere che è in primo luogo senso. Sono il significato di tutto.

Beninteso il platelminta e il sole, che come tutti sanno è una nana gialla, sono in un certo senso anch’essi divini, visto che li ho creati io. Se qualcuno li chiamasse dio, certo non mi offenderei. Se però molte civiltà del passato consideravano il sole un dio, per quanto ne sappia nemmeno la comunità più radicalmente animista ha fatto di un verme necrofago una divinità. Qualcuno dovrebbe spiegarmene il motivo: per quanto mi riguarda non vedo alcuna ragione perché una stellina, il sole, debba essere papabile e il platelminta no. Ci sarebbe insomma da discutere. Per semplificare le cose (se ci mettiamo a fare i puntigliosi non ne veniamo più fuori) consideratemi distinto dalle nane gialle e dai platelminti turbellari: immaginatemi come Dio e basta. Chiunque è capace di immaginarsi Dio.

Non so nemmeno io perché mi sono risolto a esprimermi, o più propriamente a scrivere. Nessuno mi ci ha costretto e non si può nemmeno parlare di bisogno impellente: non soffrivo di solitudine, non avevo qualcosa da esternare o da tramandare. Non mi stufavo, non provavo desiderio di ascoltare, diciamo così, la mia stessa voce. Non volevo fare una nuova esperienza, espressione per me senza senso, non cercavo il successo mediatico (il nuovo Paradiso a cui ambiscono gli umani), o anche solo della comprensione. Dio non ha bisogno di queste quisquilie. Diciamo allora che non lo so. In realtà però nella mia onniscienza so anche questo. Ci vorrebbero forse dieci enciclopedie interattive con miliardi di voci e rimandi per spiegarlo con sufficiente trasparenza e intelligibilità agli umani, che sono poco intelligenti, ma sarebbe possibile. Non vedo però i vantaggi di una siffatta performance ermeneutica.”

sabato 20 novembre 2021

Montecchia di Crosara e dintorni

sabato 20 novembre 2021 – Il mio cammino 

Oggi proviamo questo percorso per la prima volta. Siamo a Montecchia di Crosara, nella parte inferiore della Val d’Alpone, a ridosso delle prime alture dei Monti Lessini, tra vigneti e ciliegi. 

Scendiamo alle 9,30 in via Roma per la colazione in pasticceria, proviamo e riproviamo “Wikiloc” perché sarà la nostra unica guida e poi ci mettiamo in cammino che son già le dieci. 

Fiancheggiamo la chiesa parrocchiale, prendiamo per via Rio Albo per poi girare su via Cesari. La giornata si presenta con un opaco sole e una leggera nebbia che però si dirada non appena cominciamo a salire e la temperatura prospetta una bellissima camminata. È un buon periodo per gustarsi il “fogliage” e la natura si dimostra ricca e generosa! Percorriamo tutta via Cesari sino a quando cambia nome in via Andriani. Continuiamo incontrando ancora via Rio Albo sulla SP37A. Scorgiamo a destra la chiesetta di San Pietro in Briano e continuiamo a scendere per via Riva, sino a incrociare via Don Minzoni, in territorio di Cazzano di Tramigna. Prendiamo la strada del Costo, che porta in direzione Illasi, fiancheggiamo il torrente Tramigna e prendiamo in direzione Campiano. 

Abbiamo già percorso dieci chilometri e ci aspetta ora la parte più dura! Giriamo a destra e ci inerpichiamo per il “Grume-Lopio descent” sempre in territorio di Cazzano, ma sul confine con San Giovanni Ilarione. Entriamo in territorio di Ilarione, in località Monte Serea e dopo una lunga e infinita salita, difficile per il terreno sconnesso e il pantano di acqua e fango, intravediamo là in fondo valle il paese di San Giovanni. Sulla sommità lasciamo una croce lignea sulla destra, attraversiamo il pianoro e cominciamo la discesa che ci porta in via Galiotti e poi in via Cimani. 

Ormai la fine del nostro percorso è vicina. Passiamo davanti all’Azienda “La Frasca” in via Mazzasetti, ci congiungiamo con via Sabbadori e via Checconi e tutta via Gambaretti sino a entrare in territorio di Montecchia in via San Giovanni. Quando incrociamo via Rio Albo, siamo ormai arrivati, sbucando alla rotonda di Piazza Frutti, dove un meritato panino e un calice di Valpolicella, premia la nostra fatica. 21,46 chilometri e 6 ore di cammino.