martedì 31 luglio 2012

Il Lago Salato e Il Miraggio

maggio 2010 - Sensi e Sensazioni
 
Sulla strada per Tozeur, in pieno Chott e sotto un sole di una quarantina di gradi, la routine della pedalata, dopo quattro ore, richiedeva qualcosa di stimolante per evitare che i mille pensieri lasciati a casa, prendessero il sopravvento sul fascino e l’incanto del paesaggio.
Girando la testa a sinistra per immergermi ancora nello spettacolo di quella distesa di sale bianco e accecante, intravvedo una sagoma indefinita, nera e immobile, resa evanescente dal calore che si sviluppa in lontananza e si alza, come tremula fiamma, dal crostoso terreno.

A quella distanza, almeno tre o quattro chilometri, potrebbe essere qualsiasi cosa, attira l’attenzione la linea bianca dell’orizzonte, offuscata da questa visione. La mia vista non permette alla mente di essere più precisa e lascia solo alla fantasia trovare una risposta.
 
Prima di partire per questa tappa, ci avevano avvertiti: la possibilità di miraggi è molto frequente sul lago salato e le stesse guide turistiche la confermano come peculiarità del deserto interessante e da ricercare.
Resta il fatto che anche Paolo e Giancarlo, avvisati dalle mie grida, riescono a individuarlo e, dotati di lenti naturali molto più potenti delle mie, sollevano l’ipotesi di un pullman di turisti, che però resta immobile, non lascia scia di polvere ed è assolutamente fuori dalle piste praticabili.
Decidiamo, con un immediato sguardo d’intesa, di farci carico di questa scoperta e, appena la pista ce lo consente, deviamo a novanta gradi e incuriositi cominciamo a pedalare di buona lena, verso quell’ inaspettato e nuovo obiettivo.
Ammetto che in quel silenzio naturale, qualsiasi apparizione inaspettata diventa motivo per far salire l’adrenalina e farti sentire ad un passo da una grande emozione. Il viaggio ci aveva già regalato diversi motivi per stupirci e farci superare i momenti di difficoltà, ma come creature mai sazie, ci tuffiamo in quella piccola avventura, ben sapendo che, anche il ritardo di solo un’ora avrebbe portato un’ulteriore possibilità di sofferenza per la temperatura che via via stava segnando rosso proibitivo. Dopo alcuni minuti, si comincia a delineare il profilo di un autobus e dopo altri dieci, siamo accanto alla carcassa di quello che potrebbe essere stato il mezzo di trasporto di qualche comitiva estrosa, giunta come noi sino a quel punto e che per un motivo qualsiasi, ha dovuto abbandonare il mezzo in balia del suo destino.
Poi, il tempo, i vandali, la natura e chi ha trovato il modo di recuperare pezzi ancora utilizzabili, ha lasciato, in balia del destino quella carcassa, che portava già i segni di un lungo tempo trascorso all’adiaccio. Ma il solito bambino che c’è in tutti noi, ha dato subito sfogo alla nostra fantasia e lasciate per alcuni minuti le nostre bici, fedeli compagne di viaggio, ci siamo buttati a capofitto ad interpretare ruoli che il momento e il gioco ci imponevano. E’ stata una manciata di minuti di regressione allo stato infantile, senza vergogna e senza pudore, ma una mezz’ora spesa veramente bene.










lunedì 30 luglio 2012

Porte e Simone Weil

Dietro ogni porta si nasconde una sorpresa e la rivelazione di un mondo diverso, ma affascinante. Una stanza privata o un luogo di preghiera, un volto coperto o un sorriso che fa capolino. le grida di un bimbo o il lento lamento di una persona che soffre. Dietro ogni porta c’é un universo e ogni universo libera il suo carico di seduzione e di stupore. Una porta, attraverso la quale il passato si congiunge con il presente.










Simone Weil (1909-1943)
Questo mondo è una porta chiusa, è una barriera, ma nello stesso tempo è il passaggio

La porta

Aprite la porta, dunque, e vedremo i verzieri, 
berremo la loro acqua fredda che la luna ha traversato.
Il lungo cammino arde ostile agli stranieri. 
Erriamo senza sapere e non troviamo rifugio....

martedì 24 luglio 2012

Manichini e Gino Paoli

martedi 24 agosto 2012 - Sensi e Sensazioni

Prova a riflettere davanti a una vetrina!
Come se fosse uno specchio, cerca di guardarti con gli occhi del manichino.
Cerca di guardare il manichino che lui vede.
E forse pensa che il mondo che gli passa ogni giorno davanti
ha più occhi per lui che per sè stesso













Gino Paoli - Il manichino (1975)
...giocar la carta che gli dà il momento 
domani è solo un avverbio di tempo
no lei era lì dentro la sua vetrina
 

e mi aspettava ogni mattina....

domenica 22 luglio 2012

Biancaneve e il Cacciatore di Rupert Sanders

sabato 21 luglio 2012 - Andiamo al Cinema
Mirror mirror on the wall, who's the faires of them all? 

(Donni Romani) Dimenticate la Biancaneve di disneyana memoria e tutto ciò che sapete sulla favola più nota dei fratelli Grimm. Perchè il film racconta di un eroina moderna e coraggiosa che non cucina per i dolci nanetti e non ha paura della propria ombra. Una Biancaneve in versione fantasy, gotica quanto basta e infarcita di effetti speciali di altissima qualità, interpretata dall'eroina di Twilight e da Charlize Theron nei due ruoli principali che ha un merito innanzitutto, quello di far assurgere a ruolo di coprotagonista il cacciatore che sarà il mentore di Biancaneve, le insegnerà a combattere e a nascondersi, la aiuterà a riconquistare il regno e saprà starle vicino nel suo diventare adulta, con tutte le sofferenze e le responsabilità che comporta.

Divertente, ben girato, un film che intrattiene e stupisce con le creature animate della foresta, dove le fate che cavalcano conigli sembrano uscite dal mondo di Avatar e dove i troll vengono ammansiti dallo sguardo malinconico di Biancaneve. I nani sono combattivi, irosi e coraggiosi come da copione di ogni fantasy e il bacio del principe non sveglia Biancaneve, perchè i tempi son cambiati, e l'ironia della scena è palpabile e di gran soddisfazione per chi ama abbattere i clichè.
Charlize Theron è una strega quasi suo malgrado, vittima di un odio per gli uomini e di un  bisogno di primeggiare fra le donne che la consuma e la umanizza pur nella sua crudeltà.

Un'ottima pellicola fantasy dunque, in cui i prìncipi sono meno necessari, i cacciatori hanno uno spirito nobile, le streghe sono bambine violate e le principesse  cavalcano cavalli bianchi impugnando una spada. Una rivoluzione morbida, ma profonda, del concetto di favola. Tanto più che  per sapere se "vissero tutti felici e contenti" si dovrà attendere il sequel previsto per il 2014.





venerdì 20 luglio 2012

Barche e Jacques Brel

venerdi 20 luglio 2012 - Sensi e Sensazioni

Per accompagnare alcune mie foto, ho scelto Brel e una sua meravigliosa poesia, perchè penso che almeno in qualche suo verso, ognuno di noi si riconosca nelle debolezze, nella tenacia, nel coraggio di affrontare la vita quotidiana.

Dover

Howt

Ballintoy

Kinvara

Kinvara

Sligo

Chioggia

A

Conosco delle barche
che restano nel porto per paura
che le correnti le trascinino via con troppa violenza.

Conosco delle barche che arrugginiscono in porto
per non aver mai rischiato una vela fuori.

Conosco delle barche che si dimenticano di partire
hanno paura del mare a furia di invecchiare
e le onde non le hanno mai portate altrove,
il loro viaggio è finito ancora prima di iniziare.

Conosco delle barche talmente incatenate
che hanno disimparato come liberarsi.

Conosco delle barche che restano ad ondeggiare
per essere veramente sicure di non capovolgersi.

Conosco delle barche che vanno in gruppo
ad affrontare il vento forte al di là della paura.

Conosco delle barche che si graffiano un po'
sulle rotte dell'oceano ove le porta il loro gioco.

Conosco delle barche
che non hanno mai smesso di uscire una volta ancora,
ogni giorno della loro vita
e che non hanno paura a volte di lanciarsi
fianco a fianco in avanti a rischio di affondare.

Conosco delle barche
che tornano in porto lacerate dappertutto,
ma più coraggiose e più forti.

Conosco delle barche straboccanti di sole
perché hanno condiviso anni meravigliosi.

Conosco delle barche
che tornano sempre quando hanno navigato.
Fino al loro ultimo giorno,
e sono pronte a spiegare le loro ali di giganti
perché hanno un cuore a misura di oceano.


Jacques Brel (1929-1978)

giovedì 19 luglio 2012

Tozeur e la Fabbrica dei Mattoni

maggio 2010 - Sensi e Sensazioni

I blocchetti usati per le facciate degli edifici della Medina a Tozeur, sono preparati secondo un metodo antico di secoli. La fabbrica che si apre alla vista, in un’ atmosfera desolata, conta 22 forni e il più piccolo può contenere sino a 10.000 mattoni. Sul luogo, si trovano sempre alcuni artigiani e qualcuno si rende sempre disponibile a illustrare il suo lavoro.
Non bisogna però approfittarne, perché lui é li per lavorare!
 
Il nostro si chiama Mohamed (guarda caso) e la sua espressione sembra uscita da un set cinematografico. Per costruire i suoi mattoni mescola due terzi di argilla bianca con un terzo di argilla rossa, quindi con l’aiuto di una maschera cornice, modella a due a due i manufatti e li lascia scaldare al sole, dopo averli ricoperti di sabbia e cenere di foglie di palma, per evitare formazione di crepe. Li lascia quindi seccare per alcune ore d’estate o alcuni giorni d’inverno e quindi li passa alla cottura nei forni che, alimentati da foglie e rami di palma, arrivano sino ad una temperatura di 1.000 gradi centigradi. La produzione giornaliera é di circa 500-600 pezzi. A detta del nostro amico, diversi architetti italiani, ordinano quantitativi di queste mattonelle per particolari rivestimenti esterni o interni di ville anche per il nostro paese.











Il Cammello Tunisino e Gianni Rodari

maggio 2010 - Sensi e Sensazioni

Il dromedario é il più grande animale del deserto; l’andatura “ad ambio” lo caratterizza e lo rende simpatico. Tende a camminare in fila indiana e trae conforto dal grattarsi il corpo con le zampe e strofinarsi sugli alberi. 
Ha lunghe ciglia per proteggere gli occhi e può serrare le narici per impedire alla sabbia di entrarvi.
Quando ti guarda comunica il suo disinteresse e sembra vivere pensando ai fatti suoi.






Una volta un dromedario, incontrando un cammello, gli disse: - Ti compiango, carissimo fratello; saresti un dromedario magnifico anche tu se solo non avessi quella brutta gobba in più.
Il cammello gli rispose: - Mi hai rubato la parola. E' una sfortuna per te avere una gobba sola. Ti manca poco ad essere un cammello perfetto: con te la natura ha sbagliato per difetto.
La bizzarra querela durò tutta una mattina. 
In un canto ad ascoltare stava un vecchio beduino e tra sé, intanto, pensava: "Poveretti tutti e due, ognun trova belle soltanto le gobbe sue.
 
Così spesso ragiona al mondo tanta gente che trova sbagliato ciò che è solo differente!"
Gianni Rodari