lunedì 1 luglio 2019

da Marcena di Rumo a Terzolas

lunedì 1 luglio 2019 - Il mio cammino

La tappa n. 3 del Cammino Jacopeo d’Anaunia, di 26,5 chilometri, l’ho soprannominata “l’incompiuta”, perchè, per la prima volta nella mia storia di camminatore, ho dovuto ritirarmi, rinunciando a continuare. 

Già dal primo giorno, avevamo riscontrato le difficoltà di quest’impresa. Troppi chilometri di montagna, la temperatura elevata, il percorso difficile e sconnesso, ma la volontà e l’entusiasmo erano alle stelle. 

Dopo i primi venti chilometri, i miei piedi avevano dato un segnale di allerta vesciche e sarebbe bastato, come sempre in questi casi, fermarsi e procedere con i cerotti Compound, ma c’è sempre un errore alla base della tragicità e avevo quindi demandato l’operazione alla fine della giornata.

Ma dopo 33,5 chilometri di montagna, la natura ha già fatto il suo corso. Alla sera due enormi veschiche alla base delle dita, facevano bella mostra sotto i miei piedi. Il pronto intervento dei miei amici con ago e filo avevano posto rimedio e dato speranza alla seguente giornata.

La seconda tappa, mi aveva visto partire ottimista e quasi certo che tutto sarebbe andato per il meglio. Ma la natura, a una certa età, deve avere i suoi tempi e margini di recupero e mentre un piede dava dimostrazione di essere ancora giovane e in forma, l’altro purtroppo aveva ceduto e si presentava in condizioni pietose. 
Un ulteriore e paziente intervento dei miei amici infermieri, con ago e filo e creme e acqua fredda e sale, tanto sale, e ottimistiche parole di incoraggiamento, mi avevano accompagnato fiducioso al riposo notturno.

E fu subito mattina e ora di ripartire! Ma guardando verso il basso, nel mettere le calze tecniche, il colore del piede, sussurrava “pietà”.

Partiamo alle 9.00, aggirando il nostro hotel e cominciando a salire la val di Bresimo per raggiungere la meta nella Val di Sole. Verso mezzogiorno siamo a Preghena, un villaggio a 805 metri in una piana di frutteti. Qui il mio ego, matura l’idea dell’abbandono.









Abbraccio i miei compagni di viaggio, ringraziandoli per avermi sopportato in quelle condizioni e mentre immortalo, con l’ultimo scatto, il loro ancora lungo cammino, a sparire tra le case addossate del paese, mi cerco tristemente un posto all’ombra in una desolata piazza dove arriverà l’autobus a concludere questa mia triste avventura. Non senza il vivo pensiero che presto un giorno dovrò completare quanto così miseramente abbandonato.