martedì 26 maggio 2015

“Umanità” di Massimo Gramellini

mercoledì 27 maggio 2015 - Pensieri e parole da condividere

Il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin ha definito le nozze gay «una sconfitta per l’umanità». Perbacco. Di solito l’attacco all’umanità si tira in ballo per crimini efferati come gli stermini di massa. Mentre qui il primo ministro del Papa considera l’essenza stessa dell’uomo messa a repentaglio da un desiderio naturale, espresso da persone adulte e consenzienti: che lo Stato legittimi la loro decisione di volersi bene per tutta la vita. Parolin parla sull’onda del referendum irlandese, dove il popolo più cattolico d’Europa ha votato a stragrande maggioranza per concedere a una minoranza di individui l’accesso a un diritto che era loro negato. L’Irlanda si è limitata a estendere una possibilità. Ed è sempre questo il punto che disorienta, quando si discute di diritti civili. Che da una parte c’è chi pretende di vietare qualcosa a qualcuno e dall’altra chi vuole soltanto aggiungere un’opportunità, senza nulla togliere, senza obbligare nessuno. 

La Chiesa deve fare la Chiesa, si dirà, non può benedire atti che ritiene contrari alla morale, ancorché storicamente praticati con particolare assiduità nelle sacrestie. Ma allora, a rigore di logica, dovrebbe limitarsi a parlare di sconfitta dei propri valori. Non deplorare una sconfitta dell’umanità. A meno di volere un po’ presuntuosamente fare coincidere i precetti stilati nel corso dei secoli da una comunità religiosa (ispirata tra l’altro agli insegnamenti di un maestro di tolleranza come Gesù) con la natura profonda e insondabile dell’amore umano. 

La Stampa, 27 maggio 2015

venerdì 22 maggio 2015

La piscina coperta

venerdì 22 maggio 2015 - Good Morning Caldiero

Aspettando risposte certe sull’ ”affaire” Terme e Copertura dell’Olimponica e visto inoltre che questo Blog langue da mesi, mi permetto di fare un po’ di dietrologia che fa sempre bene e mette talvolta in risalto quanto la natura umana sia misera e poco incline a guardare oltre.

C’è stato un tempo che la storica “Brentella” si presentava così: con una serie di cabine lungo la circonferenza che permettevano ai caldieresi affezionati, (allora non c’era la corsa alle presenze), di spogliarsi in santa pace e di godere delle nostre acque termali, in un clima bucolico e di gradevole ozio.



Qualche illuminato del tempo, aveva poi pensato, come primo approccio a “Terme tutto l’Anno”, di coprire la stessa Brentella con un pallone pressostatico e così si era giunti a offrire, alla nostra contenuta popolazione, un servizio di “balneazione” rilassante, curativa e soprattutto piacevole.
Costi relativi, servizio minimo: a misura d’uomo.


Poi i tempi sono cambiati: bisognava pensare in grande, geni amministratori, architetti, ingegneri e sovrintendenti si sono succeduti, hanno deciso di abbattere le cabine, perfino di dare la malta tassullo a quel gioiellino architettonico, di spostare l’offerta per le esigenze di 300.000 presenze e oggi siamo qui tra color che son sospesi, ad aspettare Godot.

O tempora, o mores,



mercoledì 13 maggio 2015

Ponferrada

mercoledì 13 maggio 2015 - Il mio cammino

Sbarcati a Ponferrada, in pieno programma rispettato, non ci resta che visitare questa città che si presenta molto interessante.

Si può dividere in due distinte aree: il centro storico costituito dalla cittadina medievale e, oltre il fiume, il moderno e anonimo agglomerato industriale.

La città deve la sua fama al Castillo de los Templarios, del XII sec. che fu un importante centro di potere dei Templari ed è molto interessante per la sua quasi perfetta conservazione.
















La città merita il tempo necessario per almeno visitare il suo centro storico, ricco di numerosi monumenti: la Torre del Reloy, del XVI secolo, antica porta della città; il Real Carcel (Carcere reale) che risale al 1565, edificio a due piani che ospita oggi il Museo del Bierzo, con al primo piano l'esposizione permanente e al secondo le mostre temporanee.
La Basilica de Encina, fondata nel 1614 e ultimata nel XVIII secolo. Encina significa quercia e si riferisce qui alla tradizione che ricorda come un Templare trovò la scultura della vergine detta poi, Virgen de la Encina, che era stata nascosta in una quercia per sottrarla alla possibilità che se ne impadronissero i Musulmani. Popolarmente questa statua è detta La Morenita perché è una delle antiche Madonne nere della Spagna; la Casa Consistorial che risale al 1692.












La Cruz de Hierro

mercoledì 13 maggio 2015 - Il mio cammino

Affrontiamo i Montes de Leòn, di cui la Cruz de Hierro con i suoi 1.505 metri rappresenta il punto più alto di tutto il Camino Frances. Qui, da tempo immemorabile, sta ad indicare ai Pellegrini la via tra i monti e oggi è diventato uno dei più significativi monumenti del Camino. 

Ogni Pellegrino porta una pietra che va ad aggiungersi alle altre lasciate da chi lo ha preceduto. Qualcuno lascia una foto, chi un nastro, un rosario, una collanina, un fazzoletto: qualsiasi cosa per ricordare la parte di noi stessi che rimarrà qui per sempre.







Come promesso anch’io ho portato i miei sassolini, tristi ricordi, pesanti fardelli, dolori e sofferenze dei miei cari, dei miei amici e anche di tutti coloro che mi hanno accompagnato nella mia esistenza. Li lascio qui perchè spero che così la vita sarà per tutte queste persone, più semplice e più gioiosa e spero ardentemente che ciò si avveri!





Dopo aver completato le nostre “missioni”, riprendiamo il cammino che ora entra nel Bierzo, non senza un triste pensiero di commiato per Angelo, ma con la gioia di esserci stati.

Lasciamo sulla destra la  Cappella di Santiago e ci dirigiamo verso Manjarin un altro villaggio abbandonato, tenuto in vita dall’entusiasmo di Tomas, con il suo piccolo albergue, espressione di uno dei tanti aspetti del Camino.










Qui Valter, o meglio i suoi piedi e l’ora che ormai si fa tarda, alzano bandiera bianca e, Paolo d’accordo, con l’aiuto di Tomas, un taxi viene in nostro soccorso e ci scarica direttamente in centro a Ponferrada.

Da Santa Catalina de Somoza a Ponferrada

mercoledì 13 maggio 2015 - Il mio cammino

Ci muoviamo al mattino, alla solita ora, dopo una esplorazione al paesino che si sviluppa su una sola via e consapevoli che questa sarà una giornata importante per quanto dobbiamo fare. 
Le mie vesciche , che da un paio di giorni mi fanno piacevole compagnia, vorrebbero un po’ di riposo, ma il dovere ci chiama.

Dopo un’oretta di buona lena siamo a El Ganso villaggio semi-abbandonato, che però nel sec. XII fu un importante punto per i Pellegrini, con un monastero e un ospizio. 

Dopo circa un’oretta eccoci a Rabanal del Camino, ma poco prima di entrare nel villaggio, incontriamo l’Ermita del Bendito Cristo de la Vera Cruz. Il villaggio è in cima al Monte Irago e ha una lunga tradizione con il Camino de Santiago: vi sono motivi per credere che nel sec. XII i Templari avessero qui un ospizio per i Pellegrini e avessero costruito la Iglesia de Santa Maria. Di fianco, si trova il Monasterio Benedictino de San Salvador de Monte Irago, che oggi ospita monaci tedeschi. 

Scarpinando a fatica sulla montagna, arriviamo a Foncebadòn, dove l’eremita Gaucelmo, nel sec XII, costruì un ospizio e una chiesa per i Pellegrini, oggi ricordati da una croce.