mercoledì 27 novembre 2013

“No Renzi? No Civati? No Grillo? Allora sei un disadattato politico” di Alessandro Robecchi

mercoledì 27 novembre 2013 - Pensieri e parole da condividere

Come dicono sui banchi delle migliori istituzioni italiane, “prendo la parola per fatto personale”. Scusate lo sfogo. L’altarino a cui chiedo illuminazione ogni tanto, quello con le fotine di Flaiano e Beppe Viola, non basta più e mi sa che il prossimo passo sarà l’esorcismo. Qualcuno deve fare qualcosa per noi disadattati politici, prima o poi. Dunque ecco i fatti.
Scrivo che non mi piace Renzi. Sei cuperliano. Cuperlo non mi convince. Sei civatiano. Mah, avrei da ridire. Allora sei grillino. Ma manco per niente. E dillo, stai con Nichi. Ma veramente… Ah, sei per le larghe intese! Non offendiamo. Non mi piace il cool, il glamour, il frou frou. Allora sei vecchio. Mi piace la parola “diritti”. Uh, come sei vetero! Non mi piace il populismo. Ah, allora sei kasta! Zombie. Morto. Ma naturalmente non mi piacciono nemmeno il furto e lo spreco di denaro pubblico. Ah, sei anti-politica, dunque! O vuoi le privatizzazioni? No. Ah, vile statalista! Non mi piace quello che ha fatto la Cancellieri. Ah, quindi sei giustizialista. O renziano? Non mi piace nemmeno il sindaco di Salerno De Luca, si può dire? Ah, lo dici per attaccare Renzi! Allora stai con D’Alema…

Potrei andare avanti ore e sono sicuro che molti di voi hanno lo stesso problema, specie quelli che si collocano a sinistra e frequentano i social media. Quando in un giorno solo ti senti dare del vetero-comunista, del grillino, del cuperliano, del renziano, del garantista (dai giustizialisti) e del giustizialista (dai garantisti), spesso a distanza di pochi minuti e a volte persino dalle stesse persone, finisce che rivaluti la psicoanalisi. Una volta ho detto che Renzi viene dai Popolari e dalla scuola democristiana. Una mi ha risposto che è meglio che venire “dai ghiacci sovietici” come me. Va bene sentirsi politicamente non rappresentato, succede, ma sentirsi orso polare fa un certo effetto. Uno mi ha detto “turigliattiano”, che non sapevo se cercare su Wikipedia o buttarmi dal balcone. Poi dicono che uno si dà all’alcol. Se dici Keynes ti chiedono: dove gioca? Preferisco Cristiano Ronaldo.

La spasmodica necessità di definirsi (e di definire gli altri) sotto una o l’altra bandiera, senza dubbi, senza se e senza ma, crea smottamenti di senso, testacoda e derapate improvvise. Per i renziani è inconcepibile che uno sano di mente non sia renziano. Per i grillini è nemico o in malafede, o pagato da qualcuno chi non è grillino. Non ti piace il governo Letta, allora sei la morte nera. Uno, nell’infuriare della polemica è sbottato: “Ma insomma, cosa sei?”. Come dire, ehi, amico, mettiti una divisa o almeno una medaglietta, altrimenti non saprò come scovarti, o contraddirti o provocarti o polemizzare con te. Come si vede, è un bel problema.

Prima, per anni, si deplorano le ideologie, si implora di superarle. Poi si formano alcune decine di microideologie, quasi sempre con pochissime idee, peraltro, a cui sarebbe meglio adeguarsi, almeno per comodità di dibattito. Nel frattempo, i ricchi diventano più ricchi, i poveri diventano più poveri, i giovani sono disoccupati, la Biancofiore si ostina a parlare in pubblico, mister Agrama fa ridere tutti e le galere sono strapiene di gente che potrebbe stare fuori. Ecco sei demagogico. O ideologico. O pittelliano (eh?). O populista. O induista ascendente interista. Stai con D’Alema, anzi no, bersaniano con la luna in Sagittario. Anzi civatiano del settimo giorno, anzi… renziano del dissenso, anzi, lettiano del consenso, e vieni dai ghiacci sovietici e ti sei anche, un filino, rotto i coglioni.

Il Fatto Quotidiano, 27 novembre 2013

venerdì 8 novembre 2013

Ayubu, il sorriso ritrovato

mercoledì 6 novembre 2013

Quando varcammo la porta del refettorio, già la nostra “fama” era arrivata non so come alle sottili orecchie della missione e il nome di Paul si era levato come un grido di speranza.

Sorpresi da quell’urlo, nel frastuono dei piatti che andavano e venivano, ma facile da individuare, ci trovammo il titolare di quella voce, aggrappato alle nostre gambe, come piccolo vecchio amico di un tempo ritrovato. Capimmo subito che quell’affetto nei nostri confronti era “interessato”, non appena ci sorrise mettendo in evidenza gli incisivi 11 e 21 (codice dentistico), reduci da un grosso trauma. Era caduto di faccia sul poco cemento che si incontra a quelle latitudini e il dramma era serio.



Detto, fatto! Il giorno dopo era nostro ospite paziente e Paolo riusciva, con i pochi mezzi a disposizione, a regalargli nuovamente un sorriso smagliante e il rispetto dei suoi coetanei.


Da quel giorno, bastava solo transitare nei paraggi, per sentire gridare i nostri nomi con un tono di gratitudine e affetto indimenticabili.





Ciao Ayubu che la vita possa regalarti e conservarti sempre quel tuo sorriso nuovamente ritrovato.





giovedì 7 novembre 2013

Dacci oggi il nostro lavoro quotidiano

lunedì 4 novembre 2013 - Caribuni Mlali

Grazie ad Andrea, responsabile di Smile Mission per la Tanzanìa, siamo qui, alle 8,00 in punto sulla porta dello studio dentistico, con una fila di pazienti in attesa. 
Paolo, perfettamente a suo agio, ha capito il mio stato d’animo, mi sta rincuorando a pensare positivamente a quanto ci aspetterà.
E in effetti, all’ingresso della prima paziente, tutto si ridimensiona e il lavoro comincia.



Yuma è un tanzaniano, in forza alla missione e figura indispensabile. Oltre ad essere il tecnico delle protesi ortopediche infantili, è anche l’odontotecnico che prepara le protesi dentarie. Ci è stato molto d’aiuto sia nel lavoro, che per interpretare i problemi e le esigenze nella lingua dei pazienti. A lui va la nostra riconoscenza e l’augurio di superare quegli esami che lo porterebbero all’autonomia anche come odontoiatra.



Via via che i pazienti si stendevano sulla sedia e si cominciava anche a parlare (in swahili) con loro, ci si rendeva conto di quanto il nostro volontariato, fosse indispensabile. 
I dentisti italiani che si alternano a Mlali, due volte l’anno, portano la speranza e poi certezza che almeno certi dolori spariranno. Le distanze che separano questa popolazione da studi dentistici a Dodoma o a Dar, sono incolmabili e fuori portata economica. Non resta che soffrire e sperare nella provvidenza italiana.







Abbiamo comunque cercato di essere all’altezza delle aspettative. Moltissime estrazioni, otturazioni devitalizzazioni e tantissimi controlli, anche per tutta la comunità missionaria e dei bambini.








mercoledì 6 novembre 2013

La Speranza di Mamswabu

mercoledì 6 novembre 2013

Al Centro, i Tronchetti della Felicità assumono dimensioni sorprendenti e Mamswabu è un bimbo felice tra i suoi amici.


Era nato con una grande deformazione ad una gamba che non gli permetteva assolutamente di poter camminare. La sua famiglia era ricorsa a quella speranza che il Kuoto Mlali sa infondere a quella povera gente, affidandosi alle mani miracolose dei volontari ortopedici italiani. 
L’equipe che a maggio ha preso a cuore il problema, gli ha ridato la possibilità di poter camminare e correre con i suoi compagni di sventura. 
E così l’abbiamo visto noi, radioso e di una tenerezza da baci e forti abbracci. 


Sembra una favola a lieto fine, ma quando il destino si accanisce, non c’è niente da fare! 


Il sei novembre, da una radiografia alla povera gamba martoriata, emergeva una grossa e avanzata infezione, che segnava ancora una volta quella piccola creatura. 
Speriamo riescano a salvargli la gamba! Di certo il piccolo Manswabu non riuscirà più a correre con i suoi coetanei.



domenica 3 novembre 2013

La Sofferenza e i Sorrisi

domenica 3 novembre 2013 - Caribuni Mlali

Sembra che qui al Kituo, le linee del disegno di Dio siano scivolate fuori progetto. 
E’ difficile immaginare che nel centro dell’Africa, con tante difficoltà di sopravvivenza infantile, tanti problemi siano concentrati in bambini, che avrebbero il diritto di poter pensare al proprio futuro e affrontare in piena autonomia i pericoli e le difficoltà che non mancano in queste regioni.

E’ difficile guardarli negli occhi e non provare sensi di colpa. 
Sai quanto sia grande il divario tra il loro e il tuo mondo, sai che dopo pochi giorni li lascerai e quel lasciarli è un po’ un abbandono, sai che nonostante siano circondati d’amore, per loro non è mai abbastanza. E l’impotenza si impadronisce di te sino a farti star male.
Beato chi ha fede, ma in questa realtà viene messa troppe volte in discussione!











Facile abbandonarsi a loro e stringerli in un grande abbraccio. Il loro sorriso affascina, i loro occhi sono calamite e la speranza di una loro felicità non ti abbandona. 

Chi li segue, sia una suora, una fisioterapista, un’infermiera o solo una volontaria, anche se non ha il volto di mamma o papà, è loro immancabilmente accanto e tutti sono meravigliosi nel loro lavoro. Ma percepisci che, a queste piccole creature, manca qualcosa. 










Tornerò a casa “diverso”, portandoli tutti con me, con un grande senso di gratitudine. 
Asante sana”! Grazie, per tutto quello che ho ricevuto.

Il Centro di Riabilitazione

domenica 3 novembre 2013 - Caribuni Mlali

Ha lo scopo di aiutare bambini affetti da problemi motori, provenienti da tutta la Tanzanìa.
Vengono accolti dai 3 ai 13 anni. Se più piccoli, possono usufruire delle prestazioni, accompagnati da un genitore e ospitati in una separata struttura ostello.

Il Centro è in grado di ospitare 45 bambini nel reparto degenza e 20 nell’ostello.

La mission: aiutare i bambini, con prestazioni medico-chirurgiche e attrezzature ortopediche, ad ottenere prestazioni per una vita normale. Sviluppare la loro personalità ad una autosufficienza che superi il loro handicap. Offrire ai genitori conoscenze e mezzi per assisterli nel modo più adeguato.

Il Centro (Kituo)
L'Ostello