giovedì 28 gennaio 2021

Incontri inconsueti: Ibis Sacro

giovedì 28 gennaio 2021 – Sensi e Sensazioni 

Quando camminare diventa molto interessante! 

Erano giorni che nella quotidiana camminata, ci spingevamo all’estremità sud del territorio comunale, sul viottolo parallelo alla Porcilana, che dalla località Preselvino porta in via Gombion. Nel nostro andare, vedevamo uno stormo di uccelli che si intratteneva accanto al fossato, ma che al nostro sopraggiungere, si alzava in volo, per posarsi poi un centinaio di metri più avanti. Era quasi impossibile riconoscerne la specie. Pensavamo agli aironi o ai cavalieri d’italia o a qualche specie simile ai cenerini… Fare del Birdwatching non è la nostra passione e quindi diventava solo un felice incontro. 

Stamane però, di buona lena e armato di macchina fotografica, sono riuscito ad immortalarli e dopo una lunga, ma interessante ricerca sono riuscito a identificarli.

Nome italiano: Ibis sacro 

Lunghezza: 55-70 cm

Distribuzione: Iraq sudorientale, Africa subsahariana

Phylum: Cordati

Classe: Uccelli

Ordine: Ciconiformi

Famiglia: Treschiornitidi 

L’ibis sacro vive nell’Iraq sudorientale e nell’Africa subsahariana, dove frequenta una grande varietà di ambienti, pur prediligendo fiumi, paludi, zone acquitrinose e coste. Per fini ornamentali è stato importato in Europa, dove alcuni individui hanno costituito piccoli nuclei nidificanti; in Italia si può incontrare – sia pur raramente – nella pianura piemontese. Anticamente viveva in Egitto, dove era oggetto di venerazione. Presenta piumaggio in prevalenza bianco, con piume sfrangiate di colore nero sul groppone e remiganti dalla punta nera; le zampe sono piuttosto lunghe e terminano con 4 dita, di cui quelle rivolte in avanti unite da una membrana. Testa e collo sono neri; il becco, nero, è sottile e ricurvo. L’apertura alare misura poco più di un metro. Di abitudini diurne, l’ibis sacro vola con le ali aperte e le zampe slanciate. Gregario, si riunisce in gruppi numerosi; in genere costruisce il nido, fatto di rami ed erbe, tra gli arbusti. Si ciba prevalentemente di pesci, piccoli serpenti e invertebrati, che cattura con un colpo di becco preciso e ingoia interi; talvolta si nutre di giovani coccodrilli o tartarughe marine appena nate. Nella stagione degli amori, tra giugno e agosto, i maschi si contendono le compagne a colpi di rigonfiamenti del petto e striduli gorgheggi. La femmina depone 1-5 uova, che cova senza l’aiuto del maschio. Allo stesso genere appartiene il Threskiornis melanocephalus, presente nelle aree umide del Sudest Asiatico, ma ha la coda grigia.


lunedì 25 gennaio 2021

I Tigli di Via Don Minzoni (1)

lunedì 25 gennaio 2021 - Good Morning Caldiero

Via Don Minzoni, nel contesto di un paese che non ha molto da offrire come attrattive architettoniche, è sempre stata considerata la più bella via che porta in Centro. La sua poesia era dovuta ai secolari e magnifici tigli che la corteggiavano con la loro ombra e con il loro profumo e che portavano a sognare gli ultimi romantici che, anche se frettolosamente, la percorrevano.

Un mio vecchio articolo (26 novembre 2010) raccontava: Rivolgo una corale preghiera all’assessore alla manutenzione e all’ecologia, per un prontissimo intervento per il recupero degli ormai boccheggianti tigli che fiancheggiano su entrambe i lati, via Don Minzoni. Dissennate potature e un’evidente incuria, hanno permesso agli agenti atmosferici di fare scempio di quelle bellissime piante, vanto e orgoglio dei caldieresi “de soca” che hanno sempre potuto godere, forse nella più bella via del paese, del ristoro ombroso e del loro profumo primaverile. Siamo in tanti a sentire vicino il giorno che ci verrà detto che, per pericolosità e per morte naturale, si dovrà intervenire, estirpandole, ma non vogliamo e non possiamo esserne complici. Invito pertanto chiunque abbia a cuore il delicato problema del continuo stillicidio e decadimento del nostro Paese, a far sentire la propria voce, non aspettando che i Tigli facciano la fine dei Pini marittimi del viale della Stazione. Dal viale del tramonto al tramonto del viale.

Oh tigli, nella vostra immobile fermezza,

dai rami come braccia verso il cielo.

Potrete invocare quanto vorrete l’aiuto divino,

ma dopo l’autunno ci sarà sempre l’inverno.

Basterà solo aspettare.

 

A distanza di cinque anni, con un ulteriore trafiletto (15 settembre 2015), rimarcavo: Girando fuori dalle mura di Caldiero, ti imbatti sovente in certe immagini che ti richiamano alla mente articoli letti sul “bugiardino” (L’Arena, 21 giugno 2015), che riguardano iniziative dell’amministrazione che fanno accapponare la pelle. Mi riferisco alle dichiarazioni ufficiali che, un giorno o l’altro, i Tigli di via Don Minzoni dovranno essere tagliati perchè pericolosi per la pubblica sicurezza. Non voglio entrare nel merito di rimedi alternativi, ma sottolineare che, se veramente a cuore, ogni problema ha soluzioni meno drastiche e forse più consone a una comunità che già scarseggia di bellezze artistico-naturali. Quindi qui il mio appello, spero raccolto da molti: prima di procedere su una via a senso unico, parafrasando “il rocker di Zocca": Voglio trovare un senso a questa voglia, anche se questa voglia un senso non ce l'ha.

 

Oggi, dopo dieci anni, vorrei ripetermi con un modesto appello alle autorità che hanno presentato il piano di interventi per rendere, secondo loro, ancora più bella questa “Via”: Sono rimasti solo nove tigli, che alti e schietti van dalla Provinciale 11 al ponte ferroviario, in duplice filar Abbiatene cura! e che voci profane e contrarie o indispensabili cavi elettrici, non abbiano il sopravvento sulla nostra storia e la nostra vita. I nostri figli e nipoti dovrebbero avere dei precisi punti di riferimento, non solo le foto ricordo dell’amico Giorgio… 


 

venerdì 22 gennaio 2021

Il piacere della tavola e il Polpo alla piastra

venerdì 22 gennaio 2021 – Sensi e Sensazioni 

Il piacere di mangiare è solo la sensazione di un bisogno che si soddisfa, il piacere della tavola è invece la sensazione che nasce da fatti, luoghi, cose e persone che accompagnano il pasto. 

Il piacere della tavola si distingue soprattutto per il privilegio particolare di disporti a tutti gli altri piaceri o almeno di consolarci della perdita di essi. 

Il Gastrosofo che è in me è semplicemente in cerca di una felicità alimentare che mi metta in armonia col mio corpo, ma soprattutto con la mia mente. E mi veniva semplice, questa felicità, condividerla con gli amici, quelli che tra un sorriso e arguzie dialettiche, trascorrevano un po’ di tempo, talvolta criticando, ma spesso apprezzando, ciò che lo chef di turno propinava alla nostra curiosità. 

Dopo un buon pasto, il corpo e l'anima godono di uno speciale benessere: mentre per il fisico, il cervello si rinfresca, la fisionomia si distende, il colorito si ravviva, gli occhi brillano e un dolce calore si diffonde per tutte le membra, per il morale, l'ingegno si acuisce, la fantasia si riscalda, i motti spiritosi nascono e s'incrociano. Intorno alla tavola si possono notare tutte le varietà della socializzazione: l'amore, l'amicizia, l’intrigo, i consigli, gli affari, l'ambizione ecc. 

Il Covid però, nella sua enorme cattiveria, ha reso vane queste possibilità costringendo ciascuno a ritirarsi in sé stesso, cercando soluzioni alternative e quasi sempre egoistiche.

Oggi giornata grigia di settimana grigia e senza sugo. Non ci resta che dedicarci al piacere della tavola, per uno scambio a due, di sensi e sensazioni. 

Ingredienti: 1 polpo (da circa 1 kg), olio evo, succo di limone, vino bianco, curry, paprika dolce, sale, pepe nero, prezzemolo tritato, foglie di menta. 

Batterlo con un batticarne e spezzare le fibre muscolari dei tentacoli, per ottenere un polpo tenerissimo. Portare a ebollizione una pentola con abbondante acqua e, quando l’acqua bolle, immergervi il polpo e lessarlo per circa 30-40 minuti. Quando cotto, spegnere il fuoco e lasciarlo raffreddare nella pentola, con l’acqua di cottura. 

Preparare una emulsione mescolando tra loro: 4 cucchiai di olio di oliva, il succo del limone, un quarto di bicchier di vino bianco, un pizzico di curry, un pizzico di paprika e un pizzico di pepe nero. Aggiustare di sale e mescolare il tutto. 

Preparare l’olio aromatizzato mescolando 5-6 cucchiai di olio, con un pizzico di curry e una presa di paprika.

Riscaldare bene la piastra, poggiare i pezzi di polpo sulla piastra rovente e cuocerli a fuoco vivo per 3-4 minuti, girandoli spesso e spennellandoli con l’emulsione preparata in precedenza. Trasferire poi i pezzi piastrati in un piatto da portata, irrorarli con l’olio aromatizzato, salare a piacere e decorare, infine, con del prezzemolo e le foglie di menta tritate. 



 

 

 


mercoledì 20 gennaio 2021

Acciughe del Cantabrico

mercoledì 20 gennaio 2021 - Sensi e Sensazioni

Citazione: "Il gusto si può coltivare come si coltiva l'orecchio per il jazz: senza pregiudizi, con spirito curioso e senza prenderlo troppo sul serio." (Isabel Allende)

Dedica: Ai miei amici convinti che “gusto” sia la forma dialettale dell’autorevole nome di Gaio Giulio Cesare Ottaviano, primo imperatore romano dal 27 a.C. al 14 d.C. 

Oggi stavo ricordando il mio incontro con Castro Urdiales, un antico porto fortificato della Cantabria che, oltre ad essere sul percorso del Camino del Norte per Santiago, fa parte di quella cerchia di paesi, con Santoña e Laredo, conservatori della storia della lavorazione delle acciughe, imparata all’inizio del secolo scorso dai maestri italiani che si insediarono in quelle località, per sfruttare quelle risorse. 

L’acciuga è una specie ittica che vive a più di 100 metri di profondità e si nutre di plancton. Il mar Cantabrico con le sue acque profonde e fredde per le molteplici correnti che lo rendono burrascoso, ma molto pescoso è riconosciuto come il luogo più idoneo per le migliori acciughe al mondo. Nei mesi primaverili, quando il sole riscalda la superficie dell’acqua del mare, banchi di acciughe salgono in superficie per alimentarsi e riprodursi ed è questo il periodo in cui hanno acquisito il livello più alto di grasso e la carne è più aromatica e succosa. Questo è anche il momento giusto per la pesca di superficie che rispetta l’ambiente e per la lavorazione manuale conserviera che deve avvenire nello stesso giorno della pesca, per garantire la brillantezza del pesce. L'acciuga viene infatti pulita, lavata in acqua e sale, asciugata, e posta immediatamente nelle tipiche latte. Tra strato e strato, sale marino in quantità tale da provocare la maturazione e stabilizzare la conservazione del pesce. 

Come si gustano Non fatevi impressionare dal prezzo (caro), ma concedetevi una volta l’opportunità di acquistarne una latta (si trovano anche da tre chili); ritagliatevi un po’ di tempo, amici sinceri e un Verdicchio dei Castelli di Jesi alla giusta temperatura e lasciatevi cullare dal sussurrare del mare che sentirete appena chiusi gli occhi, dal profumo che inebrierà le vostre narici e dall’esplosiva bontà al palato, di questa semplice ricetta:

Aprite la latta, dissalate le acciughe sotto l’acqua corrente, asciugatele con carta assorbente, pulitele e sfilettatele con cura e perizia chirurgica. Preparate dei crostoni di pane tostato, non troppo alti (7-8 mm), del burro Echirè della Loira non salato, degli spicchi di pompelmo sbucciato al vivo e componete l’insieme con la dovizia di un’opera d’arte. Nient’altro! Accompagnate la degustazione con il pulito aroma di mandorla e il piacevole sentore agrumato del nettare appena stappato. Conquisterete, se ancora possibile, la stima e l’affetto di tutti i commensali.