giovedì 31 gennaio 2013

“Pari opportunità: Daniela che deve scegliere tra un figlio o il lavoro” di Gabriele Corsi


giovedì 31 gennaio 2013 - Pensieri e Parole da condividere

Ha la voce che ride, Daniela. Sarà la maternità. Ha una voce dolce, Daniela. Sicura, non preoccupata. Quasi divertita dalla sua storia.
Le prime domande sono quasi d’obbligo: “Quando nascerà tuo figlio e come lo chiamerai?” 
“Nascerà ad aprile e si chiamerà Tiziano”.

Ma c’è un altro appuntamento, sempre ad aprile.
Daniela ha 32 anni. E’ calabrese di origine, si è trasferita in Toscana da 15 anni. Ha studiato a 800 chilometri da casa, prima ospite di un convitto, poi in una stanza in affitto. I genitori (“due pazzi”, li definisce) hanno appoggiato questa sua scelta. Si è laureata con 110 e lode in Lettere.

Decide di fare l’insegnante. Perché?
“Perché penso sia uno dei lavori più entusiasmanti del mondo, dove dai e ricevi sempre. Un lavoro dove è impossibile annoiarsi perché le persone che hai davanti cambiano continuamente e sei sempre in gioco. Perché nella mia carriera scolastica ho incontrato ottimi e pessimi insegnanti e ho provato sulla mia pelle ciò che ‘non fa’ un bravo insegnante”. 
Daniela lavora duramente per realizzare il suo sogno. Frequenta la SSIS, Scuola di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario. Due anni di frequenza obbligatoria, quattro giorni alla settimana, a Siena. Tirocinio nelle scuole, duemila euro di retta all’anno, esami d’ingresso, esami in itinere e esame di Stato finale per conseguire l’abilitazione all’insegnamento. Successivamente, per conseguire il titolo di Sostegno per l’insegnamento ai disabili spende altri duemila euro e un altro anno di frequenza obbligatoria, sempre a Siena, tirocinio nelle scuole e esame finale. Insomma una formazione per insegnanti che aveva il compito di prepararli, valutarli e abilitarli.

Il Ministro Profumo, con una specie di gioco delle tre carte, indice un concorso. Lo presenta come “una novità”. Daniela mi spiega che di nuovo non c’è nulla.
Ma il problema più grande qual è?
“Il prossimo 18 febbraio ci sarà la seconda prova del concorso. Cosa succederà se sarò ammessa alla prova orale e questa coinciderà con la data presunta del parto? Ovvio, per il Ministero, anzi per il Ministro sarò esclusa automaticamente dal concorso, nonostante tutti i miei sacrifici. Tutto sarà vano se mio figlio deciderà di nascere lo stesso giorno o in prossimità della prova”.

Nella situazione di Daniela ci sono tante altre aspiranti insegnanti. 
Che si fa? Si fanno gravidanze “elastiche”? Tipo di 11 mesi? Lo chiedo al Ministro, che è un tecnico.

Si chiede di scegliere tra la maternità e il lavoro?
Ma Daniela ha la voce che ride.
“In via teorica esiste un governo, un Ministro, quello dell’Istruzione, che ha elaborato un bando, basterebbe derogare a ciò che si è scritto. Non dovrebbe essere così complicato (in via teorica!). Inutile parlare di pari opportunità se poi una donna che va a partorire è ingiustificabile ai fini di una selezione pubblica. Se è lo Stato il primo a ledere questo diritto cosa vogliamo aspettarci dai privati”.
 Daniela andrà a votare: “Voterò, perché i diritti, finché ci sono, vanno esercitati. Dopo è inutile lamentarsi! Credo nel rinnovamento delle persone e delle idee”.
Nessuno è stato vicino, in questa battaglia, a Daniela: “Solo la mia famiglia. I sindacati sono troppo impegnati a litigare tra loro, a fare ricorsi su ricorsi mettendoci l’uno contro l’altro”.

Daniela ha la voce che ride. Perché comunque vada ad aprile nascerà Tiziano.
Forse a Daniela chiederanno davvero di scegliere tra l’essere mamma ed essere assunta.
La sua voce, mentre ride, ci dice che la sua scelta l’ha già fatta.
E la domanda è: che Paese è quello che chiede di fare una scelta del genere?

Il Fatto Quotidiano, 31 gennaio 2013

mercoledì 30 gennaio 2013

Pécs e Vilmos Zsolnayi


agosto 2012 - Sensi e Sensazioni

A pochi passi dalla piazza Széchenyi, si erge la fontana dedicata a Vilmos Zsolnay, con quattro animalesche teste art nouveau da cui fuoriescono i getti d’acqua. Fu lui a fondare centocinquanta anni or sono una delle  più celebri fabbriche di porcellana del mondo intero e a inventare la mitica Eosina, una colorazione iridescente dalla ricetta segretissima, firma inconfondibile delle produzioni Zsolnay.



Il monumento più romantico è invece semi nascosto in un angolo di Ferencesek. Un’opera senza forma e senza tempo che le guide ignorano e che nessuno ha mai commissionato. A realizzarlo sono state le coppie più innamorate della città. Che dopo un bacio e una promessa consegnano i loro sentimenti a un lucchetto di cui gettano la chiave e che serrano intorno al ferro di una grata. Così, lucchetto dopo lucchetto, se ne sono accumulati talmente tanti da formare una grande scultura che si rinnova ogni volta che qualcuno trova l’anima gemella.


lunedì 28 gennaio 2013

Grecia - Meteora


sabato 4 agosto 2007 - Quattro salti per l’Europa

Dichiarato patrimonio dell'umanità dall'Unesco, è un importante centro della chiesa ortodossa, uno dei principali raggruppamenti di monasteri della Grecia, secondo solo a quello del monte Athos, nella pianura della Tessaglia, nei pressi della cittadina di Kalambaka.

Dei ventiquattro monasteri edificati in cima a falesie di arenaria, attualmente solo sei sono ancora funzionanti e visitabili: Agios Stefanos, Agia Triada, Gran Meteora, Varlaam, Roussanou e Agios Nikolaos.





























venerdì 25 gennaio 2013

Lisbona e Mosteiro dos Jerònimos


martedi 22 agosto 2006 - Sensi e Sensazioni

Si trova nel quartiere di Belém, realizzato in stile manuelino su progetto dell'architetto Diogo de Boitaca, fu fatto costruire dal Re Manuele I° per celebrare il ritorno del navigatore portoghese Vasco da Gama, dopo aver scoperto la rotta per l'India.

La leggenda narra che il monastero venne costruito dove esisteva la chiesetta Ermida do Restelo, nella quale il navigatore e il suo equipaggio, trascorsero in preghiera, la notte precedente alla partenza per il grande viaggio. La sua costruzione iniziò nel 1502 ed ebbe termine dopo circa cento anni.

Appena all'interno del portale principale si trovano le tombe di Vasco da Gama e del poeta navigatore Luís de Camões. Nella cappella del chiostro, riposano dal 1985, le spoglie dello scrittore Fernando Pessoa.

Il monastero è nello stesso stile della vicina Torre di Belém e del Monumento alle scoperte che simboleggiano la celebrazione del periodo storico più importante della nazione portoghese e costituiscono una delle più importanti attrazioni turistiche di Lisbona.







domenica 20 gennaio 2013

Poppi e Abbazia di San Fedele


31 dicembre 2012 - Sensi e Sensazioni

Prende origine dalla celebre e antichissima Abbazia di Strumi; terminata intorno all’anno 1200. Fu abitata dai monaci Vallombrosani sino al 1810 ed ebbe come più importante abate quel Giovanni Ungari che divenne antipapa col nome di Callisto III per volere di Federico Barbarossa. 

All’interno diversi importanti dipinti tra cui la Madonna con Bambino, tavola del Maestro della Maddalena. Nella cripta sono conservate le spoglie di San Torello, nato nel 1202, che dopo una vita dissipata e dedita ai piaceri mondani, si ritirò sui monti, come eremita vallombrosano per una vita ascetica ed esemplare.





venerdì 18 gennaio 2013

Assisi e il Tempio di Minerva


martedì 1 gennaio 2013 - Sensi e Sensazioni

Probabilmente datato fine del I°sec. d.C. è il principale monumento di Assisi romana.

Il tempio eretto da Domiziano e dedicato a Minerva Chalcidica, occupava l’area in cui si eleva oggi la chiesa di Santa Maria sopra Minerva.

Sei splendide colonne monolitiche corinzie, con relativi capitelli, poggiano su plinti che, per mancanza di spazio sono collocati sulla scalinata.





“Consigli non richiesti a Monti” di Massimo Gramellini


venerdì 18 gennaio 2013 - Pensieri e Parole da condividere

Mi rivolgo all’uomo, oltre che all’agenda. Uno statista come lei avrebbe potuto evitare di salire in politica e rimanersene al livello del mare, nel giardino dei senatori a vita, a cui una regola non scritta suggerisce di non sporcarsi il mantello nelle campagne elettorali. Oppure avrebbe potuto affrontare l’arrampicata in solitudine, con una compagnia selezionata fra le eccellenze italiane allergiche alla Casta.  

Voi del loden contro tutti: anche la sconfitta sarebbe stata un onore, l’inizio di qualcosa. Invece si è lasciato incastrare in una cordata di mestieranti, il gatto Fini e la volpe Casini. Due strenui difensori della famiglia, in particolare della loro, che bazzicano la politica da quando io andavo all’università e lei forse nemmeno ci insegnava.  

Prima che i tartassati della classe media tornino a rifugiarsi in massa sotto le insegne di cartapesta dell’astuto pifferaio, accolga qualche suggerimento tecnico. Rinfoderi quel tono asettico, a metà fra lo specialista in dispetti e l’analista fiscale. L’Italia non è una banca, anche se in tanti l’hanno rapinata. Metta la vita nelle sue parole, indicando un traguardo che sia una vittoria da sognare e non sempre e soltanto una sconfitta da evitare. Non ascolti il gatto e la volpe: con i voti della Chiesa non si diventa capi del governo, ma chierichetti. Ed eviti, se può, di correre il rischio di tutte le agende, che si usano un anno e poi si buttano. 

La Stampa, 18 gennaio 2013

giovedì 17 gennaio 2013

Assisi e San Francesco


martedì 1 gennaio 2013 - Sensi e Sensazioni

 Ad Assisi, adagiata sui contrafforti del monte Subasio, è normale che tutte le cose parlino di Francesco, anche quelle forse più lontane a Lui e a "Sorella Povertà". Ogni volta che si torna in questa cittadina è facile essere coinvolti da un’atmosfera unica e di meditazione che talvolta stride con l’opulenza di certi atteggiamenti, ma che sempre ti lascia un’ombra di inquietudine e di riflessione interna.
Tante immagini che parlano di lui e altre di come il suo mito sia presentato, non sempre in linea con la sua parola e il suo esempio. Chi ha fede non può non incontrare il Santo. Gli altri, riconoscono in lui un grande uomo, che ha lasciato un segno da emulare e portare con sè nella vita quotidiana.





Basilica di San Francesco d’Assisi
E’ curioso pensare che un Santo tanto dedito ai poveri giaccia in una delle chiese più suntuose del mondo.
Francesco aveva chiesto di essere sepolto in quello che all’epoca era chiamato “Colle dell’Inferno”, nel cimitero dei poveri e dei criminali.
La basilica inferiore fu completata in due soli anni (1228-1230), ma richiese un restauro conservativo intorno al 1470. La basilica superiore fu terminata entro il 1253, quando l’intero complesso fu consacrato. Le decorazioni e gli affreschi furono affidati ad alcuni dei più grandi artisti dell’epoca, come Giotto e Cimabue.
Dopo la costruzione della doppia basilica, la collina fu ribattezzata “del Paradiso”. 







“La bella Italia che non seduce gli italiani” di Massimo Gramellini


giovedi 17 gennaio 2013 - Pensieri e Parole da condividere

Dopo il caso Dante-Dan Brown: perché le glorie del nostro passato ispirano solo gli stranieri?

E così, dopo aver visitato la Roma dei Papi e il mondo esoterico di Leonardo, nel nuovo thriller di Dan Brown si passeggia tra le strade di Firenze e le pagine infernali di Dante. Dan Brown non sarà un maestro di stile, ma è un’autorità indiscussa in materia di fatturato. Se ogni volta mette l’Italia sullo sfondo dei suoi polpettoni è perché sa che l’Italia fa vendere in tutto il mondo. Non l’Italia di oggi, naturalmente, mediocre sobborgo d’Occidente come tanti altri. L’Italia del passato: le città d’arte del Rinascimento e l’Antica Roma. Gli unici due momenti della storia in cui siamo stati la locomotiva dell’umanità.  

E a questo punto, ossessiva, scatta la solita domanda: perché? Perché, se l’Italia fa vendere, a guadagnarci devono essere sempre gli altri? Perché i miti del passato italiano affascinano gli scrittori e i registi stranieri, ma non i nostri?  

Al di là delle letture dantesche di Benigni, che sono un’eccezione magnifica ma non esportabile, perché l’Inferno ispira romanzi a Dan Brown e non a Sandro Veronesi (cito lui in quanto bravo e pure toscano), tantomeno al sottoscritto che al massimo potrebbe narrare le imprese di Pulici e Cavour? Perché i telefilm sui Borgia li fanno gli anglosassoni e non un pronipote di Machiavelli? Perché le gesta del Gladiatore sono state narrate da Ridley Scott e non dall’epico Tornatore? Persino lo scrittore-archeologo Valerio Massimo Manfredi, nonostante qualche incursione sporadica nella romanità, preferisce mettere al centro delle proprie saghe i greci Alessandro e Ulisse. Se la tomba dell’eroe di Russell Crowe, scoperta tre anni fa lungo la Flaminia, si trasformerà in un’attrattiva turistica sarà per merito delle associazioni straniere che stanno raccogliendo i fondi necessari al restauro, nel disinteresse impotente del ministero della Cultura, che in Italia dovrebbe contare quanto quello del petrolio in Arabia Saudita, mentre l’opinione comune lo considera una poltrona di serie B.  

Ma questo rifiuto pervicace di dare al mondo l’immagine dell’Italia che piace al mondo non riguarda solo gli artisti e i politici. Investe tutti noi. Un bravo psicanalista ci troverebbe materiale per i suoi studi. Sul lettino si dovrebbe sdraiare una nazione intera che si rifiuta orgogliosamente di essere come la vogliono gli altri e desidera invece con tutte le sue forze conformarsi al modello globale, condannandosi alla marginalità. Per quale ragione il passato che affascina e stimola la curiosità e l’ammirazione di turisti cinesi e best-selleristi americani ci risuona così pigro e indifferente? Perché rifiutiamo di essere il gigantesco museo a cielo aperto, arricchito da ristoranti e negozi a tema, che il mondo vorrebbe che fossimo? Forse è presbiopia esistenziale.  

L’antica Roma e il Rinascimento, incanti da esplorare per chi vive al di là dell’Oceano, per noi che ci abitiamo in mezzo si riducono a scenari scontati: le piazze del Bernini sono garage e il Colosseo uno spartitraffico. O è la scuola che, facendone oggetto di studio anziché di svago, ci ha reso noioso ciò che dovrebbe essere glorioso. Ma forse la presbiopia e la scuola c’entrano relativamente: siamo noi che, per una sorta di imbarazzo difficile da spiegare, ci ostiniamo a fuggire dai cliché - sole, ruderi, arte e buona tavola – a cui il mondo vuole inchiodarci per poterci amare e invidiare. 

L’Italia capitale universale della bellezza e del piacere è l’unico Paese che può scampare al destino periferico che attende, dopo duemila anni di protagonismo, la stanca Europa. Ma per farlo dovrebbe finalmente accettare di essere la memoria di se stessa. Serve una riconversione psicologica, premessa di quella industriale. Serve un sogno antico e grande, mentre qui si continua a parlare soltanto di spread.  

La Stampa, 17 gennaio 2013

mercoledì 16 gennaio 2013

Irlanda - Cliffs of Moher


agosto 2011 - Quattro salti per l’Europa

Scogliere impressionanti e suggestive, a picco sull’oceano Atlantico circondate dal verde irlandese di queste colline, un tratto di costa di 8 chilometri sino a 214 metri sul livello del mare. 
Intorno solo mare, immersi nella natura, come può capitare in pochi altri angoli del globo.

Al centro di uno degli speroni rocciosi più alti è situata la O'Brien's Tower, una torre circolare in pietra di due piani costruita nel 1835 come osservatorio.