martedì 14 marzo 2023 - Articoli per Riviste
domenica 19 maggio 2024
Valter e L'EXTRA dal 2023
martedì 7 maggio 2024
Walterpertoldo, nobile di Spilimbergo o uomo d’armi?
Nella cripta di quella stessa chiesa di Spilimbergo (Santa Maria Maggiore), un sarcofago trecentesco di Walterpertoldo nipote del succitato omonimo, uomo d’armi, con un’iscrizione che ricorda la sua nomina a cavaliere, a Roma sul ponte Sublicio nel 1354 e il successivo incarico a Podestà di Treviso, dove morì nel 1382. Le sue gesta vengono riportate dalla storia:
1344, acquista Codroipo: ottiene in feudo Belgrado e Flambro dal conte di Gorizia,
1348, compra Solimbergo e Sequals da Giacomo di Flagogna per 400 marche. L’anno seguente ne ottiene l’investitura dal vescovo di Concordia.
1350, si allea con il signore di Villalta ai danni del patriarca di Aquileia. Occupa Torre, Fagagna, San Daniele del Friuli, Buia e Tricesimo.
1353, acquista la campagna di Lestans e Vacile.
1354, accompagna a Roma l’imperatore Carlo di Boemia. È armato cavaliere dagli speroni d’oro al Ponte Sublicio (Ponte Aventino o Marmoreo). È segnalato con altri nobili friulani all’incontro che avviene tra l’imperatore Carlo di Boemia con il fratellastro, il patriarca di Aquileja Astorgio Markwald.
1356, a colloquio a Spilimbergo con il re Ludovico d’Ungheria. Ospita, sempre nella medesima località il conte di Gorizia.
1358, si riconcilia con i signori di Valvasone.
1359, viene invitato a Venezia dal doge Giovanni Dolfin.
1361, combatte il patriarca di Aquileia Ludovico della Torre per la mancata restituzione del castello di Varmo. Per vendetta sono dati alle fiamme i villaggi di Gaio e Vacile. Vince a Barbiano gli avversari. Li costringe a riparare a San Daniele del Friuli. Ha con il fratello Enrico in prestito dai veneziani 4000 ducati, metà della somma necessaria per riscattare Pordenone dal duca d’Austria. L’ammontare deve essere reso entro un anno ed è garantito dai suoi beni.
1362, Rientra in possesso di Pordenone dietro l’esborso di 8000 ducati.
1363, è spinto ad agire contro il patriarca di Aquileja Ludovico della Torre dal duca Rodolfo d’Austria. Gli sono al fianco Biachino e Tolberto di Prata e Francesco d’Ossalico di Strassoldo. Si muove intorno a Valvasone ed a San Vito al Tagliamento, dove si trovano gli avversari agli ordini di Francesco Savorgnano. Gli avversari rifiutano lo scontro, per cui è costretto a ripiegare. Il duca d’Austria arruola altre milizie condotte da Ermanno conte di Cilli, dall’Ortenburg e da Colo di Saldenhofen. E’ condotto dai veneziani con il fratello Enrico. Sempre in lotta con le milizie del patriarca di Aquileja coadiuvate dai carraresi, è assediato in Umspergo da Manno Donati. Fugge dalla località prima che questa sia costretta alla resa; ripara a Cuccagna (Cuccana) e da qui in Austria presso il duca Rodolfo. Con l’ausilio della Serenissima riesce a stipulare una tregua con gli avversari.
1364, da Gorizia si porta sotto Spilimbergo con i suoi cavalli. E’ affrontato dai friulani che gli sbarrano il passo tra Strassoldo e Valvasone; elude la loro sorveglianza e per altre strade raggiunge Spilimbergo in cui entra senza problemi. Il fumo di varie case date alle fiamme segnala la sua presenza agli avversari. I friulani ed i carraresi, ora comandati da Bertuccio da Montemelone e da Francesco Savorgnano, lo assalgono a Fagagna (100 morti e 100 prigionieri tra le sue truppe) e riconquistano la località. Ad ottobre è dichiarato ribelle dal patriarca di Aquileia ed è condannato a morte. Sconfitto, si reca a Travesio e, davanti ad un’assemblea dei nobili locali tra i quali spicca il conte Mainardo di Gorizia, supplica il Savorgnano di intercedere per lui presso il patriarca. Si deve recare anche a Padova ed umiliarsi con il signore della città Francesco da Carrara. Deve riconoscere il pagamento delle spese della guerra sopportate dai carraresi per conto del patriarca di Aquileia.
1365, con la morte del duca Rodolfo d’Austria si reca a Padova; si dimostra sempre umile con città Francesco da Carrara. Si dichiara pronto a pagare l’ammontare dei fiorini richiestigli nell’autunno precedente, che ha mancato di fare fronte. A tale somma sono aggiunti altri 1000 fiorini, che il signore di Padova ha dato in prestito al patriarca di Aquileja per resistere alle sue pretese.
1367, è reinvestito dei suoi beni dal nuovo patriarca di Aquileja Astorgio di Markwald.
1375, a Venezia. Gli sono concessi in mutuo 2500 ducati.
1377, ottiene in feudo Castelnovo del Friuli dal conte di Gorizia.
1378, appoggia i veneziani nella guerra contro i carraresi, il re Ludovico d’Ungheria ed il patriarca di Aquileia.
1381, prende possesso di Treviso a nome del duca d’Austria. Nominato podestà gli sono consegnate le chiavi della città dal capitano veneziano Leonardo Dandolo. Fronteggia i carraresi.
1382, in missione diplomatica presso il re d’Ungheria di cui sollecita l’aiuto diplomatico. Rientra a Treviso e vi muore poco dopo. E’ sepolto a Spilimbergo nella chiesa di Santa Maria Maggiore. Sposa Florida di Spilimbergo.
lunedì 6 maggio 2024
Poffabro
martedì 7 maggio 2024 - Andar per Città
Arrivare in questo borgo considerato uno dei cento più belli d'Italia e trovare una pioggia battente con temperatura da far sembrare imminente l’arrivo dell’inverno, non è certo il massimo. Ma con un po’ di ottimismo e lo spolverino ci si può accontentare!
In età romana qui passava la strada che da Julia Concordia s’inoltrava nelle Alpi. Questo borgo è una frazione di Frisanco comune in provincia di Pordenone, nella Val Covera, ai piedi delle Prealpi Carniche.
Famoso per la sua architettura rurale, con tipiche case in pietra, con scalinate, ballatoi in legno e corti interne dove si accede attraverso strettissimi archi in sasso. La sua “forza magica” sta nell’effetto incantatore di questi elementi architettonici schietti e austeri, che pure danno un senso di intimità e raccoglimento.
La chiesa di San Nicolò è prima di tutto il segno di un’innegabile fede, rivendicata attraverso le dimensioni anomale rispetto a quelle degli altri edifici del paese. La sua fisionomia attuale, con la sua maestosa facciata bianca, si delineò già a fine Seicento.