mercoledì 24 febbraio 2016

domenica 21 febbraio 2016

Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese

domenica 21 febbraio 2016 - Andiamo al Cinema


Il film richiama immediatamente alla memoria “Cena con amici” e “Il nome del figlio”, ambientati in un appartamento dove si svolge l’intera azione scenica. 

I cellulari sono “scatole nere” che raccolgono le tre vite dell’individuo: la pubblica, la privata, ma, soprattutto, la segreta e mettere in “vivavoce” cosa e quanto possono raccontare, può rilevarsi un gioco pericoloso, dirompente, che fa uscire allo scoperto un mondo nascosto.

E’ bene sapere sempre tutto? La verità rende liberi o distrugge?

Una raffinata analisi introspettiva e psicologica dei personaggi, un ritmo narrativo incalzante e una recitazione strepitosa di bravissimi attori.

E’ un film amaro e drammatico, ma nello stesso tempo brillante e perfido. 

Il finale con un epilogo diverso della serata, ricordando “Sliding doors”, ci presenta come sarebbe filata liscia la serata, senza quel gioco cruento e disastroso. 

Meglio portarsi i segreti nella tomba che distruggere tutto!

sabato 13 febbraio 2016

The Hateful Eight di Quentin Tarantino

sabato 13 febbraio 2016 - Andiamo al Cinema


Tarantino o si ama o si odia. E partendo da un assioma, vedere questo film, diventa una necessità e alla fine, concludi che è pressochè perfetto. 

Perfetto per la struttura, per i dialoghi, per i primi piani, per il doppiaggio, per i panorami della diligenza sulla neve, per gli attori azzeccati nei loro personaggi, per la luce, per la fotografia.

Le scene di violenza a cui ci ha abituati il regista diventano inoffensive, non infastidiscono e capisci che sono scenograficamente indispensabili.

Quello che colpisce di più sono i dialoghi, specialmente tra Jackson e Russel, in perfetta simbiosi.

Ciliegina sulla torta: la lettere adi Abramo Lincoln che ci accompagna sino al finale un po’ prolisso e cruento e ormai scontato, ma con una sua morale.

Dopo tante interpretazioni, finalmente una nuova visione del western, iniziata con il bellissimo “Django Unchained” e speriamo non finita con questo capolavoro. 

Tutto da gustare!

venerdì 12 febbraio 2016

“InsuperAbile” di Massimo Gramellini

venerdì 12 febbraio 2016 - Pensieri e parole da condividere

Commentando il ciuffo a banana esibito dal pianista Ezio Bosso sul palco di Sanremo, il sito satirico Spinoza ha scritto: «È davvero commovente vedere come anche una persona con una grave disabilità possa avere una pettinatura da coglione». La tanta Italia che ha scoperto Bosso soltanto l’altra sera si è indignata, ma lui no. «Perché cerco di pettinarmi da solo» ha risposto, e anche i provocatori di Spinoza hanno dovuto concedere l’onore delle armi a quest’anima enorme, capace di prendere in giro la malattia degenerativa che gli ha invaso il corpo senza riuscire a intorbidirgli i pensieri. 

Essere sfottuto è meglio che essere compatito: ti fa sentire normale. Ma chi l’altra sera lo ha ascoltato parlare e suonare - come la giovane orchestrale con gli occhi umidi inquadrata più volte dalla regia, in cui ci siamo riconosciuti un po’ tutti - non era mosso dalla compassione. Semmai dalla meraviglia. La stessa che un bambino prova davanti al mistero. E qui il mistero è l’uomo, quest’essere fatto di fango e di stelle che non trattiene niente eppure contiene tutto, anche se spesso se ne dimentica. Poi una sera a Sanremo, dopo una silhouette perfetta e una bocca rifatta, spunta uno di quei «diversamente abili» dinanzi ai quali per strada giriamo educatamente la testa ed estrae l’universo dal suo corpo straziato. Allora accade un piccolo miracolo e persino lo spettatore più cinico percepisce confusamente che Ezio Bosso non è un uomo con le spalle al muro. È l’uomo che oltrepassa il muro nell’unico modo possibile. Volando.   

La Stampa, 12 febbraio 2016

venerdì 5 febbraio 2016

Brentella, il Dolce di Caldiero

venerdì 5 febbraio 2016 - Good Morning Caldiero



Mustang di Deniz Gamze Ergüven

venerdì 5 febbraio 2016 - Andiamo al Cinema


flobus
Far parlare le immagini 
Film bello: la trama, la regia e gli attori.
Anche se la storia è un racconto della sofferenza delle donne in Turchia e nel mondo in genere, non cede mai al patetico o al tragico, gli occhi delle ragazze, le loro espressioni dolenti raccontano più di ogni parola. Brave tutte le attrici che sostengono primi piani ed esprimono i sentimenti dei personaggi con estrema naturalezza. Molto buona la regia: inquadrature mai banali, cinepresa in movimento, immagini tagliate, inquadrature fuori dal comune per rendere la drammaticità o i momenti di divertimento delle ragazze. Non c'è bisogno di belle immagini (panorami e tramonti...) non c'è bisogno di musichetta di riempimento. La storia ha ritmo e non ha momenti di cedimento o di noia. Il finale di speranza è un augurio per tutte le donne che vivono dove la cultura e le credenze religiose le pongono in una condizione di sottomissione ai maschi. 

martedì 2 febbraio 2016

“Cirinnamoreremo” di Massimo Gramellini

martedì 2 febbraio 2016 - Pensieri e parole da condividere

Nel giorno in cui il Senato comincia a votare la legge Cirinnà viene naturale chiedersi su chi si fondi davvero una famiglia. Su un uomo e una donna, oppure su due persone che si amano a prescindere dal proprio sesso? In natura ogni creazione presuppone il maschio e la femmina. Ma prima di tutto, anche del maschio e della femmina, la natura riconosce l’energia dell’amore. Due uomini o due donne che si amano sono da ritenersi contro natura più di un uomo e di una donna che stanno insieme detestandosi? Offende l’intelligenza emotiva di chiunque considerare famiglia naturale il tizio che ieri a Pozzuoli ha dato fuoco alla compagna incinta e famiglia innaturale la signora che accudisce in ospedale la sua fidanzata malata. In nome di quale principio astratto, ormai solo in questa nazione che ha la ventura di confinare con il Vaticano, bisognerebbe impedire a due individui dello stesso sesso di vedere riconosciuta la loro unione da una legge dello Stato?  

Quanto al temuto articolo 5 sull’adozione del figlio del partner, non è il cavallo di Troia per l’utero in affitto, ma il tentativo di risolvere una questione che riguarda poche centinaia di coppie omosessuali con cui vive un figlio rimasto privo dell’altro genitore biologico. Nell’ipotesi di morte del genitore superstite, è preferibile che il bambino rimanga nella casa e tra gli affetti in cui è cresciuto o che cominci il gioco dell’oca degli sballottamenti e magari degli orfanotrofi? Anche in questo caso la risposta è suggerita dall’amore. E l’amore non è mai contro natura.  

La Stampa, 2 febbraio 2016

lunedì 1 febbraio 2016

Venezia e Vicenza - Ca’ d’Oro

lunedì 1 febbraio 2016 - Sensi e sensazioni

La Ca' d'Oro di Venezia è un noto palazzo, situato nel sestiere di Cannaregio e affacciato sul Canal Grande. Dal 1927 è adibito a museo come sede della Galleria Franchetti.

Nel 1412 il mercante veneziano Marino Contarini acquistò dalla famiglia della moglie, Soradamor Zeno, una vasta proprietà presso il confino di Santa Sofia, comprendente anche una costruzione di dimensioni tali, da essere definita Domus Magna. La Ca' d'Oro derivò dalla ristrutturazione di questa fabbrica, iniziata attorno al 1421.

L'edificio non ebbe un unico progettista, ma fu il frutto del lavoro di più maestri, coordinati da Marino Contarini stesso. 

La denominazione deriva dal fatto che in origine alcune parti della facciata erano ricoperte d'oro. Questa rifinitura faceva parte di una complessa policromia, oggi scomparsa, ritenuta uno dei massimi esempi del gotico fiorito a Venezia






Palazzo Caldogno da Schio, meglio noto come Ca' d'Oro di Vicenza, è un palazzo nobiliare, collocato lungo corso Palladio, a fianco della Chiesa di San Gaetano.

l palazzo fu eretto nel Trecento dalla famiglia Caldogno e completato in stile tardogotico nel 1477 circa dalla famiglia Dal Toso, i quali ampliarono l'edificio sul retro e completarono il cortile verso il 1500.

Il piano terreno fu risistemato da Lorenzo da Bologna, autore del ricco portale; l'atrio e l'interno furono ristrutturati sul finire del Settecento.