martedi 8 gennaio 2013 - Pensieri e Parole da condividere
La mossa era nell’aria da qualche giorno, e alla fine le cose sono andate come previsto. Dopo aver giurato e spergiurato «mai più con Berlusconi» la Lega è tornata all’ovile: si presenterà insieme al Pdl sia in Lombardia sia alle elezioni politiche nazionali. La base dell’accordo è chiara sul piano politico, molto meno sul piano tecnico.
L’obiettivo politico sottoscritto da Maroni e Berlusconi è di trattenere in Lombardia il 75% delle tasse versate dai cittadini lombardi, e di arrivare entro la fine della prossima legislatura alla costituzione della macroregione del Nord, formata da Lombardia, Veneto, Piemonte ed eventualmente altre regioni. Sul piano tecnico, invece, è buio totale.
Non è chiaro che cosa si intenda per tasse (tutte le imposte, tasse e tariffe? Solo le imposte locali o anche quelle nazionali?), non è chiaro in che modo si sia giunti a valutare che in Lombardia attualmente resterebbe solo la metà delle tasse riscosse. Soprattutto, nulla si dice su un punto decisivo: in che modo il nuovo progetto fiscale nordista si innesterebbe sulla realtà del federalismo in atto, quello voluto dalla Lega con la legge 42 del 5 maggio 2009, e che tra mille ritardi e pasticci sta entrando in funzione da qualche anno e dovrebbe andare a regime alla fine di questo decennio, cioè tra ben 7 anni.
Ho il sospetto che questa lacuna non rifletta solo la consueta superficialità dei nostri politici, abituati a confondere slogan e disegni di legge, ma sia dovuta alla cattiva coscienza della Lega e del Pdl. Se ce la raccontassero tutta, i politici che ora propongono quest’ennesima versione del federalismo dovrebbero anche ammettere alcuni notevoli fallimenti e sciatterie del passato.
Ricapitoliamo. Il primo tentativo della Lega di introdurre il federalismo risale al 2005, e consiste in una legge costituzionale, la cosiddetta devolution, approvata in Parlamento senza la maggioranza dei 2/3. Questo tipo di federalismo muore in culla, sotto la scure del referendum confermativo che lo cancella nel 2006. L’anno dopo, nell’estate del 2007, la Regione Lombardia propone un disegno di legge federalista, che diventa uno di punti programmatici dell’intero centro-destra alle elezioni politiche del 2008. Una volta vinte le elezioni, tuttavia, Lega e Pdl abbandonano il progetto su cui avevano chiesto il voto degli elettori, e varano una legge molto diversa, la legge 42 del maggio 2009, che è quella attualmente in vigore.
Poi, dopo l’approvazione di quella legge, introducono varie norme e decreti che modificano ancora una volta il federalismo, dilatandone i tempi di attuazione fino al 2019. E infine, ultima tappa, la trovata di ieri: un progetto la cui filosofia ricalca la vecchia proposta del 2007 della Regione Lombardia, poi rinnegata da Lega e Pdl appena approdati al governo.
Difficile non essere sconcertati. Ho passato anni a chiedere alla Lega perché avesse abbandonato il progetto della Regione Lombardia, discutibile nei dettagli ma, a mio parere, ragionevole nell’impostazione, e mi hanno sempre risposto che avevano bisogno del consenso della sinistra, e che per ottenerlo erano stati «costretti» ad annacquare il federalismo. Adesso, come minimo, mi piacerebbe sapere come mai ritornano a un progetto che avevano già abbandonato e che, guarda caso - proprio come nel 2008 - agitano in campagna elettorale, senza porsi il problema della sua attuabilità in Parlamento. Insomma, la mia impressione è che la Lega da molto tempo non sia più federalista, e che il 75% di tasse trattenute al Nord sia solo uno slogan per intercettare il malcontento degli italiani, ancora sotto shock per la grandinata di tasse dell’ultimo anno. E mi conferma in questa idea (un po’ maliziosa, lo ammetto), l’uso del verbo «trattenere».
Trattenere significa non mandare a Roma, e fin qui tutto bene, almeno per chi crede che i produttori - lavoratori e imprese - siano ingiustamente vessati in Italia. Ma trattenere può significare anche lasciare al cosiddetto territorio e ai suoi amministratori locali, di cui Maroni - come governatore della Lombardia - si candida ad essere l’esponente più importante, al posto del tramontante o tramontato Formigoni. In breve, trattenere può voler dire lasciare sì i soldi in Lombardia, ma perché i suoi politici li spendano meglio dei politici di «Roma ladrona». Già in occasione della ventilata (e osteggiata dalla Lega) abolizione della province, la Lega ha dato ampia prova della sua mutazione in partito del governo locale, che tutela innanzitutto gli interessi dei suoi amministratori, anche loro - come quelli degli altri partiti - affamati di quattrini da trasformare in spesa pubblica.
Ecco, non vorrei che andasse a finire così. Non credo che sarà facile costruire la macroregione o euroregione del Nord, ma se mai ci si riuscisse sarebbe davvero triste che vent’anni di battaglie federaliste finissero in maggiori risorse a beneficio del ceto politico del Nord. Perciò - per favore - cambiate quel verbo. Per far ripartire la locomotiva del Nord le tasse non vanno «trattenute», bensì «restituite». Il che, in italiano, si dice in modo ancora più semplice: le tasse vanno abbassate. Così è più chiaro.
La Stampa, 8 gennaio 2013
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