venerdì 18 luglio 2025 - Sensi & Sensazioni
Il pozzo è interamente scavato nel tufo, che costituisce la rupe della città e ha una profondità di 36 metri, gli ultimi dei quali occupati dall’acqua sorgiva. La struttura è costituita da due parti accorpate: la prima, più grande, ha una sezione circolare con un diametro medio di 3,40 mt, la seconda, più piccola, ha invece una sezione rettangolare di lati 60×80 cm e presenta le tipiche “pedarole” etrusche, ossia delle tacche incise sulle pareti laterali per consentire la discesa e la risalita contrastandosi con i gomiti, i piedi e le ginocchia. Alla profondità di 30 metri ha inizio, all’interno della parte a sezione rettangolare, un cunicolo alto 170 cm circa e che attualmente ha una lunghezza di poco più di 20 metri; il suo fondo, quasi completamente ricoperto di fango e argilla, presenta un profondo solco sul lato sinistro che doveva servire a far scorrere l’acqua del pozzo. La parte superiore dell’ingresso del camminamento risulta incisa dal ripetuto scorrere di corde, utilizzate probabilmente per eseguire lo scavo o per trasportare l’acqua. Alla base del cunicolo sono presenti cinque fori disposti a intervalli regolari lungo la parete cilindrica; si pensa che possano aver ospitato la travatura di una piattaforma o di un macchinario per sollevare l’acqua della sorgente.
Sono davvero molti i secoli di storia del Pozzo della Cava, che ha subito nel tempo continue modifiche.
Il pozzetto laterale a sezione rettangolare è etrusco (VI - V sec. a.C.) e costituisce un saggio del suolo eseguito per accertarsi della presenza della falda acquifera e per ispezionare i cunicoli sotterranei che convogliavano l’acqua delle sorgenti. Nel 1527 Papa Clemente VII, fuggendo dal Sacco di Roma, si rifugiò a Orvieto e ordinò la realizzazione di due cisterne pubbliche e di un pozzo «in contrada Cava», facendo riadattare la struttura etrusca per poter attingere l’acqua della sorgente dalla via in caso di futuri assedi della città. I lavori furono eseguiti a spese del Comune e si conclusero nel 1530. Il Pozzo della Cava restò aperto fino al 1646, anno in cui le autorità comunali ordinarono la sua chiusura al pubblico, come testimonia la lapide esposta all’ingresso, inizialmente collocata su Via della Cava, in corrispondenza della vera del pozzo. Il motivo della chiusura andrebbe ricercato nell’assedio della Guerra di Castro, quando tutte le aperture (vicoli, slarghi, porte…) di Via della Cava furono murate per non dar modo alle truppe nemiche di disperdersi in città, semmai fossero riuscite a entrare. Da allora il pozzo non ha goduto di un’ottima fama, tanto da venir descritto come «luogo opportuno per coprire delitti». Quando, dopo più di tre secoli dalla sua chiusura, nel dicembre del 1984 Tersilio Sciarra ha riscoperto il pozzo durante dei lavori di ristrutturazione, la sua profondità era soltanto di 24 metri, il fondo era infatti ostruito da terra, rifiuti e rottami gettati per decenni al suo interno.
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