7 agosto 2009 - Sensi e Sensazioni
Il cimitero americano di Colleville è al centro di uno spazio di 70 ettari, concessi dalla Francia agli Stati Uniti. Con le sue pietre tombali perfettamente allineate su una maestosa spianata di un verdeggiante prato inglese, 9.387 croci di un bianco immacolato. Tutti i giorni, alle 16.30, al suono di un inno militare, la bandiera americana viene ammainata e piegata. Il cimitero americano è il più grande, il più conosciuto e il più commovente tra quelli dello Sbarco.
l cimitero tedesco di La Cambe raccoglie le salme di 21.222 caduti ricordati da gruppi di cinque croci nere e piccole piastre che sovrastano di poco l'erba. E’ il cimitero dei vinti. Le croci non sono né bianche né erette. Sono di pietra scura, prostrate a terra, sembrano umiliarsi nell' accettazione di un nero destino. Croci appena abbozzate, minimali, chiuse in se stesse come un fiore secco.
Normandia, la memoria degli altri
... Il paese di La Cambe è segnato da questi tristi inquilini, non partecipa alla cuccagna del ricordo trionfante che inonda di miliardi la Normandia. Non ha ristoranti, negozi di souvenir, non è traversato da orde di visitatori. Un'autostrada lo separa dal cimitero, una barriera che è anche mentale. La gente non nutre più animosità verso il luogo delle croci nere, ma di certo lo circonda di una pudica indifferenza.
Quindici chilometri più a nord, il cimitero di Colleville pare un altro pianeta. Togli l'erba rasata, e la differenza è impressionante. Croci candide, luminose, erette, protette da centinaia di uomini, circondate da felpato silenzio, visitate da migliaia di persone, onorate da capi di stato, accudite da accompagnatori, giardinieri, guardiani, archivisti, muratori.
E' una macchina che marcia a pieno regime, ammonisce l'Europa, attira folle sulla battigia per il display della vittoria. Sono le croci della causa giusta, il simbolo di una guerra pulita. Croci di prima linea. Vicine al cielo, in cima alla collina, con vista mare.
I civili francesi ebbero 20 mila morti nello sbarco, un tributo di vite quasi pari a quello dei soldati Usa. Per contarli, devi andare nei cimiteri dei villaggi, all' ombra dei campanili, in posti che oggi nessuno visita. A Saint Lo, chiamata "La capitale delle macerie", le bombe alleate fecero ottocento morti in poche ore perché nessuno si aspettava un attacco così lontano dalla costa. Fu l'inferno: i tedeschi da una parte, gli alleati dall' altra e la gente intrappolata in mezzo. Due giorni dopo, l'8 giugno, la città si scoperse disseminata di cadaveri. Ovunque, uno spaventoso e pestilenziale spettacolo di morte.
Paolo Rumiz - La Repubblica - 5 giugno 2004
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