domenica 27 aprile 2025 - Magica Calabria
Immagina di stare su un punto di avvistamento in collina rivolto allo Ionio crotonese, la stessa riviera che oggi, guarda caso, è detta Costa dei Saraceni e scorgere una flotta nemica in arrivo. Sei un discendente dall’antico popolo locale degli Enotri e hai già visto sbarcare sulla tua costa, genti greco-italiche e romane, non ti stupisce che anche agli arabi interessi conquistare questa terra al punto di farne un piccolo emirato.
“Doveva esservi sul sito l’acropoli della città, circondata da muraglie di sbarramento, riservata agli eletti e, all’occorrenza, usata anche da altre genti che popolavano tutto l’acrocoro, dimorando in case di muratura (ceto agiato) ed in ampi grottini artificiali, capanne e altri tuguri, scavati o parzialmente murati (plebe)”.
Sorge sulla parte più alta della rupe di Santa Severina e si estende per una superficie di 10.000 mq circa. Costituisce una delle fortezze più belle e meglio conservate della Calabria. Dopo una campagna di scavi archeologici, seguiti da un'accurata opera di restauro (1991-1998), gli studiosi non hanno ancora una visione chiara dell'impianto originario: si ipotizza che sull'area dell'attuale Castello vi fosse un luogo fortificato atto a ospitare la popolazione civile, detto "Arce Bizantina", probabilmente edificata su preesistenti strutture arabe. Un documento del 1240 attesta opere di restauro riguardanti il Castello, ma nessuno degli elementi architettonici sembra rimandare al periodo svevo.
Per come appare oggi, il Castello sembra più vicino al periodo angioino, almeno per quanto riguarda le strutture di perimetro e le difese merlate dei torrioni circolari posti agli angoli. Notizie certe si hanno solo dal XVI secolo in poi, quando Andrea Carafa conquistò la fortezza, realizzando importanti opere di ammodernamento: spazi interni più confortevoli, porte d'accesso alla città, tre baluardi e due fronti difensivi. Seguirono i Ruffo, gli Sculco e i Greuther, che ingentilirono la fortezza con volte a padiglione dipinte e decorate. Al 1700 risalgono gli affreschi di Francesco Giordano.
Al suo interno ha sede il Museo Archeologico con i vari reperti: un mastio quadrato e 4 torri cilindriche laterali, fiancheggiato da altri 4 bastioni sporgenti in corrispondenza delle stesse. Dell’originaria acropoli di Siberene si è conservata una tomba al di sotto della necropoli bizantina, il cui scheletro recava sulla mandibola una moneta del III secolo a.C.
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