giovedì 24 aprile 2025 – Magica Calabria
Un misto di storia locale e leggenda fanno della Chiesa di Piedigrotta un unicum nel suo genere. Da centinaia di anni si tramanda la notizia di un ipotetico naufragio avvenuto intorno alla metà del Seicento: un veliero con equipaggio napoletano fu sorpreso da una violenta tempesta marina. I marinai si raccolsero nella cabina del capitano dove era custodito un quadro della Madonna di Piedigrotta, per pregare, facendo voto alla Vergine, in caso di salvezza, di erigere una cappella a Lei dedicata. La nave s’inabissò e i marinai salvi, a nuoto raggiunsero la riva. Insieme a loro si salvò anche il quadro della Madonna e la campana di bordo datata 1632. Decisi a mantenere la promessa, scavarono nella roccia una piccola cappella e vi collocarono la sacra immagine. Ci furono altre tempeste e il quadro, portato via dalla furia delle onde, fu sempre rinvenuto nel posto dove il veliero si era schiantato contro gli scogli.
Non esistono documenti che possano comprovare questa storia; il culto per l’immagine è antico e molto sentito dalla popolazione e non sarebbe inverosimile che il quadro sia stato davvero il frutto di un naufragio. Verso il 1880, l’artista locale, Angelo Barone, decise di dedicare la sua vita a questo scopo: ogni giorno raggiungeva il posto e, a colpi di piccone, riuscì a ingrandìre la grotta, creandone altre due laterali e riempendo gli ambienti di statue rappresentanti la vita di Gesù e dei santi. Angelo morì il 19 maggio 1917, ma subentrò il figlio Alfonso che dedicò alla costruzione della chiesa, quarant’anni della sua vita. Per sua mano, essa assunse il suo aspetto definitivo. Scolpì inoltre altri gruppi di statue, capitelli con angeli, bassorilievi con scene sacre, affreschi sulla volta della navata centrale e su quella dell’altare maggiore. Alla sua morte non ci furono continuatori.
Purtroppo all’inizio degli anni ‘60 la chiesa fu oggetto di atti vandalici. Vennero decapitate e troncate degli gli arti diverse statue. Fortunatamente alla fine di quello stesso decennio, Giorgio, un nipote di Angelo e Alfonso, decise di tornare a Pizzo dal Canada dove si era trasferito e diventato un rinomato scultore. Sarebbe dovuto rimanere in paese solo due settimane, ma dopo aver visitato la Chiesetta, ridotta a un ammasso di macerie, decise di provare a restaurarla. Rimase a Pizzo diversi mesi per far risorgere il capolavoro creato dai suoi avi.
Il restauro si concluse nel 1968.
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