martedì 29 aprile 2025 - Sensi e Sensazioni
Sono tra i più importanti reperti archeologici rinvenuti dall’antica Magna Grecia e tra i più apprezzati monumenti della civiltà Greca. Sono tre, tutti dorici e si trovano alle due estremità del Parco archeologico.“La Basilica” detto anche Il tempio di Hera, è il più antico dei tre grandi edifici e appartiene alla prima generazione dei grandi templi in pietra. Iniziato intorno al 560 a.C. periodo cruciale per la formazione dell’architettura greca, è l’unico tempio greco che si è conservato così bene. Mancano i frontoni e l’impianto non è ancora quello canonico; la sala interna è divisa da una fila di colonne centrali, come accade nelle antiche architetture in legno. Questo ha fatto sì che per molto tempo la sua funzione non fosse chiara e, ancora oggi, viene chiamato “Basilica”, anche se è ormai provato che era un edificio di culto. Ritrovamenti di materiali e iscrizioni suggeriscono che potrebbe trattarsi del tempio di Hera, protettrice degli Achei e sposa di Zeus.




Il tempio di “Atena”
(di Cerere) è l’unico tempio di cui sappiamo con certezza che fosse
dedicato alla dea dell’artigianato e della guerra. Posizionato sul punto
più alto della città, a nord degli spazi pubblici, il tempio della dea
protettrice e guerriera dominava l’area. Già la prima generazione di
coloni costruì qui un piccolo edificio per la dea. Intorno al 500 a.C.,
si realizzò poi il monumentale tempio che si è conservato fino alla
cornice del tetto. La parte interna (“cella”), che è elevata rispetto al
colonnato circostante, era accessibile attraverso un’ampia anticamera
(“pronaos”) decorata con colonne ioniche.
Il tempio di “Nettuno” è il più grande tempio di Paestum e quello meglio conservato. Realizzato verso la metà del V sec. a.C., rappresenta la declinazione classica dell’architettura templare greca. Nello stesso periodo a Olimpia, in Grecia, si costruiva il grande tempio di Zeus, che però è conservato meno bene di questo. Costruito con enormi massi collegati tra di loro tramite semplici tasselli e senza malta: questa tecnica costruttiva ha consentito di resistere a terremoti e altre calamità naturali. Se oggi mancano, come nel caso degli altri templi, i muri del corpo interno (“cella”), ciò è dovuto al riutilizzo dei blocchi da parte degli abitanti del luogo nel medioevo e in età moderna. La cella era divisa in tre navate da due alti colonnati a due piani che si possono ancora ammirare. Come nel caso degli altri templi, il tetto era sorretto da travi in legno e decorato con materiale litico di travertino locale e di marmo importato dall’Egeo.
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