lunedi 2 gennaio 2012 - Politically Correct
Mentre cerco di assemblare queste poche righe, Illasi, un paesino a sei chilometri di distanza si sta preparando ad ospitare il rito funebre di un “personaggio” che, nel bene o nel male, ha lasciato una enorme traccia del suo passaggio in questa valle di lacrime.
Don Luigi Verzè, il prete manager, nasce proprio lì dove sarà temporaneamente tumulato e il Monte Tabor, prima sua pietra miliare ed economica, che, per noi ragazzi degli anni sessanta, stimolava grandi fantasie, dista solo poche centinaia di metri.
Poi l’ultimo progetto ambizioso: il “Centro” specializzato nella genetica avanzata, con l’obiettivo dichiarato di allungare gli orizzonti di vita sino a 120 anni. Una mega struttura che doveva concretizzarsi a Lavagno, altro paesino ad un tiro di voce, speranza di sviluppo e benessere futuro di noi Comuni mortali e viciniori.
Nel mezzo, una serie di progetti di eccellenza nella sanità e nella ricerca, che avrebbero potuto portarlo alla “beatificazione” oppure agli “arresti”, se solo il tempo e il destino non fossero stati micragnosi e venati di impercettibile e sottile sadismo. Progetti che hanno fatto parlare a proposito e a sproposito il mondo intero: ricerche avanzate, lodi sperticate, amicizie roboanti, accuse infamanti, debiti enormi, ma prima ancora: sospensione “a divinis”, condanna per truffa, inchiesta penale, abusi edilizi, il suicidio del suo vice, sino alla morte nel giorno dell’asta del “San Raffaele”, la sua e nostra più importante e amata creatura. Alle quattordici e trenta, il vescovo di Verona, officierà la cerimonia e sarà interessante ascoltare le parole di vita eterna che accompagneranno l’Uomo che cercava l’immortalità terrena, verso l’estremo “Quo vadis”.
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