giovedi 5 gennaio 2012 - Politically correct
Dopo anni di un governo che ci aveva abituato a stagioni di gloria con feste e festini in ville frequentate da escort e altre leccornie e utilizzo di soldi pubblici per scorte e auto blu a reperire la materia prima, l’ex ministro per la semplificazione normativa, Calderoli, da due mesi in minoranza e dal nuovo scranno parlamentare si erge a giudice e lancia il suo “J’accuse” al presidente del Consiglio per la probabile cena di capodanno fatta a Palazzo Chigi.
L’ex ministro, quello che ha regalato all’Italia la famigerata “Legge elettorale” e che organizzò il rogo di 375mila leggi inutili, chiede ora le dimissioni di Monti per aver speso soldi degli italiani per festeggiare il nuovo 2012. E la risposta, con una nota della presidenza, non si è fatta aspettare: “Alla semplice cena di natura privata, dalle ore 20.00 del 31 dicembre 2011 alle ore 00.15 hanno partecipato – si legge – Mario Monti e la moglie, a titolo di residenti pro tempore nell’appartamento, nonché, quali invitati, la figlia e il figlio, con i rispettivi coniugi, una sorella della signora Monti con il coniuge, quattro bambini, nipoti dei coniugi Monti, di età compresa tra un anno e mezzo e i sei anni. Tutti gli invitati alla cena risiedevano all’Hotel Nazionale – prosegue la nota – ovviamente a loro spese. Gli acquisti sono stati effettuati dalla signora Monti a proprie spese presso alcuni negozi siti in Piazza Santa Emerenziana (tortellini e dolce) e in via Cola di Rienzo (cotechino e lenticchie). La cena è stata preparata e servita in tavola dalla signora Monti”. E l’affondo finale: “Il presidente Monti – si legge – non si sente tuttavia di escludere che, in relazione al numero relativamente elevato degli invitati (10 ospiti), possano esservi stati per l’Amministrazione di Palazzo Chigi oneri lievemente superiori a quelli abituali, per quanto riguarda il consumo di energia elettrica, gas e acqua corrente”. Basta questa figura per pensare che un partito, se pur di minoranza, necessiti di rappresentanti quantomeno diversi; che anche se titolari di tutto il “Porcellum”, non è detto possano rivendicare anche il cotechino.
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