domenica 17 ottobre 2021

Galluzzo e Certosa di Firenze

domenica 17 ottobre 2021 – Sensi e Sensazioni 

Sulla via del ritorno da Sansepolcro, non contenti di due giorni all’insegna dell’arte e dell’amicizia, decidiamo di fermarci a Galluzzo, una frazione di Firenze nota soprattutto per la Certosa, ma anche per “Da Bibe” una delle più antiche trattorie fiorentine, dove si respira ancora l’aria di ospiti particolari come Annigoni, Luzi e Montale che nel 1937 scrisse una poesia intitolata proprio “Bibe al ponte dell’Asse” poi pubblicata nella sua raccolta Le Occasioni. 

Dopo il pasto del “bel ricordo”, eccoci davanti alla Certosa, complesso monastico sulla sommità di Monte Acuto, voluto da Niccolò Acciaioli (1310-1365), personaggio di spicco dell’ambiente politico ed economico trecentesco. 

È composta da un complesso di diversi edifici tra cui la chiesa, la sala capitolare, la sacrestia, il refettorio, i chiostri, le celle dei padri e dei fratelli conversi. Progettata per accogliere 12 monaci padri, di strettissima clausura - arrivati fino a 18 in seguito a un ampliamento del chiostro maggiore - e alcuni fratelli conversi, come si può notare dal numero di celle presenti in tutta la struttura. I monaci di clausura disponevano di una cella piuttosto grande, poiché vi dovevano trascorrere la quasi totalità della loro esistenza, in meditazione, preghiera e studio, sotto la regola del silenzio. 

Prende il nome dall’Ordine dei Certosini, fondato da San Bruno (1030-1101) intorno al 1084, vicino a Grenoble con altri sei compagni. Il luogo della primitiva fondazione fu denominato La Grande-Chartreuse ed era situato al centro di una valle profonda e difficilmente accessibile che ancora oggi stupisce per la forza e la bellezza che esprime. Da allora tutte le fondazioni dell’Ordine furono chiamate Certose e sorgono in luoghi lontani dai centri abitati per sottolineare l’ideale della vita certosina: la conoscenza di Dio nella solitudine. Tuttavia, l’originalità di questo ideale consiste in un genere monastico di vita nuovo e affascinante che è a metà strada tra l’eremitismo e la vita di una vera e propria comunità religiosa. Così lo spazio conventuale è rigorosamente e gerarchicamente definito per consentire l’incontro tra “vita solitaria” e “vita in comune”. Dall’insieme degli edifici del monastero, in effetti, si staccano la chiesa, anello di congiunzione tra cielo e terra, e la torre dell’orologio il cui suono scandisce la preghiera comune e liturgica dei monaci.


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