venerdì 12 marzo 2021

Omaggio a un amico

venerdì 12 marzo 2021 – Sensi e Sensazioni 

Lui è Giancarlo, (per noi Carcarlo), preside in pensione, grande scrittore e “fanatico” della bici in solitaria, con la quale ormai ha percorso il mondo. È un amico un po’ particolare, per il quale, come possibile sindaco, ci siamo impegnati in campagne elettorali, per ben due turni di elezioni comunali. 

Insieme a Paolo, (tre uomini in bike), abbiamo condiviso inoltre una grande avventura in Tunisia, sul lago salato del Chott el Jerid. 

Ieri, dopo uno scambio di saluti al telefono, rimembrando il passato, ci è stato recapitato, - a me e a Paolo - un suo regalo: una busta che rispecchiava pienamente il suo carattere e la sua idea di vita e dei rapporti umani. Conteneva un oggetto, che io considero un’espressione artistica, e un foglio di pensiero, a riprova delle sue elucubrazioni in quella nuova attività a contatto con la natura. 

Desidero riporli e riproporli su queste pagine che io considero il mio diario e la mia voce.

I viticci - La vite ha un fusto di legno debole e flessibile e non riesce a mantenersi in posizione eretta, quindi, per crescere senza piegarsi e barcollare, deve aggrapparsi a un sostegno. Anche i suoi rami, i tralci che si sviluppano in primavera e in estate, sono deboli e devono essere ancorati ai fili metallici del vigneto, altrimenti non riescono a sostenere i grappoli. Ma la vite non si accontenta dell’aiuto dell’uomo e provvede da sola a sorreggere i suoi tralci con dei fili sottili e flessibili, che spuntano, crescono, si fanno largo tra le foglie ed esplorano l’ambiente circostante, alla ricerca di sostegni ai quali aggrapparsi. Sono gli organi più sensibili della pianta, che si muovono nello spazio come i tentacoli di un polipo e, quando trovano un sostegno, cominciano ad avvilupparlo con una presa sicura che, in meno di un’ora, diventa un anello difficile da rimuovere. Sono i viticci, “le mani della vite” che stringono i pugni per vincere la forza di gravità. In inverno, mentre le foglie cadono, i viticci rimangono saldamente ancorati ai fili e ai tralci delle viti, come mani spettrali, rivelando le figure fantastiche che hanno disegnato con i loro movimenti durante l’estate: cerchi, spirali, eliche, cicloidi, sinusoidi e altre forme indecifrabili. Quindi, i viticci, quando erano teneri virgulti, verdi, trasparenti e tortuosi, si sono divertiti con abbracci, girotondi, capriole e giravolte e ora, che sono vecchi, legnosi, testardi e inflessibili, rimangono aggrappati ai loro sostegni, cercando di difendere i tralci, ormai improduttivi, dagli inevitabili tagli di potatura. Dopo aver resistito alle sferzate dei venti, alle bordate delle bufere e alla violenza della grandine, non vogliono soccombere alla prepotenza dell’uomo.

I viticci sono i guerrieri del vigneto, coraggiosi, tenaci, irriducibili, che resistono e non mollano la presa, un mito, un simbolo e un esempio per chi vuole combattere e non arrendersi alle prepotenze, alle violenze e alle difficoltà della vita". (Dero 2020) 

Grazie Giancarlo

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