lunedì 14 ottobre 2019

Curdi e Futuro

lunedì 14 ottobre 2019 - Sensi e Sensazioni


I Curdi sono la quarta etnia più grande del Medio Oriente, 25-35 milioni di persone che non hanno uno Stato, anche se lo vorrebbero. Oggi la gran parte dei Curdi è distribuita in cinque paesi – Iraq, Siria, Turchia, Iran e Armenia, è musulmana sunnita, ma non sono un blocco monolitico, perché ogni gruppo nazionale ha le sue priorità e i suoi alleati. Quelli coinvolti nellala guerra in Siria sono tre: i curdi turchi, i curdi siriani e i curdi iracheni, che insieme hanno combattuto contro l’ISIS.
A differenza dei curdi iracheni, che da diverso tempo hanno una loro regione autonoma all’interno dell’Iraq (Kurdistan Iracheno), i curdi siriani sono riusciti a ottenere una certa autonomia solo negli ultimi anni, dopo l’inizio della guerra in Siria, rafforzando il loro controllo sulla regione che abitano, il Rojava, o Curdistan occidentale. Nel momento della loro massima espansione i curdi siriani controllavano buona parte del nord della Siria, da est a ovest, lungo il confine con la Turchia.
Negli ultimi anni si è parlato molto della Costituzione di stampo democratico, pluralista, ecologista, femminista e liberale adottata nel Rojava. È un sistema di “democrazia egualitaria”, che non stabilisce la predominanza di una religione o di un’etnia su un’altra e dove le donne hanno gli stessi diritti e doveri degli uomini. È inoltre un sistema basato su un’economia sostenibile, attenta a non danneggiare l’ambiente. Grande notorietà hanno raggiunto anche le milizie armate formate da solo donne, una rarità in Medio Oriente, che combattono i miliziani dell’ISIS.
Dal 2013 i Curdi siriani si sono impegnati a difendere le città del nord dagli attacchi dell’ISIS e poi a recuperare i territori finiti sotto il controllo dello Stato Islamico. Hanno combattuto in maniera efficace come unica forza di terra all’interno di una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti e la presenza delle loro milizie al di fuori del Rojava continua a essere considerata ancora oggi preziosa, per evitare un eventuale ritorno dell’ISIS.

In questa imminente guerra del Rojava, i Curdi siriani si stanno giocano le loro ultime speranze di libertà e di indipendenza e, nonostante le simpatie delle sinistre europee e di molti paesi occidentali, oltre a fare i conti con le mire della Turchia, non possono sottovalutare gli interessi delle altre grandi potenze.

Turchia: la presenza dei curdi siriani, considerati terroristi, al di là del confine meridionale, è sempre stato un problema. Erdogan e il governo turco, con questa invasione, vorrebbero conquistare trenta chilometri da cui cacciare i curdi e trasferirci un milione di profughi siriani che negli ultimi anni sono arrivati in Turchia, dopo essere scappati dalla guerra.

Stati Uniti: erano alleati con i Curdi siriani, ma anche con la Turchia, membro della NATO. Avevano cercato di mantenere un equilibrio che andasse bene sia ai curdi che al governo turco, come ad esempio stabilizzare il confine tra Rojava e Turchia ed evitare il conflitto.
Ma l’appoggio alla causa curda degli americani, aveva ragioni pratiche oltre che idealistiche. Nel Rojava ci sono i tre quarti delle riserve petrolifere siriane, in grado di produrre fino a 300 mila barili al giorno. 
Senza il petrolio, la Siria di Bashar al-Assad è in difficoltà e può essere messa sotto pressione. Inoltre il Rojava è una base logistica strategica: unisce Turchia, Siria e Iraq. Dalle basi aeree che gli statunitensi hanno costruito, possono partire droni per colpire gli avversari in tutta la regione. 
Adesso però Washington considera più importante mantenere la Turchia nella Nato e bloccare la deriva verso la Russia, anche a costo di sacrificare i Curdi.

Russia: Putin punta a riconquistare il Nord-Est della Siria in due modi: o i Curdi cacciati dalla Turchia accettano di riconciliarsi con Assad e lasciano entrare russi e soldati governativi, oppure la regione viene spartita tra Turchia e Russia con le maniere forti.

Iran: schierato per il momento con i Curdi, perchè teme che la Turchia conquisti il Nord della Siria per poi attaccare anche Assad, il principale alleato di Teheran nella regione. Gli iraniani non amano i Curdi che accusano di aver intessuto relazioni segrete con Israele, ma per ora sono il male minore.

Egitto e Arabia Saudita: sostengono i Curdi per ragioni ideologiche. Il presidente laico Abdel Fattah al-Sisi ha come principale nemico i Fratelli Musulmani appoggiati dalla Turchia, mentre la dinastia Saudita teme invece le ambizioni ottomane di Erdogan e vuole contenerlo.


1) Bashar Hafiz al-Asad è un politico e militare siriano, attuale presidente della Siria. Di fede alauita, governa un paese in larga maggioranza sunnita.
2) Abdel Fattah al-Sisi è un politico e militare, presidente della Repubblica egiziana.
3) I Fratelli Musulmani costituiscono una delle più importanti organizzazioni islamiste internazionali con un approccio di tipo politico all'Islam. Fondati nel 1928 dopo il collasso dell'Impero Ottomano, sono diffusi soprattutto in Egitto e a Gaza. 
4) La dinastia Saudita governa dal 1926 il Regno Arabo Saudita, nato dopo la vittoriosa annessione al Sultanato del Regno hascemita del Hijaz. 



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