lunedì 17 maggio 2021

Casa del Tintoretto

lunedì 17 maggio 2021 – Venezia dal mio punto di vista 

Siamo a Cannaregio di fronte alla dimora di Jacopo Robusti detto “il Tintoretto”, nato qui, in una data incerta per la confusione tra il calendario giuliano e quello gregoriano e morto, nel 1594. 

Apre bottega di pittore a San Cassiano nel 1539, dopo essere stato cacciato dalla bottega di Tiziano, ma è l’indiscusso protagonista del Rinascimento veneziano. 

Il soprannome lo deve al padre, che faceva il tintore di professione. Parlare dei suoi dipinti vuol dire parlare di colori e di insolite inquadrature che catturano lo sguardo. A Venezia, i suoi lavori sono disseminati ovunque, ma è nella chiesa della Madonna dell’Orto, dove è sepolto, che si può ripercorrere la sua arte e la sua vita, la storia della sua famiglia, di un’intera epoca e di una città brulicante di avventurieri, ciarlatani, mercanti e prostitute che frequentava e che ha immortalato nelle pennellate vigorose di molte sue tele, come nella originalissima “Ultima Cena”, ambientata in una tipica osteria veneziana, e che si può ammirare nella Basilica di San Giorgio Maggiore.

Chiesa di Santa Maria dell'Orto

Ultima cena - San Giorgio Maggiore

 
Sulla facciata della casa, salta all’occhio, una piccola statua (altorilievo) di Ercole con una clava, e alla quale è legata a una curiosa leggenda: Marietta, figlia di Tintoretto mentre si recava a Messa nella vicina chiesa della Madonna dell’Orto, fu avvicinata da una vecchia, che le consegnò delle particole, da mangiare una al giorno e senza parlarne con alcuno, per poter diventare come la Madonna.

La ragazza in buona fede ringraziò, ma invece di mangiarle, ogni mattina ne nascondeva una in una scatoletta in giardino, accanto all’abbeveratoio degli animali, che iniziarono a inginocchiarsi lì davanti, senza che nessuno li potesse smuovere dal luogo. 

Marietta impaurita, raccontò tutto al padre che capì subito la stregoneria da parte della vecchia, per poter rubare l’anima a sua figlia. 

Passò quindi a elaborare un piano: portò le ostie in chiesa e le lasciò sull’altare; chiese quindi a Marietta di chiamare in casa la vecchia, mentre lui si nascondeva dietro la porta con un grosso randello e appena la vecchia entrò la percosse. 

Capendo di essere in trappola, la strega, lanciando un urlo disumano e avvolta nel fumo, fuggì aprendosi un buco nel muro. Per coprire quel foro, e anche a guardia dell’abitazione, Tintoretto collocò quell’Ercole, simbolo di forza e mascolinità.

La strega non si fece mai più rivedere!










 

 

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