martedì 27 dicembre 2016

Il Diluvio e L’arca di Noè

martedì 27 dicembre 2016 - Sensi e Sensazioni 

Ponte Fabricio - Roma - foto Valter
E mentre salivano gli animali
Noè vide nel cielo un grosso nuvolone 
e goccia dopo goccia a piover cominciò:
"Non posso più aspettare l'arca chiuderò."

Ci son due coccodrilli e un orango tango,
due piccoli serpenti e un'aquila reale,
il gatto, il topo, l'elefante: non manca più nessuno;
solo non si vedono i due leocorni.


FUORI dell’arca la gente continuava a fare le stesse cose di sempre. Ancora non credevano che sarebbe venuto il Diluvio. Forse ridevano più del solito. Ma presto smisero di ridere.

Presto tutte le pianure furono coperte. L’acqua divenne come enormi fiumi. Sradicava alberi e faceva rotolare grossi massi di pietra, con grande frastuono. La gente aveva paura. Si arrampicava sulle parti più alte. Oh, come sarebbe stato meglio aver ascoltato Noè ed essere entrati nell’arca quando la porta era ancora aperta! A quel punto però era troppo tardi.

L’acqua continuava a salire sempre più. Per 40 giorni e 40 notti l’acqua si riversò dal cielo. Salì fino a coprire anche le montagne più alte. Quindi, proprio come Dio aveva detto, tutte le persone e gli animali che erano fuori dell’arca morirono. Ma tutti quelli che erano dentro furono salvi.

Il Diluvio Universale - Michelangelo - Cappella Sistina

La storia biblica fu redatta intorno al 500 a.C., dopo che gli Israeliti avevano fatto ritorno nella Mesopotamia occidentale, dopo gli anni trascorsi in cattività babilonese. 
Sicuramente gli autori della Bibbia conoscevano bene il mito autentico, quello sumero-babilonese molto più antico. Lo inserirono nella loro raccolta di scritti sacri opportunamente modificato. E fu allora che le divinità mesopotamiche divennero un unico dio: Jahve.

Sin dal 1872 sappiamo che le origini della leggenda del diluvio sono da ricercarsi negli annali regi di Sumer. Era stato il sumerologo George Smith a scoprire queste tavolette d’argilla nell’archivio del British Museum di Londra. Appartenevano all’antica biblioteca del palazzo di Ninive, situato nell’odierno Iraq. La scoperta di Smith fece talmente scalpore, che il giornale inglese Daily Telegraph finanziò una nuova spedizione archeologica nel luogo in cui era sorta un tempo l‘antica Ninive, allo scopo di portare alla luce ulteriori reperti. Si trovarono altre tavolette e con esse un’altra, ancor più antica, versione del mito.

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