sabato 21 novembre 2009

...a Gianni

sabato 21 novembre 2009
Fede o Tolleranza?

Caro Gianni,
mi ha fatto molto piacere sentirti ieri mentre rientravi dal lavoro. Mi hai rimproverato di non essere stato presente giovedi, alla serata organizzata dall’assessore alla cultura Migliorini, con la presenza del teologo laico Vito Mancuso che dibatteva sul suo libro “Per Amore”. Mi raccontavi che la sala era stracolma di gente interessata e che forse ho perso un’occasione spirituale per approfondire tematiche a me molto care.
Innanzi tutto un plauso alla vostra amministrazione che organizza serate culturali di ampio respiro e con ospiti molto importanti e attuali.
Sul personaggio Mancuso che insegna teologia presso la facoltà di Filosofia all’università Vita e Salute del San Raffaele di Milano e sull’eccellenza della sua produzione teologica si sono espressi personaggi molto importanti e il suo libro “Per Amore” é senz’altro un’opera di alta e aggiornata teologia. Ha inoltre la completa fiducia del cardinale Carlo Maria Martini, che ha presentato il suo precedente libro “L’anima e il suo destino”, ma credo che queste serate potrebbero funzionare meglio, e a me piace crederlo, in un contesto di dibattito a due, magari ad esempio, con Corrado Augias di cui condivide il libro “Disputa su Dio e dintorni”.
Tu sai o perlomeno intuisci come io la pensi sul tema importantissimo della fede, ma voglio fare mio, anche se pecco di presunzione, il pensiero di un altro grande filosofo e psicologo dei nostri tempi, che a giorni conoscerai in queste interessanti serate.
Ma torniamo al “busillis”. Mancuso scrive.”I cristiani oggi si trovano di fronte a un'alternativa che appare inconciliabile: o essere fedeli alla verità integrale della loro fede, oppure essere solidali compagni di viaggio di tutti gli uomini a qualunque fede appartengano” cioè si accorge, anche lui, che non é conciliabile il pensiero di una fede nella verità del proprio credo con l’amore che invita a essere compagni di viaggio di tutti gli uomini a qualunque fede appartengano. Ma Mancuso fa passare come “apparente” una inconciliabilità che é evidentissima.
Credere significa infatti essere convinti di qualcosa che non necessariamente esibisce il proprio fondamento veritativo. Se fosse esibito non sarebbe “creduto”, ma “saputo”. Tu non hai bisogno di credere nella legge gravitazionale, perché la conosci, la sai, la puoi dimostrare; credi invece in Dio, perchè non lo conosci, non lo puoi dimostrare non ne hai notizia se non attraverso certi testi in cui ritieni sia contenuta la parola di Dio. Ora per te il testo é la Bibbia, ma dire che la Bibbia é “parola di Dio” non é un dato di fatto che si può constatare, ma un atto della “tua fede” e scambiare la propria fede con una verità universale é semplicemente “intolleranza”. Se in matematica “la verità” é che 2+2 fa 4, questa verità non tollera che faccia 3 o 5. Dire pertanto che la propria fede é vera significa quindi dire che é intollerante. Se alla verità compete l’intolleranza, alla fede deve competere la tolleranza di fedi diverse. In pratica, credendo in ciò che non si vede, non puoi escludere che chi crede diversamente, o non crede affatto, sia più vicino alla verità di quanto non sia tu con la tua fede.Ma torniamo al nostro Mancuso che dice: “Il cristiano, a differenza di tutte le religioni, ha fatto scendere Dio dal cielo e, attraverso l’incarnazione, ha chiesto all’uomo di scorgere il volto di Dio nel prossimo suo”. Qualunque faccia, qualunque colore, qualunque fede, qualunque colpa abbia il prossimo suo. Questo si chiama «amore» e prima prerogativa dell’amore é la tolleranza, ma non quella “pratica” che tollera l’infedele, ma quella “mentale” che ipotizza che chi non appartiene alla tua fede sia più vicino alla verità di quanto non lo sia tu con la tua fede.
Può il cristiano concedere questo? Credo di no. E allora il suo amore a me pare povera cosa. Al massimo un gesto di carità, non disgiunto dall' intima convinzione della propria superiorità.
Sarebbe allora il caso di chiedere a tutti i credenti non di rinunciare alla loro fede, ma di rinunciare alla pretesa che la loro fede coincida con la verità. Allora e solo allora fede e amore potrebbero trovare la loro armonia, e forse gli uomini la pace.
Ciao, fratellone, spero tu possa capire perché non ero presente e come invidio la tua fede.
Comunque ti voglio bene. tuo Valter

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