venerdì 4 dicembre 2009

...a Adriana

venerdi 4 dicembre 2009
La Croce in aula

Cara Adriana,
oggi mi va di parlare sul tema del “Crocifisso nelle scuole” e mi va di parlarne con te perché confido nella tua comprensione, se non nella condivisione.
Stravolgo lo schema fisso, partendo dalla conclusione che mi prefiggo per farti subito capire come vedo il problema.
Perché non lasciare che in Italia, in quanto paese laico, nelle classi, gli studenti che lo vogliono, possano appendere il Crocifisso, e gli altri loro compagni, che credono in un altro Dio, possano mettere accanto a Cristo un loro simbolo?
Sarebbe questa l’Italia che vorrei: l’Italia della fratellanza.
Ma veniamo allo svolgimento: prendo parole in prestito da altri che meglio di me sanno presentarle e farle diventare momento di riflessione.
La Lega Nord sta cavalcando politicamente, con la raccolta di firme, l’ingenuità del popolo. A Caldiero e in tanti altri paesi é stato imposto ai sindaci di farsi garanti dell’appensione del Crocifisso, mettendoli tutti di fronte a delle responsabilità dichiarate a voce, ma che poi non trovano quel sostegno che la coerenza imporrebbe su un tema che non è, e non deve essere bandiera politica di alcuno, ma sentimento interiore che va rispettato da tutti, e che, ora più che mai, deve ritrovare la forza e la verità per essere testimonianza coraggiosa .
Per quanto mi riguarda, il Crocifisso dovrebbe restare appeso nelle scuole; ma non per le penose ragioni accampate dai politici di destra, di centro, o di sinistra, ma nemmeno per gli interventi del Vaticano.
Gesù è un fatto storico e una persona reale, morta ammazzata dopo indicibili torture, pur potendosi agevolmente salvare davanti a Pilato o a Caifa, con qualche scusa politichese.
Cristo é, da duemila anni, l’immagine vivente di libertà e umanità, di sofferenza e speranza, di resistenza inerme all’ingiustizia, ma soprattutto di laicità (“Date a Cesare quel ch’è di Cesare e a Dio quel ch’è di Dio”) e di gratuità (“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”). Sia per chi crede alla resurrezione, sia per chi si ferma all’uomo crocifisso.
Gesù Cristo è riconosciuto come Dio dai cristiani, ma come grande profeta, anche dagli ebrei e dai musulmani.
È significativo che oggi nessun politico né la Chiesa riesca a trovare le parole giuste per raccontare semplicemente la sua figura. Eppure Natalia Ginzburg, ebrea e atea, negli anni Ottanta scrisse: “Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea, fino allora assente, dell’uguaglianza fra gli uomini. Perché mai dovrebbero sentirsene offesi gli scolari ebrei? Cristo non era forse un ebreo e un perseguitato morto nel martirio come milioni di ebrei nei lager? Nessuno prima di Lui aveva mai detto che gli uomini sono tutti uguali e fratelli. Credo che sarebbe un bene che i bambini e i ragazzi lo sapessero fin dai banchi di scuola”.
Basterebbe raccontarlo a tanti ignorantissimi genitori, insegnanti, ragazzi: e nessuno – ateo, cristiano, islamico, ebreo, buddista che sia - si sentirebbe minimamente offeso dal crocifisso.
Aiutami ad aprire qualche testa in più; tutti abbiamo il diritto di credere, ma tutti siamo liberi di credere in ciò che vogliamo. L’importante é che la nostra libertà finisca dove inizia quella del nostro prossimo.
Ciao Adri, considerami sempre un amico e anche qualcosa di più. Valter


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