venerdì 28 novembre 2014

Il giovane favoloso di Mario Martone

venerdì 28 novembre 2014 - Andiamo al Cinema


(peer gynt)
Raramente capita di vedere un film biografico così scorrevole e così aderente all'anima del personaggio rappresentato. Martone riesce con grande convinzione ad estrarre dal suo film il Leopardi più attuale possibile. Ne divide la vicenda biografica in 3 atti ideali, rappresentati dai tre luoghi che più hanno segnato l'esperienza umana e artistica del poeta: la chiusa e conservatrice Recanati, dove accende una luce inaspettata la visione della popolana Silvia, inscritta nella finestra di fronte; la capitale intellettuale Firenze, dove Leopardi viene letto soprattutto dal punto di vista politico e per questo viene emarginato; e infine la Napoli di Martone, la parte più ispirata dal punto di vista figurativo, forse proprio a causa della carta d'identità partenopea del regista. Qui per sottolineare la qualità del lavoro di Mario Martone basti citare due scene: l'avventura di Leopardi nelle grotte dove esercitano la loro professione le prostitute napoletane, vera e propria discesa agli inferi del poeta nella carnalità irriverente e violenta, e la dura requisitoria di Leopardi contro la Natura, gigantesca statua di sabbia (con le fattezze di sua madre) che va progressivamente sgretolandosi. Due scene di forte impatto visivo, che preludono al finale, dominato dal colera che si diffonde in Napoli e dal Vesuvio, che trasforma il mondo in quel luogo inospitale e quasi infernale dove solo la ginestra resta ad illuminare con il suo vivo colore una terra arida e deserta.
Infine non va taciuta la superlativa prova di Elio Germano nei panni, anche fisicamente sofferti, di un poeta tutto ripiegato su se stesso dal dolore della sua (e della nostra) condizione umana. 

martedì 25 novembre 2014

“Berrette e bollette” di Massimo Gramellini

martedì 25 novembre 2014 - Pensieri e parole da condividere

Ogni cosa in natura esiste finché ha un senso e soddisfa un bisogno. In caso contrario scompare. Che senso hanno oggi i partiti? Che bisogno soddisfano? Ho letto dotte analisi dell’astensionismo alle elezioni regionali nella rossa Emilia. Alcune faziose, come quella che attribuisce all’ultimo arrivato Renzi la responsabilità di un fenomeno in corso da decenni, ma altre ineccepibili: la crisi economica, gli scandali, il disprezzo per la classe politica e l’istituzione regionale, l’assenza di un avversario in grado di mobilitare gli elettori sotto la spinta della paura. Però mi sembrano tutte cause di secondo livello. La ragione primaria, e più prosaica, della decadenza dei partiti (e dei sindacati) è che hanno rinunciato a svolgere il loro mestiere di assistenza dei cittadini. 

Nel quartiere di Torino dove sono cresciuto abitavano due vecchiette. Una votava Pci e l’altra Dc. Se aveste chiesto loro perché, non credo che avrebbero saputo darvi una risposta «politica». La prima bazzicava la sezione del Pci per farsi compilare gratuitamente la dichiarazione dei redditi e ricevere utili dritte su medici curanti e impiegati comunali a cui rivolgersi per dilazionare il pagamento di una bolletta. La seconda frequentava gli oratori e cuciva berrette di lana per i poveri che venivano vendute nelle sagre paesane della Dc. Quei partiti di massa, di cui ignoravano le basi ideologiche, facevano parte della loro vita. Podemos, il movimento che promette o minaccia di vincere le prossime elezioni spagnole, è ripartito da lì: dalle berrette e dalle bollette. Che non bastano a fare un partito. Ma senza le quali qualsiasi partito cessa di esistere.  

La Stampa, 25 novembre 2014

domenica 23 novembre 2014

Bari e Castello Svevo

domenica 23 novembre 2014 - Sensi e Sensazioni

Edificato dai Normanni nel XII secolo e caratterizzato da impianto quadrangolare con torri quadrate agli spigoli, fu distrutto nel 1156 e poi ricostruito per volere di Federico II tra il 1233 ed il 1240. E’ una delle più interessanti fortificazioni della regione, soprattutto grazie alla posizione strategica. Affascinante testimonianza di costruzione medievale.

Fu trasformato nell'Ottocento prima in carcere e poi in caserma e oggi è sede della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici.







Il castello di Bari era al tempo stesso il castello e la città. Bari era un castello perché nel Medioevo solo le mura conferivano la dignità di città a quello che altrimenti sarebbe stato un villaggio, un casale, un semplice insieme di abitazioni. 

Da quasi mille anni Bari vive all’ombra del suo massiccio castello tra la terra ed il mare, chiuso da svettanti ed inaccessibili torrioni quadrangolari. Il segno forte del potere, non potendo dominare dall’alto di una collina, si collocò al margine estremo della città antica, per difenderla, ma soprattutto per controllarla. Il suo nucleo originario, infatti, risale all’epoca normanno-sveva, ed è da identificare con l’attuale cinta quadrangolare interna munita di torri angolari e intermedie. Questa fu l’idea dei Normanni, ai quali la ribelle Bari diede non poco filo da torcere”.

(Stefania Mola)

Bari

domenica 23 novembre 2014 - Andar per Città

Una passeggiata di alcune ore, non serve certo a conoscere questa antichissima città, ma se non altro a respirare quell’aria che viene da un lontano e leggendario passato.

Un centro storico (la Bari Vecchia), intrico di stradine, in cui è piacevole perdersi, con un po’ di timore, alla scoperta di tesori culturali: la Basilica di San Nicola, il Petruzzelli, il Politeama Margherita, la cattedrale romanica e tanto ancora. 

Rilassante per gli occhi e per il cuore, passeggiare sulla muraglia e sul lungomare, tra i più belli d’italia, con uno skiline stupendo e splendido, al calar della sera.





























Matera e Palombaro lungo

domenica 23 novembre 2014 - Sensi e Sensazioni

Questa “Cattedrale dell'acqua” è una grossa cisterna, scavata a mano, risalente al XIX secolo e riportata alla luce nel 1991. 
L'accesso è dagli Ipogei di Piazza Vittorio Veneto.

Fa parte di un complesso sistema di raccolta delle acque che si estende sotto tutta la città, una caratteristica fondamentale, che ha contribuito a far diventare Matera, Patrimonio mondiale dell'Unesco nel 1993.

All'interno, le pareti, dalla forma arrotondata, progettate per smorzare la pressione dell'acqua, stimata in quantità intorno ai 5 milioni di litri, sono rivestite di un speciale impasto che le rende lisce e levigate, ma soprattutto impermeabili.

Lungo tutto la cisterna sono ben visibili i segni lasciati dall'acqua sulle pareti. Il riempimento avveniva da acqua sorgiva, ma principalmente da acqua piovana. 

Un collegamento centrale con l’esterno e di raccolta, è perfettamente in asse col punto più basso della piazza soprastante, indicato oggi dalla fontana prospiciente al Palazzo dell'Annunziata.












sabato 22 novembre 2014

Matera e I Sassi

sabato 22 novembre 2014 - Sensi e Sensazioni

E’ possibile! 

Due giorni in questa città bastano per riempirti gli occhi e il cuore di sensazioni strane.
Una antichissima città, scolpita nella roccia, che racconta la sua storia e ti coinvolge lasciandoti senza fiato.

E' all’imbrunir della sera che lo spettatore trovandosi sulle alture, guarda i lumi che ardono in esse come tante brillanti stelle dal Ciel discese”.