sabato 31 agosto 2013

“È cambiata la scala dei valori” di Giovanni Bignami


sabato 31 agosto 2013 - Pensieri e parole da condividere

“It’s sensational!” è stata la immediata e spontanea reazione di Nature, la più importante rivista scientifica internazionale, alla notizia della nomina dei quattro senatori a vita da parte del presidente Napolitano.  

Il mondo che ci guarda, sempre, questa volta ha ricevuto quattro biglietti da visita che fanno ricordare a tutti l’Italia del Rinascimento, l’Italia dove la Cultura con la C maiuscola copre arte, musica, scienza, come per Leonardo o Galileo, quando l’Italia seppe esportare la cultura in tutta Europa. Una volta tanto, niente nomine di elefanti bianchi della politica, da misurare con il bilancino o meglio con il goniometro per gli angoli occupati nell’emiciclo. Un gesto forte da parte del Presidente, un gesto di chi ha saputo dove trovare, a colpo sicuro, quei nomi che tutto il mondo, là fuori, può solo apprezzare, ammirare e forse anche invidiare. Tutta gente, Abbado, Cattaneo, Piano e Rubbia, noti in Europa e nel mondo forse ancora di più che in Italia, proprio perché nel mondo globale, quello della cultura, loro quattro si muovono in modo naturale, da sempre. Lo so che i senatori a vita sono fatti per il Paese, e questi quattro, in particolare, al nostro Paese sapranno molto bene cosa dare, ma certo la proiezione dell’immagine dell’Italia nel mondo deve essere stata presente nelle scelte del Quirinale. Un segnale che suscita entusiasmo nella parte migliore dell’Italia, quella che crede nella cultura, cioè quella cosa che fa da denominatore comune ad arte e scienza e della quale la politica si deve, o si dovrebbe, nutrire. E se qualcuno non lo capisce e avrebbe voluto nomine un po’ retrò o impossibili, poco male: de minimis non curat praetor: nel mondo che conta, là fuori, nomi come Santanchè o Calderoli sono, per nostra fortuna, ignorati, così come i loro commenti. Inutile, forse presuntuoso da parte mia parlare in dettaglio dei meriti di Renzo Piano o di Claudio Abbado. Come tutti, appassionato ma sprovveduto, ammiro le proporzioni di un edificio o di una esecuzione musicale. Come tutti, mi sforzo di capire il messaggio intenso, di arte, di lavoro, di sacrificio, di gioia e di molto altro, che viene da chi sa creare, come loro due. Ma ho la fortuna di un rapporto diretto, quasi di amicizia, con Rubbia, il fisico dagli occhi di ghiaccio. Tutto il mondo scientifico lo chiama Carlo, semplicemente, e lo rispetta forse più di quanto lo ami, ma certo meno di quanto lo tema. Per il suo ruolo, in Senato, mi viene in mente il paragone con quello che fu, per la politica USA di Ronald Reagan, il ruolo di un altro Nobel per fisica, Richard Feynman: da solo, rivoltò la NASA come un calzino, lasciando sul terreno, già che c’era, alcuni generali che tentavano di difenderla…Carlo è un uomo che sa pensare come pensa un elettrone, se vuole, e per di più te lo sa spiegare e far vivere, ma ha anche un bagaglio mondiale di esperienza di gestione della ricerca, dalla più fondamentale fino alle applicazioni per tutti. E tutti sappiamo quanto la nostra politica abbia bisogno di attenzione alla ricerca. Con Elena Cattaneo, a 51 anni il più giovane senatore a vita della storia della Repubblica, il Quirinale ha fatto una scelta esplicitamente rivolta al futuro e fondata sulla passione per la ricerca. Così giovane e già così interdisciplinare, verrebbe da dire, Elena ha saputo mettere insieme scoperte mondiali nella comprensione di malattie difficilissime, come il morbo di Huntington, con la capacità di creare un gruppo italiano, e adesso europeo, per la ricerca sulle (e con le) cellule staminali. Le ho appena parlato, e sentivo nella sua voce un po’ incrinata l’emozione di essere proprio lei a raccogliere, idealmente, la impegnativa eredità di Rita Levi Montalcini nel difficilissimo mondo, specie in Italia, della ricerca e della politica sulle scienze della vita. Elena, intensamente cattolica, ha saputo guadagnarsi sul campo il rispetto di tutto il mondo per le sua battaglie sulla mancanza, in Italia, di libertà di ricerca sulle staminali, condotta alla luce del sole, davanti a tutto il mondo proprio sulle pagine di Nature. Elena è anche il tipo che, tutti gli anni, raccoglie all’Università di Milano migliaia di studenti pre-universitari in eventi nei quali sa loro comunicare, in modo entusiasta, cosa voglia dire fare ricerca. E molti di loro, sono sicuro, hanno preso la strada degli studi scientifici grazie a lei. Difficile immaginare una scelta migliore di quella, forte e coraggiosa, del Presidente Napolitano, se uno ha a cuore il futuro del nostro Paese. Certo, i ricercatori si sentono, da oggi, molto meno soli, ma soprattutto la scala di valori sulla quale misurare il nostro impegno per il futuro è da oggi cambiata, per sempre.  

La Stampa, 31 agosto 2013

venerdì 23 agosto 2013

“Non c’è grazia che tenga, B. è incandidabile” di Bruno Tinti


venerdì 23 agosto 2013 - Pensieri e parole da condividere

Berlusconi è sostenuto da tre categorie di persone: credenti, clienti, stipendiati. I primi non si chiedono che specie di uomo sia (intelligente, colto, onesto; o il contrario di tutto questo); lo amano come si crede in Dio, per fede. I secondi sanno che si tratta di uomo spregiudicato, aggressivo e ricco; ma hanno messo la loro vita nelle sue mani precludendosi ogni altra strada; la loro appartenenza a B. è un fatto di sopravvivenza. Gli ultimi sono professionisti al servizio di un cliente; percepiscono un compenso commisurato alla loro abilità nel sostenerne la causa; non ha senso aspettarsi che ne riconoscano l’inconsistenza. Sicché discutere ogni giorno sull’ultimo coniglio cavato dal cappello degli scout lanciati alla ricerca di una via di fuga non ha nessun senso: puoi dimostrare senza ombra di dubbio che è solo un coniglio e non una ragionevole interpretazione legislativa, mai se ne convinceranno o, se convinti, lo ammetteranno.
Allora per quali persone argomentare? È ovvio, per quelle che dicono di non appartenere a queste categorie. Così avranno qualche strumento in più per smascherare i conigli. Facendo finta, naturalmente, di credere che davvero sono intellettualmente e politicamente onesti.

La legge sull’incandidabilità dice che non possono essere candidati e non possono comunque ricoprire la carica di deputato e di senatore coloro che hanno riportato condanne definitive a pene superiori a due anni di reclusione per delitti non colposi, per i quali sia prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a quattro anni. La parola chiave è “condanna”: quella che il giudice pronuncia alla fine del processo, quando non “assolve”. Condanna a cosa? A una pena. Nel caso che interessa B., una pena detentiva superiore a 2 anni di reclusione. E noi sappiamo che la “condanna” inflitta a B. dalla Corte d’appello di Milano e confermata dalla Cassazione è stata: 4 anni di reclusione. Tutto ciò che può influire sulla pena da scontare in concreto avviene dopo la “condanna”. Che sia applicabile o no, un indulto (che diminuisce la misura della pena) che il Presidente della Repubblica commuti la pena detentiva in quella pecuniaria (il che azzera la pena detentiva), che il condannato sia ammesso all’affidamento in prova, tutto questo non ha nulla a che fare con la misura o la natura della pena oggetto della “condanna”. Essa resta quella originariamente stabilita dal giudice e a questa la legge sull’incandidabilità ha fatto riferimento.

Vi sono almeno due buoni motivi a sostegno di questa tesi.

1) il tenore letterale della legge. L’articolo 12 del codice civile (norme sulla legge in generale): si deve interpretare la legge secondo il significato proprio delle parole. E qui si parla di condanna a pena superiore a …; e non di pena da espiare in concreto.

2) i precedenti della Corte costituzionale (sentenza 118/1994): la condanna penale è un semplice presupposto oggettivo di “indegnità morale”, “requisito negativo” ai fini della capacità di assumere e di mantenere determinate cariche elettive. Dunque è la “condanna” del giudice ad avere rilievo quanto all’incandidabilità e non gli interventi successivi della politica (indulto, grazia, commutazione pena).

Quest’ultimo argomento fa giustizia di un’altra trovata di B&C: la presunta inapplicabilità della legge sull’incandidabilità a condanne per reati commessi prima della sua entrata in vigore. È proprio un coniglietto da niente, quasi non ha orecchie per acchiapparlo.

1. la legge si riferisce alle sentenze, non ai reati. Non dice che è incandidabile chi ha commesso reati ma chi ha riportato “condanne”. Dunque non è il reato a dover essere consumato dopo l’entrata in vigore della legge; è la sentenza che deve essere pronunciata dopo la vigenza della legge.

2. sottigliezze giuridiche, capisco. Troppo per B&C. Proviamo così. La legge vuole che sia incandidabile chi è stato condannato, non chi ha commesso reati. Attribuisce valore al marchio esteriore, la condanna; non alla circostanza concreta, il reato, che magari non è stato ancora definitivamente accertato o che è rimasto ignoto. Insomma, non sta bene che uno che è stato riconosciuto irrevocabilmente delinquente sieda tra i padri coscritti della Patria. Non è un problema di sostanza ma di forma. Il che ci porta al nocciolo della questione. In realtà al motivo per cui bisogna smetterla di smascherare coniglio dopo coniglio, replicando agli infiniti paralogismi di questa gente. Non ci fossero leggi, Tribunali e Corte costituzionale; né mai fosse stato previsto il caso di un presidente del Consiglio dei ministri che ruba al suo paese centinaia di milioni. Non ci fosse insomma un problema di legalità formale. Quale popolo potrebbe accettare di essere governato da chi viola le stesse leggi che impone ai cittadini che governa?

Il Fatto Quotidiano, 23 Agosto 2013

giovedì 22 agosto 2013

“Berlusconi, Sentenza Mediaset: No, Gesù no” di Beppe Giulietti


giovedì 22 agosto 2013 - Pensieri e parole da condividere

Ci giravano attorno da tempo e finalmente Alfano ha azzardato un: “Il processo a Gesù ci ricorda i limiti della giustizia…” Non siamo ancora al Berlusconi Gesù, ma è solo questione di tempo. Allora non sarà male stilare un piccolo promemoria preventive:

Nel processo a Gesù l’ultima parola fu data alla piazza che, attraverso il televoto dell’epoca, scelse Barabba, per restare in tema.
Gesù accolse la Maddalena, che per altro non era minorenne, ma non risulta che le abbia offerto denari e neppure che le abbia proposto di aprire un negozio da estetista.
Dalle Scritture non risultano offerte in denaro per acquistare scribi, farisei e funzionari romani, neppure quelli addetti alla riscossione dei tributi.
Gesù possedeva molte reti, ma da pescatore e non televisive, usava moltiplicare pane e pesci, non bilanci e ascolti.
Il Padre, nella grotta, mise un bue ed un asino, ma non prese come guardaspalle uno stalliere mafioso…

Un giorno i suoi devoti lo paragonarono a Mosé, qualcuno spieghi loro che da quelle parti avevano ed hanno l’ossessione per la Tavola delle Leggi e, purtroppo per Lui, non prevedono condoni, salvacondotti e, tanto meno, rinvii.

Il Fatto Quotidiano, 22 agosto 2013

sabato 17 agosto 2013

Francia - Colmar

sabato 17 settembre 2013 - Quattro salti per l'Europa

Tornare a Colmar è sempre piacevole. Una felice posizione tra il Reno e il massiccio dei Vosgi, con i suoi edifici medievali e rinascimentali, affacciati sulle strade acciottolate. Rappresenta la tipica città alsaziana. Lungo le caratteristiche vie del centro storico si trovano antiche case in legno e pietra dalle facciate riccamente decorate. Place de la Cathédrale, la piazza principale della città, è dominata dalla gotica chiesa di Saint Martin. L'Église des Dominicains, situata nell'omonima piazza, è una chiesa gotica sconsacrata, dal fascino particolare e suggestivo. E’ piacevole lasciarsi andare in una passeggiata per le vie del centro o soffermarsi in uno dei numerosi bar, magari assaggiando un Crémant d’Alsace e degustando le meravigliose creme di pasticceria.
























venerdì 16 agosto 2013

Gand e l’Agnello Mistico


venerdì 14 agosto 2013 - Sensi e Sensazioni


L'immensa Cattedrale di San Bavone (Sint-Baafskathedraal) è il punto di riferimento della città. In tardo gotico, conserva alcune bellissime opere d'arte tra queste, la “Conversione di San Bavone” di Rubens. Venne costruita a partire dal 1228 e completata nel XVII secolo. Qui fu battezzato l’imperatore Carlo V. All'esterno, la facciata è molto semplice e sormontata dalla Torre del Belfort alta 90 metri.






 Il Polittico dell’Agnello Mistico è un'opera monumentale di Jan van Eyck, dipinta tra il 1426 e il 1432 per la cattedrale di San Bavone. E’ composto da dodici pannelli di legno di quercia, otto dei quali sono dipinti anche sul lato posteriore, in maniera da essere visibili quando il polittico è chiuso. La tecnica usata è la pittura ad olio e le misure totali sono 375x258 cm da aperto.





Belgio - Gand

venerdì 16 agosto 2013 - Quattro salti per l'Europa


Città a misura d’uomo, città di cultura, con una importante università, città da non perdere. Ha dato i natali a Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero. Oggi, il centro della città con le sue grandi torri, la torre campanaria e le torri della Cattedrale e di San Nicola sono solo alcuni esempi di ciò che potrebbe essere stata una “Manhattan del Medioevo”. I corsi d’acqua attraversati da ponti in stile parigino, le vie acciottolate fiancheggiate da palazzi con frontone a gradoni e il grazioso centro storico, la più grande zona pedonale d’Europa, raccolgono una vibrante atmosfera che ne fa una città attraente e incantevole. 





















giovedì 15 agosto 2013

Bruges e San Salvatore


giovedi 15 agosto 2013 - Sensi e Sensazioni

Sint-Salvatorskathedraal è la chiesa principale della città. Di stile gotico, in mattoni, la cattedrale è affiancata da una torre alta 99 metri. Divenne cattedrale della diocesi, dedicata al Salvatore risorto e a San Donaziano, nel XIX. Nel 1921 è stata dichiarata Basilica minore. 







Bruges e Michelangelo


giovedì 15 agosto 2013 - Sensi e Sensazioni

La Madonna col Bambino è una scultura marmorea (128 cm) di Michelangelo, databile 1503-1505 circa e conservata nella navata laterale destra della Chiesa di Nostra Signora.

Nei primissimi anni del Cinquecento Michelangelo era a Firenze impegnato nella difficile realizzazione del "gigante" del David, opera allora avvolta dal mistero e nei confronti della quale tutta la città era in trepidante attesa. L'impegno ufficiale non impediva però all'artista di dedicarsi anche a committenti privati, tra i quali figurava anche la famiglia Mouscron che la collocò nella loro cappella a Bruges.

La Madonna col Bambino venne realizzata pochi anni dopo la celeberrima Pietà vaticana, con la quale dimostra di avere più di un punto in comune, a partire dalla fisionomia e la posizione della testa della Vergine, che guarda verso il basso, nonché riguardo alla foggia e al trammento della veste. Il rapporto madre/figlio è qui immaginato con estrema originalità, con la trovata dinamica di rappresentare il Bambino nell'atto di scivolare dal grembo materno, aiutato dalla mano sinistra della Vergine e dall'appoggio offerto da una piega della veste tesa tra le ginocchia di Maria. 
La composizione diventa così animata dalla posa instabile, con una marcata torsione del corpo del fanciullino, tipicamente michelangiolesca.