domenica 22 aprile 2018 - Andiamo al Cinema
Di domenica quando interessa più chiudere la settimana, che cercare forti motivazioni, ti rifugi in un film che credi "d’evasione”. Primo perchè Giallini è uno dei tuoi attori preferiti, e non ce ne sono tanti, poi perchè vorresti vedere un film italiano che effettivamente si scosti dall’omologazione. Così all’inizio con la canzone di Jannacci “Ho visto un re”, ci si può accomodare sulla poltrona, sperando.
Se le intenzioni del regista erano quelle di darci un ritratto di un Paese ancorato a tanti difetti: il qualunquismo, la rincorsa della ricchezza facile e alla corruzione, doveva osare di più e andare ad un finale molto più interessante. Anche perchè gli agganci con una figura politica potevano essere molto più evidenti e riflessivi.
Invece, come tanti film italiani, la partenza è sicuramente felice, la tenuta centrale può ancora far sperare, mentre tutto si arena nel finale, dove sembra sia arrivata solo l’ora di far alzare e uscire i delusi spettatori, per riprendere una nuova proiezione.
La bravura di Marco Giallini giganteggia in questo personaggio che se all’inizio fa di tutto per rendersi antipatico, alla fine risulta forse il più positivo.
Da salvare il personaggio e l’interpretazione di Francesco Gheghi, il figlio di Bruno (Elio Germano).
Il trio di studentesse di psicologia appartiene invece ad un altro film, potenzialmente molto divertente e politically incorrect.
Odioso il personaggio di Angela.
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