lunedì 4 giugno 2018 - Il mio Cammino
Cadavedo resta una tappa alle spalle e dopo la colazione alla solita osteria della cena, ci incamminiamo alla solita ora, col solito tempo incombente.
Siamo in pianura, ma cominciamo subito a salire verso Barcia. Attraversiamo il rìo Esva e anche il paesino, per dirigerci a Luarca.
Per essere un “pueblo” di poco più di cinquemila abitanti, appena giungi in prossimità del suo panorama, sei affascinato della sua magia. E’ un porticciolo arroccato su una suggestiva baia. Un fiumiciattolo divide il borgo marinaro in due parti collegate da sette ponti. Il più famoso è il “Puente del Beso”, di origine medievale, che collega il Barrio de pescadores e le spiagge ed è legato a una leggenda molto romantica e crudele: la figlia del Signore di Atalaya si era innamorata del crudele pirata berbero Cambaral, che giaceva prigioniero nelle oscure della fortezza, catturato in un’imboscata dalle navi luarchesi. Quando i due amanti in fuga, furono sorpresi vicino al porto, il padre sguainò la spada e con un colpo netto tagliò le teste dell’amata fanciulla e del pirata. Le due teste rotolarono in mare, unite in un ultimo bacio, mentre i corpi si accasciavano in un abbraccio eterno. Il ponte fu eretto anni dopo, in ricordo della tragedia dei due infelici innamorati.
In centro, la nobiltà di Luarca è espressa dal Palacio del Marqués de Ferrera e dal Arco de Bayòn.
Pur essendo piacevole girare per le strette vie del centro storico, una controllata all’ora, fattasi tarda, ci spinge a riprendere il cammino, dopo aver fatto merenda, ma soprattuto spesa di pomate e sciroppo per la tosse.
Ancora quattro chilometri, il tempo di vedere la chiesa della parrocchia di Santiago de Arriba e all’altezza di Otur, ci prendiamo il nostro meritato riposo presso “Casa Consuelo” in una confortevole stanza, per la doccia e le abluzioni di rito, aspettando l’ora della cena del pellegrino.
26,2 chilometri fatti e 38.836 passi segnati.
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