venerdì 13 maggio 2016 - Pensieri e parole da condividere
I politici non sono geneticamente ladri. Non più di quelli che li votano e che al loro posto si infilerebbero nelle stesse trappole e subirebbero le stesse tentazioni. Il giorno in cui si accetterà questa umile premessa, si comincerà a combattere davvero la corruzione. Nell’unico modo possibile, che non consiste nel cambiare la natura umana o sostituire un politico con un altro, ma nel ridurre i passaggi burocratici che favoriscono mazzette e raccomandazioni. Invece i Cinquestelle si illudono che basti mettere Di Maio al posto di Renzi e «Dibba» a quello della Boschi per avere una classe dirigente senza macchia e senza paura. La realtà si sta incaricando di contraddirli, facendo piovere avvisi di garanzia sulla schiena dei sindaci del movimento. Cosa abbiano fatto di male non è chiaro nemmeno a loro: prendere decisioni, in questo Paese, significa spesso compiere atti al limite della legalità.
Sarebbe ora che i pentastellati lo riconoscessero, invece di continuare a gridare «Onestà onestà» e intanto intestarsi tutte le posizioni in campo. A destra sui migranti ma a sinistra sui diritti, contro la finanza ma a cena con la Trilateral, nemici degli estremisti ma alleati in Europa con un arnese come Farage. Fino al capolavoro degli avvisi di garanzia. All’inizio sostenevano che bastasse riceverne uno per doversi fare da parte. Adesso l’avviso non basta più, se riguarda un sindaco ortodosso come Nogarin. Mentre se casca sui piedi del ribelle Pizzarotti, il triumviro Fico auspica il passo indietro. I Cinquestelle stanno diventando tutto e il contrario di tutto. La condizione ideale, in Italia, per vincere le elezioni.
La Stampa, 13 maggio 2016
Nessun commento:
Posta un commento