giovedì 30 gennaio 2014 - Come la penso
La nuova compagnia nata dalla fusione tra Fiat e Chrysler si presenta sulla scena mondiale con un acronimo di dubbio gusto.
La FIAT (Fabbrica Italiana Automobili Torino) non c’è più! Ha lasciato il vecchio e ormai riconoscibilissimo marchio per “aggiornarsi” ai tempi correnti.
Lungi dal discutere il business e le strategie di alta finanza che vedranno il nuovo logo impegnato nel mondo, ma almeno una piccola disquisizione sul “naming” ci è consentita.
Nella nota stampa dello studio RobilantAssociati, che ha firmato l’intero progetto, viene spiegata la scelta: “Le tre lettere del logo sono raggruppate in forme geometriche essenziali nel design delle automobili: la F che deriva da un quadrato simboleggia concretezza e solidità; la C ricavata da un cerchio rappresenta il movimento e la ruota e simboleggia armonia e continuità, la A, ricavata da un triangolo è il simbolo dell’energia e di un perenne stato d’evoluzione. Il marchio così progettato si presta a una straordinaria varietà di interpretazioni rappresentative (?). Genera un linguaggio agile, moderno, capace di cambiare continuamente senza mai perdere la propria valenza identitaria (?). E’ stato pensato per manifestare la volontà delle due aziende di non spezzare i legami col passato proiettando il Gruppo verso un orizzonte globale”.
Il che significa che il rischio del doppio-senso (in Italia) è evidentemente relativo e non preoccupa più di tanto, anche se, un marchio del genere, potrà dar adito a diverse facili e ironiche interpretazioni, sino a precludere, per l’auto italiana, il mercato italiano.
Chi si potrà vantare di uscire con una “Tipo” di FCA o con un “Palio” di FCA, o per un giro in “Ritmo” di FCA?
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