mercoledì 15 marzo 2017 - Sensi e Sensazioni
Il missionario gesuita Alessandro Valignano era fermamente convinto della necessità di educare e far crescere, tra la popolazione giapponese, delle persone in grado di comprendere profondamente la cultura europea e di diffonderla a loro volta tra i propri connazionali.
In alto: Giuliano Nakaura, Diogo de Mesquita, Itō Mancio; in basso: Martino Hara e Michele Chijiwa. |
Scelse quindi quattro giovani, in rappresentanza dei maggiori signori feudali della regione giapponese del Kyushu e salpò con loro il 20 febbraio 1582.
Dopo un viaggio durato circa due anni e mezzo, sbarcarono prima a Lisbona e quindi, nel marzo del 1585 furono a Livorno e poi a Pisa, Firenze, Siena e infine a Roma.
Furono ricevuti da Papa Gregorio XIII, raggiungendo così uno dei più grandi obiettivi del loro viaggio.
La delegazione fece tappa anche a Bologna, Ferrara, Venezia, Padova, Mantova, Milano e a Genova, ricevendo in ogni città un caloroso benvenuto.
Ebbero l' occasione di approfondire e ampliare le proprie conoscenze sull’arte del Rinascimento italiano, che in quel periodo aveva raggiunto il punto di massimo sviluppo, conoscendo le opere dei più grandi e geniali artisti: Leonardo da Vinci, Raffaello Sanzio e Michelangelo Buonarroti, osservando tante meraviglie e prendendo parte a eventi tipici della cultura italiana.
Tornarono infine in Giappone dopo circa otto anni e mezzo.
Alla missione in Europa di questi quattro ambasciatori, va attribuito il grandissimo merito di essere riuscita a oltrepassare i confini della religione cattolica e a intraprendere un percorso di dialogo e scambio interculturale che portò a una maggiore comprensione reciproca tra persone e culture così differenti e lontane fra loro.
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