mercoledì 12 aprile 2017 - Pensieri e parole da condividere
Che due assistenti parlamentari dei Cinque Stelle si siano finti giornalisti per intervistare il direttore del Tg1, Mario Orfeo, non è per nulla stupefacente. Infatti è noto che i politici, non sapendo fare politica, provano a fare i giornalisti, che è anche molto più semplice. E spiegano ai giornalisti quali notizie debbano prevalere, quali siano state occultate, quali capisaldi deontologici siano stati infranti. Ma i giornalisti, che non sono più tanto bravi a fare i giornalisti, sono diventati bravissimi a fare i politici, e spiegano alla politica che leggi bisognerebbe varare per sistemare i conti pubblici, rendere le città sicure, fermare l’immigrazione e ripulire l’aria.
Alcuni giornalisti allora diventano politici e non sanno assolutamente fare politica, ma a quel punto hanno doppia autorità sul giornalismo. E in questo caos, chi fa i giornali? I magistrati, almeno quelli non ancora entrati in politica, che più pragmatici non spiegano ai giornalisti come si fanno i giornali, li fanno direttamente decidendo quali inchieste vanno in pagina, con che risalto, con quali obiettivi. E così i giornalisti che non hanno la passione per la politica si sono messi a fare i magistrati, e ogni mattina si chiedono quale giunta possano sgominare, o quale ministro cogliere con le mani nel sacco. Nel tempo libero, poi, siccome non le fa nessuno, i magistrati fanno anche le leggi con le loro sentenze. Dunque i processi si fanno sui giornali, le leggi si fanno in tribunale e le notizie le danno un po’ tutti, di modo che non funziona niente. Ma ci si diverte un sacco.
La Stampa, 12 aprile 2017
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