giovedì 24 novembre 2016 - Sensi e Sensazioni
La villa che sorge sulla strada che da Roma porta a Frascati, serviva per cercare raccoglimento e distacco da quel mondo rappresentato dalla capitale. Essere qui significava mostrarsi eredi degli antichi, dedicandosi agli ozi e ai piaceri della vita agreste, ma anche serviva a dimostrare di essere benestanti ed eredi di grandi casate.
In Villa Sora oggi sorge una scuola che trae alimento dalla cultura antica, per preparare allievi alla vita moderna. E’ un Istituto Salesiano con una grande tradizione: elementari e ginnasio, poi scuola normale, liceo classico pareggiato già dal 1925. Lo scientifico nasce nel 1966, il liceo si apre alle ragazze dal 1986, la media dal 1989; nel 2011 nasce il liceo economico sociale.
Gli affreschi del salone, celebrano le Muse, protettrici della cultura e Giacomo Boncompagni, primo duca di Sora, riteneva di essere il loro protettore.
Storia: La Villa, ubicata sulla via Tuscolana poco prima del centro abitato, fu costruita alla metà del Cinquecento per il cardinale Giovanni Moroni, influente prelato del Concilio di Trento, secondo una tipologia da palazzo cittadino contraddistinto da cortile centrale, altana e torretta belvedere ad archi. Nel 1600 venne acquistata da Giacomo Boncompagni, figlio naturale di Gregorio XIII (1572-1585) che commissionò a Giuseppe Cesari detto il Cavalier d’Arpino e alla sua bottega la decorazione a fresco della “stanza grande”, realizzata nel primo decennio del secolo XVII. La villa passò poi alla fine
dell’Ottocento a Tommaso Saulini che la vendette ai Salesiani, attuali proprietari.
Descrizione: La decorazione si svolge su due registri: in quello inferiore sono rappresentate le Arti liberali e le Attività intellettuali (Aritmetica, Commedia, Tragedia, Poema Eroico, Poema Lirico, Filosofia, Geometria, Retorica, Astrologia e Danza), raffigurate in piedi – quasi elemento portante dell’intera decorazione - tra le finestre decorate con grottesche mentre in quello superiore Paesaggi, concepiti come finti arazzi, forse riconducibili a Vespasiano Strada, si alternano a figure allegoriche sedute rappresentanti le 9 Muse (Clio, Euterpe, Talia, Melpomene, Polimnia, Erato, Tersicore, Urania, Calliope) e Mnemosine (la memoria, madre delle Muse) secondo i dettami dell’Iconologia di Cesare Ripa. Fra i due registri ghirlande decorative di fiori e frutti con gli animali araldici (leone e drago) sorretti da putti, collegano una serie di medaglioni a monocromo con busti di Uomini illustri dell’antichità. Al centro dei lati lunghi della sala campeggiano due stemmi in cui sono uniti i simboli araldici delle famiglie Boncompagni (drago) e Sforza di Santa Fiora (leone rampante), alla quale apparteneva Costanza moglie di Giacomo Boncompagni. La Sala è completata da un soffitto coevo dipinto. Si tratta di un interessante esempio di tematica decorativa profana successiva alla Controriforma: vi prevalgono i soggetti morali, in chiave allegorica, attraverso il richiamo sia agli uomini illustri sia al fondamentale ruolo di protezione delle attività intellettuali che compete ad una famiglia nobile legata al papato, che viene naturalmente, anche se indirettamente, così celebrata. La decorazione ricca e articolata, che si presta quindi a diversi livelli di lettura e in cui si mescolano rimandi mitologici, storici e naturalistici - tutti allusivi di volontà celebrative diversificate ma armoniosamente collegate da un progetto unitario - bene rappresenta il momento di passaggio dallo spirito austero della piena Controriforma a quello più
movimentato, anche se ancora rigidamente scompartito, del primo Seicento romano, momento di passaggio testimoniato dalle numerose imprese decorative realizzate dalla scuola del Cavalier d’Arpino, vero imprenditore artistico della Roma di quegli anni, abile nel coinvolgere nelle sue opere una nutrita schiera di allievi anche di diversa estrazione.
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