venerdì 9 gennaio 2015 - Come la penso
La mia posizione su questa maledetta “faccenda” credo sia contenuta nei due profondi articoli di oggi di Massimo Gramellini (La Stampa) e di Ascanio Celestini (Il Fatto).
Ma sento anche il dovere, con poche parole, di ergermi a difesa della mia personale “libertà”, che non è solo libertà di espressione o di satira.
Questa terribile “carneficina” non deve dare spunto a interpretazioni più o meno condivisibili sull’eguaglianza.
Sono i terroristi che ci vedono tutti “Charlie” da massacrare.
Per dirla con la Loewenthal “Io non sono Charlie”. Io non sono uguale agli altri. Io sono diverso, devo essere rispettato per questo e devo riconoscere agli altri la propria diversità e rispettarla.
La libertà, quella di essere e quella di esprimersi, sta nell’imparare a tracciare i confini della propria identità.
Cerchiamo di non farci coinvolgere solo dalle emozioni che ci hanno così profondamente segnato e poi, garantendoci la sicurezza che ci meritiamo, preoccupiamoci di inculcare nei nostri figli e nelle generazioni future, il principio di libertà. Quella nostra, ma anche quella degli altri.
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