mercoledì 15 febbraio 2017 - Sensi e Sensazioni
Credo che chiamarlo capolavoro sia sminuire ciò che difficilmente trova eguale nella storia dell’arte, per forza e intensità drammatica.
In Santa Maria della Vita per vedere questo struggente complesso in terracotta, realizzato da Niccolò dell’Arca (il nome con cui è celebre, gli deriva dalla sua opera più famosa, l’arca di San Domenico), grande scultore che visse e lavorò a Bologna nella seconda metà del 1400.
Sei figure, a grandezza naturale, che circondano il Cristo giacente, disteso con la testa reclinata su un cuscino.
Nicodemo, l’ebreo che, insieme a Giuseppe d’Arimatea, depose Gesù dalla croce. Tiene in mano un martello e porta alla cintura un paio di tenaglie, che lo identificano.
Maria Salomè poggia le mani sulle ginocchia come a sorreggersi per non soccombere allo strazio.
Maria, con le mani giunte strette a pugno, piegata da un lato come fosse spezzata, il viso straziato dal dolore;
San Giovanni, piange in modo sommesso, reggendosi il mento col palmo della mano;
Maria di Cleofa tende le mani come per nascondere alla vista la scena di morte e sembra quasi tremare, con le vesti agitate dal vento;
Maddalena arriva di corsa, spinta da una forza misteriosa che la rende scomposta e con la veste svolazzante. Il viso deformato, gli occhi bassi pieni di lacrime, la bocca spalancata, dalla quale sembra potersi udire un urlo straziante.
La carica espressiva e la grande forza di queste Marie, così sterminatamente piangenti, emana un grande fascino di forte impatto emotivo che riesce a coinvolgerti completamente.
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