venerdì 8 aprile 2016 - Pensieri e parole da condividere
Per limitarsi alle ultime ore, si è appreso che due milioni di italiani (venticinque volte lo stadio di San Siro gremito) pagano mazzette per passare davanti agli altri nelle liste d’attesa degli ospedali e che dentro la Reggia di Caserta patrimonio dell’Unesco si affittano appartamenti a 3 euro al mese con parcheggio annesso e acqua potabile a carico dello Stato. Il fatto è che nessuna di queste notizie ha più il potere di sorprenderci. Ci sembra di averle già sentite tanto tempo fa, sulle prime anche esecrate, ma poi accettate come un pedaggio inesorabile all’italianità.
In un mondo ideale, o forse soltanto normale, gli appartamenti dentro la Reggia di Caserta costerebbero 3.000 euro al mese invece di 3 e con quei soldi si dimezzerebbero le liste d’attesa di un paio di ospedali, vanificando il traffico di bustarelle. Ma siamo sicuri di volerci vivere, in un posto simile? Un posto dove gli alloggi di proprietà pubblica vengano affittati a equo canone e non a iniquo vantaggio degli amici del signorotto locale, e dove sia possibile prenotare un esame clinico o restaurare una soffitta senza che il titolare di un qualsiasi potere di interdizione si senta subito in diritto di pretendere una tangente? Un politico democristiano della Prima Repubblica mi disse una volta che il giorno in cui tutti gli italiani si fossero messi a rispettare e far rispettare tutte le leggi, l’Italia si sarebbe fermata. Quel giorno non è mai arrivato, ma l’Italia si è fermata lo stesso. E se resta in piedi è solo perché non sa più nemmeno lei da che parte cadere.
La Stampa, 8 aprile 2016
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