giovedi 21 marzo 2013 - Sensi e Sensazioni
E’ un'isola divenuta leggendaria citata per la prima volta nei diari di viaggio dell'esploratore greco Pitea, salpato da Marsiglia verso il 330 a.C. per un'esplorazione dell'Atlantico del Nord. Parla di Thule come di una terra di fuoco e ghiaccio nella quale il sole non tramonta mai.
Nel corso della tarda antichità e nel medioevo il ricordo della lontana Thule ha generato il mito: quello dell'ultima Thule, come definita dal poeta latino Virgilio nel senso di estrema, cioè ultima terra conoscibile, e il cui significato nel corso dei secoli trasla fino a indicare tutte le terre "aldilà del mondo conosciuto".
Ognuno in cuor suo ha la sua Thule, un posto in fondo al mondo quotidiano, dove seppellire ansie, problemi, e paure trascinate nel tempo.
Un posto dove ancora incontrare la voglia di sorprendersi, di stupirsi anche per un solo attimo, un posto che ci protegga e ci culli sino all’oblio.
Einstein travestito da ubriacone
ha nascosto i suoi appunti in un baule
è passato di qui un'ora fa
diretto verso l'ultima Thule
(Via della povertà di Fabrizio De Andrè - 1974)
E qui da solo penso al mio passato,
vado a ritroso e frugo la mia vita,
una saga smarrita ed infinita
di quel che ho fatto, di quello che è stato.
Ma ancora farò vela e partirò
io da solo, e anche se sfinito,
la prua indirizzo verso l'infinito
che prima o poi, lo so, raggiungerò.
(L’ultima Thule di Francesco Guccini - 2013)
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