lunedì 18 marzo 2013 - Pensieri e parole da condividere
Il post di Beppe Grillo, “Trasparenza e voto segreto”, è davvero orrido. Un post rancoroso e bilioso. In un podio degli harakiri grillati, sta dietro al “Fuori dalle palle” e al dialogo sin troppo conciliante con il tizio di Casa Pound. Ma il terzo posto se lo merita.
Eh, ma le regole. Il M5S, essendo una forza che raccoglie tutto e il suo contrario, è ora scosso dalla lotta tra massimalisti e riformisti. I primi, anche detti ortodossi o integralisti, stanno con Beppe Grillo (e probabilmente sono la maggioranza: non applicate al M5S gli schemi mentali della sinistra. Se valessero, i grillini avrebbero votato Pd o Sel. E invece). Gli altri solidarizzano con i “dissidenti” che hanno votato Grasso. E’ vero che ci sono delle regole. E’ vero che i parlamentari le hanno accettate. E’ vero che in ogni forza politica c’è un ordine dall’alto. Ed è vero che la maggioranza aveva detto di votare scheda bianca. Ma esistono due cose che soltanto la mancanza totale di buon senso può non considerare: 1) la particolarità del momento storico, 2) la libertà di coscienza (in certi casi).
Mi spiego meglio. Grillo sta serrando le fila. Ha paura che il centrosinistra circuisca qualche grillino e teme che il suo movimento sia cresciuto troppo in fretta (infatti è così: paradossalmente ha preso “troppi” voti). Okay. Ma il pugno duro, e i post epureggianti da ducetto, sono fastidiosi. Molto. Chi ha votato Grasso lo ha fatto perché desiderava evitare la nuova elezione di Schifani (ahhhhhh) e perché aveva applaudito la Boldrini. Se quei senatori avessero votato contro la legge sul conflitto di interessi o contro l’abbattimento dei costi della politica, avrebbero meritato l’accusa di scilipotismo. Qui però c’era un ballottaggio senza vie di fuga. Quando i senatori siciliani hanno affermato che “se vinceva Schifani non ci facevano neanche rientrare in Sicilia”, hanno detto una grande verità. Avrei votato come loro.
Mi spiego meglio (2). Grillo deve imparare che la situazione del paese non consente la (coerentissima) linea del “duri e puri”. C’è un paese che va in rovina. E c’è un centrodestra terrificante. D’accordo, non è certo colpa del M5S (anche se la tattica della Casta è far cadere ogni colpa sulla loro irresponsabilità). D’accordo, anche il centrosinistra è correo. Ovvio. Il “tutti a casa” era esplicito, il “meno peggio” un ragionamento irricevibile (per chi vota M5S) e il loro sogno resta sostituire i politici professionisti con dei semplici cittadini. Ma i distinguo, adesso, non si possono non fare. Basta con queste logiche da tifoso curvaiolo. Se entri in politica, ti devi sporcare (anche se la sola idea imbarazza e qualche voto lo fa perdere). Votare Grasso non significa allearsi col Pd, appoggiare un governo Bersani o sconfessare se stessi. Vuol dire semplicemente preferire una persona (votabile) a un’altra (non votabile). E’ un atto di maturità, non una concessione alla casta.
Pensate se. Pensate se Grillo (e Casaleggio) non avessero scritto nulla. Il M5S sarebbe passato per la forza che è: un movimento che discute, che si scazza e che poi vota secondo regole e coscienza. Invece, con quel post, si rilancia l’idea di un esercito di Ambra Angiolini al soldo del Tandem Boncompagni 2.0. Una tesi che va bene se ascolti Vittorio Sgarbi, ma che nel mondo reale fa ridere (basta conoscere il lavoro del M5S nei comuni e Regioni in cui operano egregiamente).
Epurazioni. Leggo quasi ovunque che Grillo ha proposto l’espulsione per i dissidenti, rifacendosi al Codice di Comportamento. Lo ha mai scritto? No. Grillo ha parlato di “trarre le conseguenze”. Se è stata una sboronata per ricordare che il Movimento deve restare compatto e resistere alle sirene del Pd, il modo fa un po’ schifo ma l’obiettivo è comprensibile. Se invece Grillo vorrà davvero epurarli (e non credo che avverrà), il suicidio sarà totale.
Il Codice. Giova sottolineare come l’espulsione non spetti a Grillo o Casaleggio, ma ai parlamentari (fase uno) e poi a tutti gli iscritti (fase due). Nello specifico: “I parlamentari del M5S riuniti, senza distinzione tra Camera e Senato, potranno per palesi violazioni del Codice di Comportamento, proporre l’espulsione di un parlamentare del M5S a maggioranza. L’espulsione dovrà essere ratificata da una votazione on line sul portale del M5S tra tutti gli iscritti, anch’essa a maggioranza”. Nulla accadrà se la libertà di voto dei “dissidenti” non verrà ritenuta “palese violazione del Codice di Comportamento” (e infatti non lo è). Discorso diverso per delle eventuali dimissioni dei vari Giuseppe Vacciano, su cui forse sperano (sbagliando) Grillo e Vito Crimi (che ha cambiato due versioni tra sabato e domenica).
Ma quelli come te si son pentiti di averli votati? Macché. Per niente. L’ho votato e lo rivoterei (segnalo che i sondaggi lo danno al 29%: io, tutta questa erosione di consenso, la vedo solo nei sogni erotici di Gad Lerner). Pregi e difetti sono cristallini. Da sempre. Se uno dovesse votare solo chi non ha difetti, non voterebbe nessuno (se non a volte se stesso). Senza M5S avremmo le Alba Dorata. Senza M5S, il Pd avrebbe eletto Franceschini e Finocchiaro. Senza M5S, non ci sarebbe un pungolo democratico che costringe la Casta a essere (o fingersi) meno peggio di quello che è. Il M5S è un virus benefico e gli effetti positivi già si scorgono: farà errori, ma le anomalie democratiche sono altre. E il Pd resta (ancora) il partito dei tafazzi arroganti e degli statisti presunti. Una Boldrini (sorry) non fa Primavera.
E Grillo? E Casaleggio? Senza di loro non esisterebbe il M5S. Dire di stimare il movimento ma di odiare Grillo è come amare gli Stones ma detestare la voce di Jagger. La capacità di Grillo di catalizzare democraticamente la rabbia degli italiani resterà meritoria. Pensate a una politica senza M5S: avremmo dovuto scegliere soltanto tra Berlusconi, Bersani e Monti. Prospettiva terrificante. Purtroppo, quando a Grillo parte l’embolo, è indifendibile. Sabato è successo. O Grillo impara l’arte del dubbio, o (per lui, ma anche per noi) è un casino.
E ora che si fa? Non si fa niente. Boldrini e Grasso sono bei nomi, ma nulla cambia. Il M5S non darà la fiducia e l’unico governo possibile è un Pd più Pdl (non considero l’ipotesi Pd più Lega più Monti). La legislatura, verosimilmente, durerà poco. Il Pd sta più che altro operando per riconquistare elettori in vista della prossima elezione, dimostrandosi sveglio e giovane (ovvero ciò che non è stato per 20 anni). Il maquillage, voluto da Civati (tra i pochi realmente bravi) e altri, serve a isolare le Bindi e i Boccia; a disinnescare Renzi (che rosicherà oltremodo da sabato); e a depotenziare il M5S. Non è in gioco questa legislatura, quanto la prossima (e sabato la mossa del cavallo ha funzionato).
Quirinale. I volti del centrodestra, dopo l’elezione di Boldrini e Grasso, erano meravigliosamente funerei. Che spettacolo (e che vergogna non alzarsi quando si è alluso all’antifascismo). Alfano, col suo carisma da frassino sprovvisto di fotosintesi clorofilliana, ha detto che appoggerà un governo Bersani se gli regaleranno il Presidente della Repubblica e risolveranno l’economia (come no). Un’ipotesi, secondo Bersani, impensabile (quindi possibilissima). Grillo teme invece un’elezione di D’Alema al Quirinale. In entrambi i casi, scenari al cui confronto l’apocalisse è un happy hour. L’elezione del successore di Napolitano sarà uno snodo chiave. Questo centrodestra va definitivamente sconfitto. E questo centrosinistra deve dimostrare di non volersi fermare alle (belle) trovate estemporanee.
Speranze. 1) Un bel Presidente (tipo Rodotà), 2) una nuova legge elettorale. Conoscendo i politici italiani, mi accontenterei del primo punto. Con i voti anche del M5S.
Il Fatto Quotidiano, 18 marzo 2013
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