martedì 28 maggio 2024

Abbazia di San Pietro di Villanova

mercoledì 16 febbraio 2022 – Sensi e Sensazioni 

La costruzione della chiesa risale probabilmente alla seconda metà dell'XI secolo. Nel 1135 il marchese Alberto di San Bonifacio dotò il monastero di vaste proprietà che ne determinarono lo sviluppo e l'ampiamento. Il primo abate noto è Uberto della famiglia dei conti di San Bonifacio, al quale si deve la costruzione della torre campanaria. Nel XIII secolo l’abazia fu coinvolta negli scontri che contrapposero i San Bonifacio a Ezzelino III da Romano, che nel (1243) portò alla rovina anche l’intero complesso abbaziale. 

Con gli scaligeri il monastero riacquistò importanza, ma la situazione delle sue strutture alla fine del ‘300 era drammatica; fu per merito dell’abate Guglielmo da Modena che nel 1400 l'abazia risorse: fu completato il campanile, ricostruiti il chiostro e tutti i tetti. Verso la metà del ‘400 la generale crisi del monachesimo portò l'abbazia a essere gestita da abati commendatari, nominati dal Papa e senza l'obbligo di residenza. Fra questi il più noto fu l’umanista Pietro Bembo (1517-1547). Il Concilio di Trento nel 1562 abolì le commende e a Villanova si insediarono gli Olivetani che riportarono il monastero gradualmente alla normalità e con un’attenta gestione economica poterono realizzare le numerose opere d’arte barocche. Nonostante questo fervore di attività il monastero viene soppresso dalla Repubblica Veneta nel 1771. 

La chiesa divenuta parrocchia fu privata delle proprietà terriere, degli edifici monasteriali, della grande corte rurale e perfino della cripta. Nel 1927 Don Gaetano Martinelli (1901-1939) riunì finalmente la cripta alla chiesa e Don Giuseppe dalla Tomba (1939-1985) continuò nell’opera di rinascita dell’abazia. Solo alla fine del XX secolo gli edifici che costituivano il monastero ritornarono in possesso della parrocchia e furono restaurati.

L'abbazia costituisce un vasto complesso che per secoli ha controllato e amministrato l'esteso il territorio che la circonda. L’attuale struttura è la somma di tre importanti fasi costruttive: quella romanica del XII secolo quella gotica del XIV-XV secolo e infine quella barocca del XVII-XVIII secolo. La facciata che ha i caratteri stilistici tipici dell’architettura romanica veronese, fu ricostruita dopo il terremoto del 1117. 

Sopra il portale è ancora visibile l’impronta del protiro pensile, tipico di tutte le chiese romaniche di Verona. La zona absidale è affascinante; le tre absidi romaniche hanno diverse lavorazioni che testimoniano le successive ricostruzioni. Il campanile è molto robusto, alla base misura 8,7 m di lato e raggiunge un’altezza di circa 40 metri. Del periodo romanico (1149) rimane la base costruita in blocchi di pietra squadrati che, intorno al 1400, fu completata con l’attuale cella campanaria.

L’interno della chiesa mantiene l’originaria struttura romanica a tre navate con pilastri e colonne alternati. Il piano del presbiterio è più alto della chiesa plebana; a questo si accede con la monumentale scalinata settecentesca. Verso la fine del ‘600 iniziò la barocchizzazione della chiesa con i tre altari, la scalinata, le statue di otto angeli e con la copertura delle navate con volte a crociera. Completamente romanica è la suggestiva cripta che, sorretta da snelle colonne e da volte a crociera, è senz’altro una delle più interessanti del veronese. Dell’antico monastero rimane l’originaria struttura benedettina con le sale aperte sui deambulatori che circondano il chiostro. 


 

 

 



domenica 26 maggio 2024

Abbazia di Maguzzano

domenica 26 maggio 2024 – Sensi e Sensazioni

Dedicata a Santa Maria Assunta è situata nel Comune di Lonato (BS) e si affaccia direttamente sul lago di Garda. L’attuale complesso architettonico costruito nel 1493-96 dai frati benedettini dell’abbazia di Polirone (Mantova) risale però al IX secolo con la prima abatiola di cui si ha traccia nei documenti e nei reperti lapidei esposti presso l’area museale. Questa piccola abbazia venne distrutta agli inizi del 900 durante l’ultima invasione barbarica degli Unni-Ungari e fu ricostruita da Raterio, vescovo di Verona.
 
Con i frati benedettini si organizzò un piccolo feudo al cui vertice vi era l’abate e comprendeva anche le famiglie dei coloni, che lavoravano le proprietà dell’abbazia. Per poter permettere di seguire le funzioni religiose a tutte le persone del territorio la chiesa venne costruita all’esterno dell’abbazia.
 
Durante il XIV secolo l’abbazia fu praticamente abbandonata a causa dei continui saccheggi dei signorotti locali. Fu ricostruita nel secolo successivo, e la sua vita proseguì ininterrottamente fino alla fine del 1700, divenendo sempre più importante e più ricca, anche di opere d’arte di grande valore.

La Chiesa eretta in stile rinascimentale alla fine del XV secolo fu consacrata il 23 ottobre 1496. La facciata di pietra color grigio di disegno molto semplice ha come unico elemento decorativo un’ampia finestra rettangolare. Il campanile in stile romanico fu iniziato nel 1609 e finito nel 1641 e la balaustra del sagrato risale al 1746. 
 
L’interno è a una sola navata con decorazione dipinta sul soffitto a botte. La luce penetra nella chiesa attraverso otto finestre ad arco. Oltre all’altare maggiore vi sono sette altari in marmi policromi e pale in parte rinascimentali e in parte barocche. Tra le opere d’arte più rilevanti: l’affresco di fine ‘400 che rappresenta “La Madonna in trono di Cristo. 
 

 

 

 

 


 


 


martedì 7 maggio 2024

Walterpertoldo, nobile di Spilimbergo o uomo d’armi?

martedì 7 maggio 2024 – Sensi e Sensazioni 
 
 
Walterpertoldo, figlio del nobile Ottobregonia, nacque a Spilimbergo nella prima metà del Duecento. Nel 1244 assume la guida del proprio casato, insieme al fratello Brigonussio. Fedele alleato del patriarca Gregorio di Montelongo, ne sostenne militarmente l’azione di governo. Nel 1255 partecipò alla campagna contro gli alleati di Ezzelino III da Romano in Friuli. L’8 dicembre 1256, come ricompensa per i servizi resi, fu infeudato di quella parte del castello di Sbroiavacca, di cui era stato privato il nobile Ulvino, a causa della sua militanza nelle fila ezzeliniane. Nell’estate del 1268 W. era nuovamente al fianco del patriarca, impegnato nello scontro con i conti di Gorizia. Il 6 settembre Gregorio di Montelongo gli concesse in feudo la metà del castello e del borgo di Valvasone. Alla morte di Gregorio di Montelongo, il nobile spilimberghese sostenne, in chiave anti-goriziana, la candidatura alla cattedra aquileiese di Filippo di Carinzia. Nel 1274 il papa nominò alla cattedra aquileiese Raimondo della Torre e Walterpertoldo instaurò subito un ottimo rapporto con il nuovo patriarca. Nel 1278, persa la moglie Gisla e privo di eredi, cominciò a predisporre la sua successione. Nel 1281 donò ogni suo allodio in Trusso e oltre l’Isonzo ai figli del nipote Giovanni di Zuccola e cominciò a mettere in atto una complessa operazione che mirava a garantire allo stesso Giovanni la successione nei feudi detenuti dalla chiesa di Aquileia. Negli anni seguenti l’accordo tra zio e nipote entrò in crisi a causa del suo matrimonio con Nida e della nascita di un erede, Ottobregonia. Nel 1284 Walterpertoldo di Spilimbergo ottenne dal vescovo di Concordia suo nipote, Fulcherio, l’autorizzazione a edificare la stupenda chiesa di Santa Maria Maggiore e il 4 ottobre dello stesso anno venne posata la prima pietra per mano dello stesso Fulcherio con una cerimonia solenne; Walterpertoldo dotò la chiesa di alcuni benefici e si riservò anche il diritto di giuspatronato su di essa. Nel 1290 decise di fare testamento, ponendo il giovane figlio sotto la tutela della moglie Nida e di Odorico, capitano di Valvasone. Nel mese di novembre cadde gravemente malato. Morì di lì a poco, dopo aver privato la moglie, accusata di tradimento, della tutela del figlio. Ottobregonia sopravvisse al padre solo un paio di anni: unico erede rimase, quindi, Giovanni di Zuccola. 

Nella cripta di quella stessa chiesa di Spilimbergo (Santa Maria Maggiore), un sarcofago trecentesco di Walterpertoldo nipote del succitato omonimo, uomo d’armi, con un’iscrizione che ricorda la sua nomina a cavaliere, a Roma sul ponte Sublicio nel 1354 e il successivo incarico a Podestà di Treviso, dove morì nel 1382. Le sue gesta vengono riportate dalla storia: 

1344, acquista Codroipo: ottiene in feudo Belgrado e Flambro dal conte di Gorizia,

1348, compra Solimbergo e Sequals da Giacomo di Flagogna per 400 marche. L’anno seguente ne ottiene l’investitura dal vescovo di Concordia. 

1350, si allea con il signore di Villalta ai danni del patriarca di Aquileia. Occupa Torre, Fagagna, San Daniele del Friuli, Buia e Tricesimo. 

1353, acquista la campagna di Lestans e Vacile. 

1354, accompagna a Roma l’imperatore Carlo di Boemia. È armato cavaliere dagli speroni d’oro al Ponte Sublicio (Ponte Aventino o Marmoreo). È segnalato con altri nobili friulani all’incontro che avviene tra l’imperatore Carlo di Boemia con il fratellastro, il patriarca di Aquileja Astorgio Markwald. 

1356, a colloquio a Spilimbergo con il re Ludovico d’Ungheria. Ospita, sempre nella medesima località il conte di Gorizia. 

1358, si riconcilia con i signori di Valvasone. 

1359, viene invitato a Venezia dal doge Giovanni Dolfin. 

1361, combatte il patriarca di Aquileia Ludovico della Torre per la mancata restituzione del castello di Varmo. Per vendetta sono dati alle fiamme i villaggi di Gaio e Vacile. Vince a Barbiano gli avversari. Li costringe a riparare a San Daniele del Friuli. Ha con il fratello Enrico in prestito dai veneziani 4000 ducati, metà della somma necessaria per riscattare Pordenone dal duca d’Austria. L’ammontare deve essere reso entro un anno ed è garantito dai suoi beni. 

1362, Rientra in possesso di Pordenone dietro l’esborso di 8000 ducati. 

1363, è spinto ad agire contro il patriarca di Aquileja Ludovico della Torre dal duca Rodolfo d’Austria. Gli sono al fianco Biachino e Tolberto di Prata e Francesco d’Ossalico di Strassoldo. Si muove intorno a Valvasone ed a San Vito al Tagliamento, dove si trovano gli avversari agli ordini di Francesco Savorgnano. Gli avversari rifiutano lo scontro, per cui è costretto a ripiegare. Il duca d’Austria arruola altre milizie condotte da Ermanno conte di Cilli, dall’Ortenburg e da Colo di Saldenhofen. E’ condotto dai veneziani con il fratello Enrico. Sempre in lotta con le milizie del patriarca di Aquileja coadiuvate dai carraresi, è assediato in Umspergo da Manno Donati. Fugge dalla località prima che questa sia costretta alla resa; ripara a Cuccagna (Cuccana) e da qui in Austria presso il duca Rodolfo. Con l’ausilio della Serenissima riesce a stipulare una tregua con gli avversari. 

1364, da Gorizia si porta sotto Spilimbergo con i suoi cavalli. E’ affrontato dai friulani che gli sbarrano il passo tra Strassoldo e Valvasone; elude la loro sorveglianza e per altre strade raggiunge Spilimbergo in cui entra senza problemi. Il fumo di varie case date alle fiamme segnala la sua presenza agli avversari. I friulani ed i carraresi, ora comandati da Bertuccio da Montemelone e da Francesco Savorgnano, lo assalgono a Fagagna (100 morti e 100 prigionieri tra le sue truppe) e riconquistano la località. Ad ottobre è dichiarato ribelle dal patriarca di Aquileia ed è condannato a morte. Sconfitto, si reca a Travesio e, davanti ad un’assemblea dei nobili locali tra i quali spicca il conte Mainardo di Gorizia, supplica il Savorgnano di intercedere per lui presso il patriarca. Si deve recare anche a Padova ed umiliarsi con il signore della città Francesco da Carrara. Deve riconoscere il pagamento delle spese della guerra sopportate dai carraresi per conto del patriarca di Aquileia. 

1365, con la morte del duca Rodolfo d’Austria si reca a Padova; si dimostra sempre umile con città Francesco da Carrara. Si dichiara pronto a pagare l’ammontare dei fiorini richiestigli nell’autunno precedente, che ha mancato di fare fronte. A tale somma sono aggiunti altri 1000 fiorini, che il signore di Padova ha dato in prestito al patriarca di Aquileja per resistere alle sue pretese. 

1367, è reinvestito dei suoi beni dal nuovo patriarca di Aquileja Astorgio di Markwald. 

1375, a Venezia. Gli sono concessi in mutuo 2500 ducati.

1377, ottiene in feudo Castelnovo del Friuli dal conte di Gorizia.

1378, appoggia i veneziani nella guerra contro i carraresi, il re Ludovico d’Ungheria ed il patriarca di Aquileia. 

1381, prende possesso di Treviso a nome del duca d’Austria. Nominato podestà gli sono consegnate le chiavi della città dal capitano veneziano Leonardo Dandolo. Fronteggia i carraresi.

1382, in missione diplomatica presso il re d’Ungheria di cui sollecita l’aiuto diplomatico. Rientra a Treviso e vi muore poco dopo. E’ sepolto a Spilimbergo nella chiesa di Santa Maria Maggiore. Sposa Florida di Spilimbergo. 




 

 






 


lunedì 6 maggio 2024

Poffabro

martedì 7 maggio 2024 - Andar per Città 

Arrivare in questo borgo considerato uno dei cento più belli d'Italia e trovare una pioggia battente con temperatura da far sembrare imminente l’arrivo dell’inverno, non è certo il massimo. Ma con un po’ di ottimismo e lo spolverino ci si può accontentare!

In età romana qui passava la strada che da Julia Concordia s’inoltrava nelle Alpi. Questo borgo è una frazione di Frisanco comune in provincia di Pordenone, nella Val Covera, ai piedi delle Prealpi Carniche. 

Famoso per la sua architettura rurale, con tipiche case in pietra, con scalinate, ballatoi in legno e corti interne dove si accede attraverso strettissimi archi in sasso. La sua “forza magica” sta nell’effetto incantatore di questi elementi architettonici schietti e austeri, che pure danno un senso di intimità e raccoglimento. 

La chiesa di San Nicolò è prima di tutto il segno di un’innegabile fede, rivendicata attraverso le dimensioni anomale rispetto a quelle degli altri edifici del paese. La sua fisionomia attuale, con la sua maestosa facciata bianca, si delineò già a fine Seicento.