Aspettando le elezioni e tentando ancora una volta di darsi una giustificazione per chi “sprecare” la propria preferenza, é stato bello notare il sabato mattina i capannelli di amministratori che gironzolavano attorno ai gazebo politici, inneggianti a Walter o a Silvio e intenti a far proseliti per l’una o l’altra fazione.
E sono onvinti che il loro simbolo racchiuda un programma politico molto più adatto a un’Italia ormai in agonia, ma pronta a risollevarsi e a riprendere il proprio ruolo di attore principale in Europa, se vincente, il prossimo 14 aprile.
E i passanti che passano (come poesia di Prèvert), presi dal dubbio di aver visto quei personaggi accomunati in una unica lista ad amministrare il paese, danno segni di perplessità nel vederli, come separati in casa, a sostenere oggi quei principi che domani dovranno essere rinnegati da scelte diverse, imposte dai vincitori.
E’ anche vero che vogliono farci credere che un programma vale l’altro, che gli uomini son sempre gli stessi, che ormai non esistono più, come le stagioni, le idee che dividevano un tempo la destra dalla sinistra, ma almeno rincorrere talvolta la coerenza, non dovrebbe essere del tutto spiacevole e i cittadini, quelli che sentono che il Paese è ormai alla deriva, apprezzerebbero ancora questo valore.
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